Trump minaccia sanzioni economiche "molto serie" alla Russia se Putin non ferma la guerra in Ucraina

Il presidente americano respinge come "totale assurdità" le dichiarazioni di Mosca sulla non legittimità di Zelensky, anche se afferma che anche il leader ucraino "non è del tutto innocente" nel conflitto.

Trump minaccia sanzioni economiche "molto serie" alla Russia se Putin non ferma la guerra in Ucraina

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di adottare misure economiche "molto serie" contro la Russia se Vladimir Putin non porrà fine alla guerra in Ucraina. Durante una riunione del gabinetto alla Casa Bianca, alla presenza dei giornalisti, Trump ha dichiarato che le sanzioni potrebbero avere conseguenze pesanti per l'economia russa, precisando tuttavia che Washington non intende innescare un conflitto militare diretto.

"Parlo di economia, perché non abbiamo intenzione di iniziare una guerra mondiale. Sarà una guerra economica, e sarà dura. Potrebbe avere effetti molto negativi sulla Russia", ha affermato il presidente americano, sottolineando ancora una volta che "migliaia di persone muoiono" nei combattimenti "ogni settimana", principalmente giovani, e che per questo motivo vuole "che tutto questo finisca".

Durante l'incontro con i suoi ministri, Trump ha anche respinto con forza le dichiarazioni del Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov secondo cui Putin non potrebbe firmare un accordo di pace con Zelensky perché lo considera non legittimo. "Non importa quello che dicono. È tutta una totale assurdità", ha dichiarato il capo della Casa Bianca quando i giornalisti gli hanno chiesto un commento su queste affermazioni di Mosca.

Le responsabilità nel conflitto secondo Trump

Allo stesso tempo, il presidente americano ha delineato ancora una visione del conflitto che distribuisce le responsabilità tra le due parti coinvolte. Secondo Trump, Putin sarebbe stato pronto a porre fine alla guerra, ma a volte la situazione si è complicata per la posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Ma succede che lui è pronto, e Zelensky no. Sembra più o meno così: 'Chi è pronto oggi a sedersi al tavolo?' Ho bisogno di riunirli entrambi contemporaneamente", ha spiegato il presidente.

Trump ha invitato a "guardare la situazione in modo più ampio", osservando che Zelensky "non è nemmeno del tutto innocente". "Per il tango ci vogliono due persone, e continuo a dire: bisogna metterli insieme", ha ribadito, sottolineando la necessità di organizzare un incontro diretto tra i due leader come passaggio chiave per raggiungere la pace.

Il presidente ha anche avvertito che le "serie" misure economiche potrebbero colpire non solo la Russia e i suoi partner commerciali, ma anche l'Ucraina stessa, suggerendo che le conseguenze delle sanzioni potrebbero essere più ampie di quanto inizialmente previsto.

L'evoluzione degli ultimatum americani

La minaccia di sanzioni economiche contro la Russia non è nuova nell'approccio di Trump alla crisi ucraina. Il presidente americano ha ripetutamente lanciato ultimatum a Mosca negli ultimi mesi. Alla fine di luglio, aveva promesso di introdurre dazi contro i partner commerciali della Russia entro 50 giorni se non fosse stato raggiunto un accordo di pace. Successivamente, questo termine era stato ridotto drasticamente a soli 12 giorni.

Il 15 agosto si è tenuto un incontro tra Trump e Putin in Alaska, dopo il quale la decisione sulle sanzioni è stata rinviata. Questo schema di ultimatum seguiti da proroghe suggerisce una strategia negoziale complessa, in cui le minacce economiche vengono utilizzate come leva diplomatica per spingere le parti verso il tavolo delle trattative.

Le valutazioni del vicepresidente J.D. Vance

Il vicepresidente americano J.D. Vance ha offerto una prospettiva temporale più estesa per la risoluzione del conflitto, affermando che potrebbero essere necessari ancora sei mesi per porre fine alla guerra in Ucraina. Tuttavia, secondo Vance, la Russia avrebbe già fatto "concessioni significative" grazie agli sforzi diplomatici di Trump.

In particolare, il vicepresidente ha affermato che Mosca non cercherebbe più di installare un regime fantoccio a Kyiv e sarebbe disposta ad accettare determinate garanzie di sicurezza per l'Ucraina. Queste affermazioni, che non sono state confermate da Mosca, se vere rappresenterebbero un cambiamento significativo nella posizione negoziale russa rispetto agli obiettivi iniziali dell'operazione militare.

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