Trump minaccia di prendere il controllo diretto su Washington
Il presidente valuta l'intervento federale sulla capitale e avverte contro l'elezione del socialista Mamdani a sindaco di New York

Durante una riunione di gabinetto tenutasi alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha dichiarato che la sua amministrazione sta valutando la possibilità di assumere il controllo diretto della città di Washington. L’annuncio, trasmesso in diretta televisiva, segna una possibile svolta nell’autonomia amministrativa della capitale, che gode di una forma limitata di autogoverno da cinquant’anni.
«Potremmo gestire Washington. Intendo dire, stiamo esaminando la situazione», ha detto Trump. «Stiamo pensando di farlo, per essere onesto con voi. Vogliamo una capitale gestita in modo impeccabile.»
L’intervento del presidente è arrivato nel contesto di un discorso più ampio sulla criminalità urbana e sull’influenza federale nelle grandi città americane, in particolare Washington e New York. Trump ha ribadito le sue preoccupazioni riguardo alla sicurezza nella capitale e ha criticato le condizioni della città, già oggetto in passato di sue osservazioni critiche per l’aumento dei crimini e la presenza di accampamenti di senzatetto.
Il presidente ha inoltre confermato che il suo capo di gabinetto, Susie Wiles, è in contatto con il sindaco di Washington, Muriel Bowser, una democratica. Pur parlando di una “buona relazione” tra i due esecutivi, Trump ha affermato che questo rapporto è “in fase di test” per verificarne l’efficacia. Durante il secondo mandato del presidente, Bowser ha cercato un dialogo più collaborativo con l’amministrazione federale, anche nel tentativo di ottenere il via libera per la costruzione di un nuovo stadio della franchigia NFL locale nell’area dell’ex sede sul fiume Anacostia. Tra i segnali di apertura verso la Casa Bianca, figura anche la rimozione della piazza Black Lives Matter nei pressi della residenza presidenziale.
La prospettiva di un intervento federale su Washington rappresenterebbe un significativo arretramento rispetto all’autonomia parziale riconosciuta nel 1973, anno in cui il Congresso concesse agli abitanti della capitale il diritto di eleggere un proprio governo locale. Tuttavia, il Congresso mantiene il potere di revisione sulle leggi e sul bilancio cittadino, e i residenti non hanno rappresentanza con diritto di voto nelle due camere.
Accanto alla minaccia di un controllo diretto sulla capitale, Trump ha anche lanciato un avvertimento in vista delle elezioni municipali di New York. Il presidente ha definito “comunista” il candidato democratico Zohran Mamdani, esortando gli elettori a non votare per lui a novembre. «Se un comunista viene eletto per gestire New York, non potrà mai più essere la stessa», ha dichiarato. «Ma abbiamo un potere enorme alla Casa Bianca per gestire i luoghi quando dobbiamo.»
Pur senza fornire dettagli operativi o giuridici, Trump ha lasciato intendere la possibilità di un’azione federale anche sulla città di New York. «New York City funzionerà correttamente. Riporteremo indietro New York», ha affermato, rilanciando uno slogan già utilizzato nel passato: «Renderemo New York di nuovo grande. Inoltre, la renderemo di nuovo grande insieme al paese».
Il presidente non ha chiarito quali strumenti legali vorrebbe impiegare per esercitare un controllo su New York. Durante il suo primo mandato aveva minacciato di ritirare fondi federali dalla città per presunte politiche permissive sull’illegalità, ma non aveva mai concretizzato un intervento diretto sull’amministrazione cittadina.
Zohran Mamdani, 33 anni, si definisce socialista democratico ed è uscito vincitore dalle primarie democratiche del mese scorso. Nelle elezioni di novembre affronterà il sindaco uscente Eric Adams, che si ricandida come indipendente, il candidato repubblicano Curtis Sliwa e l’ex governatore Andrew Cuomo. Alla domanda se Sliwa, già candidato in passato, dovrebbe ritirarsi per favorire un altro sfidante, Trump ha risposto: «Non sono coinvolto.»
Nel suo intervento, il presidente ha espresso commenti su tutti i principali candidati. Ha definito Andrew Cuomo «capace», pur ricordando che è stato escluso dalle primarie democratiche. Ha liquidato Sliwa come un candidato ricorrente: «Sembra essere un elemento fisso sulla scala elettorale.» Per Mamdani, invece, ha riservato parole particolarmente dure: «È un disastro... Ha ottenuto la nomination democratica perché questo vi mostra dove sono andati a finire i democratici.» Trump ha anche ironizzato su una proposta attribuita a Mamdani, secondo cui il candidato vorrebbe «impossessarsi dei negozi di alimentari di John Catsimatidis», imprenditore e proprietario della catena Gristedes.