Trump minaccia dazi contro i Paesi BRICS: "Se si rafforzano, finiranno molto presto"
Sotto accusa la dichiarazione del vertice in Brasile: secondo il presidente, il gruppo sta cercando di sfidare il dollaro americano.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nuovamente attaccato il gruppo BRICS, affermando che l’alleanza "finirà molto presto" se dovesse assumere una forma più coesa e rilevante. Le dichiarazioni sono arrivate dopo che, la scorsa settimana, Trump aveva già minacciato di imporre nuovi dazi sulle importazioni dai Paesi BRICS nel caso in cui dovessero adottare politiche considerate ostili agli interessi americani.
"Quando ho sentito parlare di questo gruppo di Paesi chiamato BRICS, che in realtà sono sei, ho pensato di colpire molto duramente. E se mai si uniranno in modo serio, finiranno molto presto", ha dichiarato il presidente durante un intervento pubblico, sottolineando che gli Stati Uniti "non permetteranno a nessuno di giocare con noi".
Trump ha aggiunto che, a suo avviso, il gruppo BRICS si sta "indebolendo rapidamente". Secondo le sue parole, l’alleanza – che comprendeva inizialmente Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e, più recentemente, Emirati Arabi Uniti, Iran, Egitto, Etiopia e Indonesia – avrebbe potuto "sfidare il dollaro", ma non lo ha fatto a causa della minaccia di nuove tariffe commerciali.
Annuncio di nuovi dazi del 10% contro i BRICS
Il 6 luglio, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che Washington introdurrà dazi supplementari del 10% su tutte le importazioni provenienti dai Paesi BRICS che decideranno di sostenere politiche definite "antiamericane". L’annuncio è stato pubblicato sulla piattaforma Truth Social, dove Trump ha precisato che "non ci saranno eccezioni".
Il messaggio ha rappresentato un chiaro segnale nei confronti dei Paesi membri dell’alleanza, che si sono riuniti in occasione del vertice BRICS tenutosi in Brasile. Durante il summit, è stata approvata una dichiarazione congiunta che ha condannato gli attacchi contro l’Iran e l’azione israeliana nella Striscia di Gaza. Sebbene il documento non menzioni esplicitamente gli Stati Uniti, le posizioni espresse sono state interpretate come critiche implicite alla politica estera americana in Medio Oriente.
La risposta della Russia: "Non vogliamo sostituire il dollaro"
Alle accuse del presidente americano ha risposto il vice ministro degli Esteri russo, Sergej Rjabkov. Sabato scorso, Rjabkov ha chiarito che il gruppo BRICS non intende "sostituire il dollaro" come valuta di riferimento a livello internazionale. L’obiettivo, ha spiegato, è invece quello di "creare un’alternativa" attraverso l’uso delle valute nazionali nei pagamenti reciproci, al fine di rendere l’economia dei Paesi membri "maggiormente resistente agli impatti negativi esterni".
Il diplomatico russo ha anche sottolineato che la quota dei pagamenti internazionali effettuati in valuta nazionale tra la Russia e i Paesi BRICS ha superato il 90%, evidenziando un orientamento concreto verso la de-dollarizzazione nei rapporti bilaterali all’interno del gruppo.
Le recenti tensioni tra gli Stati Uniti e il blocco BRICS si inseriscono in un contesto geopolitico segnato da una crescente frammentazione dell’ordine economico globale. Possibili nuove estensioni dell’alleanza BRICS con nuovi membri e il rafforzamento dei meccanismi di cooperazione interna – con l’uso di valute alternative al dollaro – sono percepiti da Washington come una minaccia all’egemonia finanziaria statunitense.
Tuttavia, al momento non vi è stata alcuna decisione formale all’interno del gruppo in merito alla creazione di una moneta comune o all’abbandono sistemico del dollaro. Le dichiarazioni provenienti da Mosca sembrano voler ridimensionare l’allarme lanciato dagli Stati Uniti, presentando l’alleanza più come una piattaforma alternativa che come una sfida diretta.