Trump licenzia diversi membri del Consiglio per la sicurezza nazionale

Alcuni funzionari del Consiglio per la sicurezza nazionale sono stati licenziati dopo la visita alla Casa Bianca dell’attivista Laura Loomer, nota per le sue posizioni complottiste. Secondo fonti stampa, si tratterebbe di un’azione mirata contro esponenti di orientamento neoconservatore.

Trump licenzia diversi membri del Consiglio per la sicurezza nazionale
Immagine creata dall'intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

Sei membri del Consiglio per la sicurezza nazionale (NSC) della Casa Bianca sono stati rimossi dai loro incarichi nella giornata di giovedì, secondo quanto riferito da Axios. Tra i funzionari licenziati ci sono tre direttori senior: Brian Walsh, responsabile per l’intelligence, Maggie Dougherty, direttrice per le organizzazioni internazionali e Thomas Boodry, direttore per gli affari legislativi.

I licenziamenti sono avvenuti a poche ore di distanza da un incontro nello Studio Ovale tra il presidente Donald Trump e Laura Loomer, figura nota nell’ambiente dell’estrema destra statunitense e già al centro di numerose polemiche per la diffusione di teorie complottiste. Durante l’incontro, Loomer avrebbe presentato una lista di funzionari considerati non fedeli alla linea del presidente e accusati di non condividere la sua visione “America First”.

Secondo una fonte governativa, presente durante l’incontro, Loomer si sarebbe espressa con toni accesi, accusando alcuni membri del Consiglio di rappresentare un ostacolo politico all’agenda trumpiana. In particolare, avrebbe puntato il dito contro presunti “neocon” presenti nell’apparato, termine con cui nei circoli vicini all’ex presidente si indicano spesso i sostenitori di un approccio interventista in politica estera, storicamente associato all’amministrazione di George W. Bush.

All’incontro avrebbe preso parte anche il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, che avrebbe tentato brevemente di difendere parte del suo staff. Tuttavia, secondo le ricostruzioni fornite da fonti interne, la sua capacità di influenzare le decisioni del presidente sarebbe apparsa limitata, con Trump più incline ad ascoltare Loomer e i suggerimenti provenienti dai suoi sostenitori più radicali.

Nonostante le pressioni, il vice consigliere per la sicurezza nazionale Alex Wong — figura da tempo criticata da Loomer e da altri commentatori di estrema destra — non è stato rimosso dal suo incarico, almeno per il momento. La sua posizione resta però oggetto di attenzione e potrebbe essere messa in discussione in futuro.

Secondo fonti sentite da Axios, l’intervento di Loomer potrebbe aver agito da catalizzatore per un’azione che era già in corso, parte di un processo di epurazione interna volto a rafforzare il controllo presidenziale sul Consiglio per la sicurezza nazionale. Uno dei funzionari ha parlato apertamente di un potenziale “bagno di sangue”, sottolineando come l’intervento di figure esterne stia influenzando in misura crescente la gestione dell’apparato amministrativo.

Questi sviluppi si collocano in un contesto di tensioni persistenti all’interno dell’NSC. Poco tempo fa l’organismo era stato al centro del cosiddetto “Signalgate”, uno scandalo nato dall’utilizzo dell’app di messaggistica criptata Signal e di account email privati da parte dello staff di Waltz per discutere di operazioni militari in Yemen e di altre questioni sensibili. All’epoca, Trump avrebbe preso in considerazione la possibilità di rimuovere lo stesso Waltz, ma avrebbe poi optato per mantenerlo in carica, anche per non alimentare le critiche pubbliche.

L’azione di giovedì segna quindi un ulteriore passo nella riorganizzazione voluta da Trump, che appare sempre più determinato a modellare la macchina amministrativa secondo criteri di lealtà personale e allineamento ideologico. La vicenda della visita di Loomer, pur senza una conferma ufficiale di legame diretto con i licenziamenti, testimonia il crescente peso esercitato da figure esterne all’amministrazione formale, ma centrali nell’ecosistema politico e mediatico che orbita attorno all’ex presidente.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.