Trump: l’attacco israeliano all’Iran potrebbe favorire un accordo nucleare
Il presidente statunitense ritiene che i raid israeliani contro l’Iran possano aumentare le possibilità di successo della diplomazia nucleare, ma Teheran accusa Washington e si prepara alla rappresaglia

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che l’attacco militare israeliano contro l’Iran potrebbe aver aumentato le probabilità di raggiungere un accordo nucleare tra Washington e Teheran. La dichiarazione è arrivata parlando con Axios, pochi minuti prima che il presidente si dirigesse nella Situation Room per una riunione strategica sull’Iran.
L’operazione militare lanciata da Israele ha colpito duramente la Repubblica Islamica. Le forze israeliane hanno eliminato gran parte della leadership militare iraniana, preso di mira scienziati nucleari con l’obiettivo di assassinarli e bombardato numerosi impianti nucleari e siti di missili balistici. Le autorità iraniane hanno accusato apertamente sia Israele che gli Stati Uniti di essere responsabili dell’attacco. Nel frattempo, Washington si prepara a una possibile risposta armata da parte dell’Iran contro obiettivi americani.
Interrogato da Axios sul rischio che l’attacco possa compromettere i colloqui sul nucleare, Trump ha dichiarato: “Non credo. Forse il contrario. Forse ora negozieranno seriamente.” Il presidente ha aggiunto di aver dato all’Iran 60 giorni per concludere un accordo, affermando: “Oggi è il giorno 61. Avrebbero dovuto fare un accordo.” Secondo Trump, la devastazione provocata da Israele offre ora all’Iran un motivo in più per sedersi al tavolo: “Non sono riuscito a portarli a un accordo in 60 giorni. Erano vicini, avrebbero dovuto farlo. Forse ora accadrà.”
Nonostante la situazione di forte tensione, l’amministrazione statunitense non rinuncia per ora all’opzione diplomatica. Un funzionario americano ha dichiarato che l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, intende ancora incontrare domenica il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, per un sesto round di colloqui nucleari già in programma. Tuttavia, da parte iraniana è arrivato un rifiuto alla partecipazione. Il presidente Trump sembra voler sfruttare l’iniziativa militare israeliana per costringere Teheran a negoziare da una posizione di maggiore debolezza. Resta però il dubbio, espresso anche da alcuni funzionari, che il contesto attuale non sia favorevole a un reale rilancio della diplomazia.
Trump ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu venerdì, il primo dopo l’inizio dell’offensiva. Il presidente ha rifiutato di commentare i contenuti della conversazione, né ha chiarito se Israele abbia chiesto agli Stati Uniti di partecipare direttamente alle operazioni militari. Da parte sua, Netanyahu ha dichiarato di aver avuto numerosi contatti con Trump e con il suo staff nei giorni precedenti all’attacco, nel tentativo di ottenere almeno un’approvazione implicita. “Lascio la posizione degli Stati Uniti agli Stati Uniti”, ha affermato il premier israeliano, precisando che l’amministrazione americana era al corrente dell’imminente attacco. “Ho detto al presidente che la sorpresa è l’essenza del successo”, ha aggiunto Netanyahu. “Cosa faranno ora? Lo lascio al presidente Trump. Ha chiarito che l’Iran non deve avere un’arma nucleare.”
Tuttavia, poche ore prima che Israele lanciasse l’offensiva, Trump aveva avvertito il governo israeliano di non compromettere le possibilità di un accordo. Secondo quanto riferito da fonti israeliane nella notte successiva, l’amministrazione americana avrebbe in realtà sostenuto l’attacco, e la posizione pubblica del presidente avrebbe avuto solo la funzione di “cortina di fumo” per aumentarne le probabilità di riuscita. Questa versione è stata smentita da un alto funzionario della Casa Bianca, che ha ribadito ad Axios che Trump si era opposto all’attacco sia pubblicamente che in sede privata. “Lo abbiamo detto agli israeliani pubblicamente e privatamente prima dell’attacco”, ha dichiarato il funzionario, aggiungendo che gli Stati Uniti non hanno intenzione, al momento, di colpire direttamente l’Iran né di unirsi all’operazione israeliana.
Nonostante le cautele ufficiali, Trump ha descritto la giornata dell’attacco come “un grande giorno”, sottolineando il ruolo dell’equipaggiamento militare americano utilizzato da Israele. Uno degli obiettivi principali dell’operazione israeliana è la distruzione della struttura nucleare sotterranea di Fordow, costruita all’interno di una montagna. Secondo i funzionari israeliani, il proprio arsenale non dispone delle bombe bunker necessarie per penetrare una simile fortificazione. Di conseguenza, Israele spera in un eventuale coinvolgimento statunitense per portare a termine l’operazione su Fordow.