Trump intensifica la stretta sull'immigrazione a New Orleans
L'amministrazione ha lanciato mercoledì un'operazione di arresti nella città della Louisiana, mobilitando diverse centinaia di agenti federali. Il governatore repubblicano sostiene l'iniziativa, mentre la comunità immigrata vive nell'ansia e molti lavoratori non escono più di casa.
L'amministrazione Trump ha avviato mercoledì a New Orleans un'operazione di arresti su larga scala contro immigrati privi di documenti, trasformando la città della Louisiana nell'ultima frontiera della politica di espulsioni di massa del presidente. L'operazione, battezzata "Catahoula Crunch" dal nome del cane simbolo dello stato, ha portato nelle strade diverse centinaia di agenti della Border Patrol e dell'Immigration and Customs Enforcement.
A guidare le operazioni è Gregory Bovino, il comandante della Border Patrol già al centro delle controverse campagne di arresti a Los Angeles, Chicago e Charlotte. Nel pomeriggio di mercoledì, Bovino ha attraversato il quartiere francese di New Orleans alla testa di una ventina di agenti in uniforme verde scuro, in quella che è apparsa come una dimostrazione di forza. "Siamo qui ad arrestare criminali che non dovrebbero essere qui", ha scritto sui social media, aggiungendo che gli agenti resteranno in città "finché la missione non sarà compiuta".
Il presidente ha annunciato martedì l'intenzione di inviare truppe della Guardia Nazionale a New Orleans "in circa due settimane", affermando di aver ricevuto una richiesta di aiuto dal governatore repubblicano Jeff Landry. Quest'ultimo ha accolto con favore l'intervento federale, sostenendo che servono "più uomini sul campo per controllare la criminalità". La posizione è molto diversa da quella del sindaco democratico LaToya Cantrell, attualmente sotto processo per accuse di corruzione, il cui ufficio non ha rilasciato commenti.
Il Dipartimento per la sicurezza interna ha giustificato l'operazione con la necessità di arrestare "criminali stranieri che girano liberi" a causa delle politiche di "città santuario" che limitano la collaborazione tra autorità locali e agenti federali dell'immigrazione. Secondo una portavoce del ministero, tra gli obiettivi ci sono persone rilasciate dopo arresti per furto con scasso, rapina a mano armata, furto d'auto e stupro. L'amministrazione Trump sostiene di puntare ai "peggiori tra i peggiori", ma i dati delle operazioni precedenti raccontano una storia diversa.
A Charlotte, dove si è svolta un'operazione simile, su oltre 370 persone arrestate solo 44 avevano precedenti penali, secondo funzionari federali. Statistiche interne dell'ICE ottenute dal Cato Institute mostrano che dall'inizio dell'anno fiscale solo il 5 per cento delle persone detenute dalla polizia dell'immigrazione è stato condannato per atti di violenza, mentre quasi il 70 per cento non ha alcuna condanna. Il Dipartimento per la sicurezza interna contesta questi numeri, affermando che il 70 per cento degli arresti riguarda "stranieri irregolari accusati o condannati per reati".
Le operazioni a New Orleans hanno scatenato il panico nella comunità latina, cresciuta rapidamente dopo l'uragano Katrina del 2005. All'epoca migliaia di lavoratori, molti senza documenti, arrivarono in città per partecipare alla ricostruzione dopo la devastazione dell'uragano. Oggi i latini rappresentano circa il 20 per cento della popolazione di Jefferson Parish, appena a ovest della città. Mercoledì agenti federali sono stati visti nei parcheggi di negozi di materiali edili, luoghi tradizionalmente frequentati da lavoratori immigrati in cerca di lavoro giornaliero.
Abby, una donna che ha chiesto di essere identificata solo con il nome, ha raccontato di aver allestito letti di fortuna nel ristorante di famiglia per evitare che i parenti si spostino tra casa e lavoro. Arrivata dal Messico vent'anni fa, teme di essere arrestata e separata dal figlio decenne, cittadino americano. "Non siamo tutti criminali", ha detto. "Siamo persone che lavorano duramente, che si alzano presto per raggiungere i nostri obiettivi e lottare per i nostri sogni".
Rachel Taber, volontaria del gruppo per i diritti degli immigrati Union Migrante, ha dichiarato di aver registrato mercoledì almeno dieci arresti mentre documentava il lavoro degli agenti. "Lo faccio per i miei vicini, per la giustizia, per la nostra democrazia, per le persone che hanno aiutato a ricostruire le nostre case dopo Katrina", ha detto, aggiungendo che "i veri criminali sono alla Casa Bianca". Secondo Taber, lavoratori immigrati e studenti sono rimasti a casa in tutta la città. "Gli affari a New Orleans sono paralizzati. Le persone devono scegliere tra il lavoro e la famiglia".
Rocío Tirado, residente a New Orleans, ha raccontato mercoledì di consegnare generi alimentari e buste paga alle famiglie troppo spaventate per uscire di casa. Martedì sera solo otto bambini su 140 si sono presentati all'allenamento di calcio, con molti genitori immigrati che hanno preferito tenerli a casa. "È triste, è orribile da vedere", ha detto Tirado, che si alza alle sei del mattino per portare alcuni bambini a scuola perché i genitori hanno paura. "Alcune di queste persone hanno un'autorizzazione al lavoro e la previdenza sociale, eppure sono terrorizzate".
Un membro del consiglio comunale, Lesli Harris, ha dichiarato alla Cnn che l'operazione sta causando "paura e ansia" nella città, affermando che "stanno prendendo di mira persone che sono qui legalmente, madri di bambini, studenti delle superiori". Le tattiche aggressive di Bovino e dei suoi agenti sono già state contestate in altre città. A Chicago un giudice federale ha stabilito che l'uso della forza da parte della Border Patrol era stato eccessivo e a novembre ha ordinato il rilascio su cauzione di oltre 400 persone arrestate che non rappresentavano un rischio per la sicurezza.
L'FBI di New Orleans e la polizia di stato della Louisiana hanno annunciato mercoledì che collaboreranno per "scoraggiare assalti agli agenti federali e tentativi di ostacolare le azioni delle forze dell'ordine" durante l'operazione di immigrazione. New Orleans si unisce così a una lista di città a guida democratica prese di mira dall'amministrazione Trump, che comprende Los Angeles, Chicago, Washington e Charlotte. Anche a Minneapolis sono iniziate mercoledì operazioni di controllo dell'immigrazione, il giorno dopo che il presidente aveva definito "spazzatura" la deputata democratica Ilhan Omar e aveva attaccato la comunità somala della città.