Trump invita Israele a “finire il lavoro” contro Hamas
Il presidente ha sospeso i colloqui per il cessate il fuoco, accusando Hamas di non agire in buona fede, e spinge Israele ad aumentare la pressione militare, nonostante la crisi umanitaria a Gaza.

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che Israele deve “finire il lavoro” contro Hamas, abbandonando il tono ottimista di poche settimane fa, quando prevedeva un accordo imminente per porre fine ai combattimenti a Gaza, liberare gli ostaggi e consentire l’arrivo degli aiuti umanitari. Questa settimana la Casa Bianca ha ritirato i propri negoziatori dai colloqui, giudicando Hamas “non coordinato” e “non in buona fede”. Lo ha confermato Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente, spiegando che si stanno valutando “opzioni alternative” per la liberazione degli ostaggi.
Trump, parlando ai giornalisti prima di partire per la Scozia, ha affermato: “Credo che vogliano morire, ed è molto, molto brutto. Si è arrivati al punto in cui bisogna finire il lavoro.” Le sue parole indicano un cambio di strategia, nonostante la crescente indignazione globale per le immagini di bambini denutriti a Gaza.
Resta incerto se questa posizione rifletta un reale fallimento dei negoziati o se si tratti di una mossa tattica per spingere Hamas a concessioni. Trump non ha fornito dettagli sui colloqui con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, limitandosi a definirli “un po’ deludenti”. “Dovranno combattere e ripulire. Bisogna eliminarli,” ha aggiunto, riferendosi alle operazioni israeliane.
La sospensione dei colloqui ha avuto forti ripercussioni a Doha, dove erano in corso le trattative. “È un terremoto,” ha detto una fonte vicina ai negoziati. Tra i principali nodi restano la durata della tregua, il numero di prigionieri palestinesi da liberare e il futuro dispiegamento delle forze israeliane a Gaza.
Trump ha attribuito lo stallo alla riluttanza di Hamas a concludere un accordo ora che “siamo agli ultimi ostaggi,” sottolineando che “sanno cosa accadrà dopo.” Secondo funzionari statunitensi, Netanyahu avrebbe condiviso questa valutazione durante un incontro alla Casa Bianca a inizio luglio.
Nonostante la battuta d’arresto americana, Egitto e Qatar hanno confermato di voler proseguire nella mediazione, definendo la sospensione dei negoziati “normale nel contesto di trattative complesse.” Un alto funzionario israeliano ha detto alla CNN che i colloqui “non sono affatto crollati” e che ci sono ancora margini per riprendere le discussioni.
Il Dipartimento di Stato, attraverso la portavoce Tammy Bruce, ha mantenuto un cauto ottimismo. “Abbiamo provato. Il mondo ha visto. Ci sono molti strumenti a disposizione del presidente Trump e dell’inviato Witkoff. Sono persone intelligenti, che conoscono i protagonisti. Mi aspetto che otterremo dei risultati,” ha dichiarato, senza indicare tempistiche.
L’urgenza di un accordo cresce con l’aggravarsi della crisi umanitaria. A Tunisi, il presidente Kais Saied ha mostrato a Massad Boulos, consigliere per l’Africa e suocero di Tiffany Trump, foto di bambini denutriti, definendo la situazione “un crimine contro l’umanità.” A Gaza, secondo le immagini diffuse da Anadolu, bambini come il piccolo Muhammad Zakariya Ayyoub al-Matouq, di appena un anno e mezzo, soffrono di malnutrizione estrema, vivendo in condizioni di privazione alimentare e sanitaria.
Trump ha respinto le accuse secondo cui Israele ostacolerebbe gli aiuti, puntando il dito contro Hamas: “Non riceviamo alcun riconoscimento per ciò che facciamo. Abbiamo contribuito con 60 milioni di dollari per cibo e forniture. Speriamo che arrivino davvero, perché quel denaro e quei beni vengono spesso requisiti. Faremo di più, ma abbiamo già dato molto.” Un rapporto interno degli Stati Uniti non ha trovato prove di appropriazioni diffuse di aiuti da parte di Hamas.
Sul fronte internazionale, alcuni alleati degli Stati Uniti adottano posizioni più critiche. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha definito “indifendibile” l’escalation militare israeliana a Gaza. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’intenzione di riconoscere lo Stato palestinese all’Assemblea generale dell’ONU di settembre, una mossa che ha irritato Israele e che il segretario di Stato Marco Rubio ha descritto come “uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre.” Trump ha minimizzato: “Quella dichiarazione non ha peso. Macron è una brava persona, ma quella dichiarazione non ha peso.”