Trump invia la polizia dell’immigrazione a Chicago e ottiene il via libera per Los Angeles

L’amministrazione accusa le autorità locali democratiche di favorire la criminalità, mentre i giudici conservatori rafforzano i poteri federali in California

Trump invia la polizia dell’immigrazione a Chicago e ottiene il via libera per Los Angeles
U.S. Immigration and Customs Enforcement

L'amministrazione di Donald Trump ha intensificato l'offensiva contro l’immigrazione con due mosse parallele che hanno messo al centro Chicago e Los Angeles. A Chicago, il dipartimento della sicurezza interna ha lanciato l’operazione Midway blitz, volta a colpire quelli che definisce «i peggiori tra i peggiori immigrati illegali criminali». A Los Angeles, la Corte suprema ha dato semaforo verde ai controlli basati sull'aspetto fisico da parte della polizia federale dell’immigrazione (ICE), annullando le restrizioni decise a luglio da un giudice federale.

Lunedì 8 settembre, il Dipartimento per la sicurezza interna (DHS) ha accusato J. B. Pritzker, governatore democratico dell’Illinois, di avere «liberato membri di gang, stupratori, rapitori e trafficanti di droga» nelle strade di Chicago, rendendo la città «un covo di criminali». La portavoce Tricia McLaughlin ha affermato che l’operazione Midway blitz punta a ristabilire la sicurezza in una metropoli che l’amministrazione considera fuori controllo. Il comunicato diffuso dal ministero ha anche pubblicato le foto di una decina di uomini, presentati come recidivi liberati dalle autorità locali nonostante condanne penali.

Il presidente Trump ha rilanciato personalmente gli attacchi contro le istituzioni dell’Illinois. Su Truth Social ha ricordato che «sei persone sono state uccise a Chicago nel fine settimana» e che altre dodici erano rimaste gravemente ferite. Ha accusato Pritzker di rifiutare l’aiuto federale, scrivendo: «Che cosa non va in questo tipo? Io voglio aiutare gli abitanti di Chicago, non far loro del male. Si può agire rapidamente e mettere fine a questa follia». Trump ha esortato i cittadini dell’Illinois a «esigere misure di protezione», avvertendo che «la situazione non farà che peggiorare».

Non è la prima volta che il presidente minaccia di usare anche mezzi militari per imporre l’ordine nelle città governate dai democratici. A giugno aveva inviato la Guardia nazionale a Los Angeles durante le proteste contro le azioni dell’ICE in California. Ad agosto lo stesso era accaduto a Washington, descritta dal presidente come «corrotta dalla criminalità». A Chicago, però, le autorità locali hanno espresso netta opposizione a un eventuale dispiegamento di soldati federali.

Nei giorni precedenti Trump aveva alzato i toni contro la città, definendola un «buco di ratti» e la «capitale mondiale degli omicidi». In un post, accompagnato da un’immagine generata con intelligenza artificiale che lo mostrava in divisa militare con la scritta «Chipocalypse Now», ha dichiarato che «Chicago capirà perché si chiama Dipartimento della guerra», facendo riferimento al nuovo nome imposto al Pentagono per decreto presidenziale. Il senatore democratico dell’Illinois, Dick Durbin, ha reagito accusando il presidente di «sprecare denaro e alimentare la paura» con operazioni che non aumentano la sicurezza reale.

Nello stesso giorno è arrivato un altro segnale politico forte dall’altra parte del Paese. La Corte suprema, con sei voti favorevoli dei giudici conservatori contro tre contrari, ha revocato le limitazioni imposte a luglio a Los Angeles. Quelle restrizioni vietavano agli agenti federali di procedere ad arresti basati su criteri come l’origine etnica, l’uso della lingua spagnola, l’accento straniero, il tipo di lavoro svolto o la presenza in luoghi frequentati da migranti come fermate degli autobus e cantieri. La misura era stata decisa da una giudice federale dopo le denunce di tre immigrati arrestati e di due cittadini americani di origine ispanica fermati senza motivazione precisa.

Il giudice Brett Kavanaugh, esponente della maggioranza conservatrice, ha sostenuto che «l’immigrazione illegale è particolarmente diffusa nell’area di Los Angeles», dove le persone senza documenti rappresenterebbero circa il 10% della popolazione. Ha aggiunto che molti immigrati si radunano in spazi comuni in cerca di lavori giornalieri che non richiedono documenti, e che una parte significativa proviene dal Messico o dall’America centrale.

Il responsabile delle politiche di espulsione, Tom Homan, ha accolto la decisione parlando di «eccellente notizia». Ha negato che si tratti di profilazione razziale, ma il governatore democratico della California, Gavin Newsom, ha parlato di «via libera per prendere di mira i latinos» e ha denunciato «una parata di terrore razziale a Los Angeles».

Anche dentro la Corte suprema sono emerse divisioni forti. La giudice Sonia Sotomayor, prima ispanica nominata nell’istituzione, ha denunciato che i suoi colleghi conservatori stanno creando «uno status di cittadini di seconda classe». Ha affermato: «Non dovremmo vivere in un paese dove il governo può arrestare chiunque abbia un aspetto latino, parli spagnolo e sembri svolgere un lavoro mal pagato. Non posso restare a guardare mentre le nostre libertà costituzionali vengono erose».

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