Trump incassa un primo via libera alla maxi riforma su tasse e immigrazione

Il pacchetto legislativo, fulcro dell’agenda del presidente, è stato approvato dalla Commissione bilancio della Camera dopo un compromesso con i conservatori più intransigenti. Ma il voto evidenzia le divisioni interne al Partito Repubblicano

Trump incassa un primo via libera alla maxi riforma su tasse e immigrazione
Photo by MIKE STOLL / Unsplash

La Commissione bilancio della Camera dei Rappresentatni ha approvato nel corso della notte un disegno di legge su tasse e immigrazione, elemento centrale dell’agenda del presidente Donald Trump. Il provvedimento, noto come One Big Beautiful Bill Act, ha superato lo scoglio iniziale grazie a un fragile compromesso con i deputati conservatori contrari all’aumento della spesa pubblica, aprendo la strada a un possibile voto dell’aula già entro la fine della settimana.

Il testo è stato raccomandato alla Camera con un margine minimo, 17 voti favorevoli contro 16. Quattro deputati repubblicani — Chip Roy (Texas), Ralph Norman (South Carolina), Josh Brecheen (Oklahoma) e Andrew Clyde (Georgia) — legati all'House Freedom Caucus, si sono astenuti votando “present”, consentendo così l’avanzamento della proposta. Solo due giorni prima, gli stessi avevano bloccato il disegno di legge, unendo i propri voti a quelli dei democratici, in segno di protesta contro il possibile aumento del disavanzo di bilancio.

Il presidente della Camera Mike Johnson (Louisiana) ha definito il risultato di domenica “una grande vittoria”, pur ammettendo che resta “molto lavoro da fare”. Il voto riflette infatti le tensioni persistenti tra la leadership repubblicana e l’ala più radicale del partito, soprattutto in materia di spesa pubblica. Durante la scorsa legislatura, Johnson era stato costretto più volte a ricorrere ai voti democratici per approvare leggi di finanziamento, un elemento che aveva contribuito alla rimozione del suo predecessore, Kevin McCarthy.

Il margine di manovra per la leadership repubblicana resta ridottissimo: con una maggioranza molto esigua alla Camera, possono permettersi al massimo due defezioni se tutti i deputati sono presenti e votano. Martedì è prevista una riunione del Comitato Regolamenti per definire le modifiche finali al testo. Due dei quattro deputati conservatori che domenica si sono astenuti, Roy e Norman, siedono anche in quel comitato, e un loro voto contrario ne impedirebbe l’arrivo in aula.

In un lungo messaggio pubblicato sui social, Roy ha spiegato di aver votato “present” per rispetto verso il gruppo repubblicano e il presidente, al fine di dare tempo per migliorare il testo: “Il disegno di legge non è ancora all’altezza del momento”, ha scritto. Tra le concessioni ottenute, figura l’accelerazione dell’introduzione dei requisiti lavorativi per l’accesso a Medicaid, uno dei principali punti di scontro tra le diverse anime del partito.

Tuttavia, eventuali concessioni ai conservatori potrebbero alienare il sostegno dei moderati. I repubblicani eletti in distretti in bilico temono che ulteriori tagli a programmi sociali possano essere impopolari tra i loro elettori. Una delle modifiche più discusse riguarda l’aumento del tetto per le deduzioni fiscali statali e locali, introdotto dalla legge fiscale del 2017 e attualmente fissato a 10.000 dollari. Sei deputati repubblicani, in rappresentanza di stati come New York, chiedono che il tetto venga portato ad almeno 30.000 dollari, proposta che rischia di aumentare ulteriormente il costo complessivo del provvedimento.

Il disegno di legge prevede l’estensione dei tagli fiscali del 2017 — destinati a scadere a dicembre — e l’eliminazione delle imposte su mance, straordinari e interessi sui prestiti auto. Contemporaneamente, destina centinaia di miliardi di dollari a priorità dell’amministrazione, tra cui difesa e controllo dell’immigrazione. Secondo le stime, tra nuove spese e minori entrate, la misura farebbe aumentare il debito pubblico statunitense, attualmente pari a 36.200 miliardi di dollari, di almeno 2.500 miliardi nei prossimi dieci anni.

Proprio quest’ultimo punto rappresenta il principale motivo di opposizione per i deficit hawks repubblicani, preoccupati dal rischio di uno squilibrio fiscale eccessivo. Il deputato Clay Higgins (Louisiana), in un intervento sui social, ha dichiarato: “Non sosterrò un bilancio federale che aumenti la spesa in deficit. Le prestazioni dei repubblicani in questo momento saranno giudicate dalla storia.”

Nel pomeriggio di domenica, i deputati critici si sono riuniti con Johnson, membri della leadership e funzionari della Casa Bianca per cercare una sintesi. Il presidente Trump, appena rientrato dal Medio Oriente, era impegnato in una partita a golf e non ha preso parte direttamente ai negoziati, ma ha ricevuto aggiornamenti da Johnson. Tra le richieste avanzate dai conservatori, oltre all’anticipo dei requisiti lavorativi per Medicaid, figurano tagli più profondi alla spesa pubblica.

Intervistato da Fox News Sunday, Johnson ha difeso il rinvio dei requisiti di lavoro al 2029 come necessario per consentire agli stati di adattare i propri sistemi amministrativi. Ha poi evitato di confermare se l’attivazione delle nuove regole sarà anticipata al 2026, limitandosi a dire che è “desiderio di ogni repubblicano” rendere effettivi i requisiti lavorativi il prima possibile.

Nonostante le tensioni, Johnson ha ribadito l’intenzione di portare il disegno di legge al voto della Camera entro il Memorial Day. Il One Big Beautiful Bill Act rappresenta la proposta legislativa più ambiziosa del secondo mandato di Trump e il primo banco di prova della sua capacità di influenzare il Congresso a maggioranza repubblicana.

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