Trump impone una tassa di 100.000 dollari sui visti lavorativi

Il presidente statunitense alza i costi per i visti di lavoro nel settore tecnologico, accusando le aziende di preferire manodopera straniera. Previsto anche un nuovo permesso di soggiorno accelerato per chi versa un milione di dollari al Tesoro.

Trump impone una tassa di 100.000 dollari sui visti lavorativi
White House

Donald Trump ha annunciato l’introduzione di una tassa annuale di 100.000 dollari per i visti H-1B, molto utilizzati nella Silicon Valley per assumere lavoratori stranieri altamente qualificati. La misura è stata presentata il 19 settembre alla Casa Bianca, con il segretario al commercio Howard Lutnick al fianco del presidente. Contestualmente, Trump ha firmato un decreto per creare una “carta dorata”, un nuovo permesso di soggiorno che potrà essere ottenuto da cittadini stranieri disposti a versare un milione di dollari al governo statunitense, o due milioni se sponsorizzati da un’impresa.

Il visto H-1B è uno dei principali canali di ingresso per programmatori, ingegneri e scienziati che desiderano lavorare negli Stati Uniti. Creato nel 1990, ha una durata iniziale di tre anni, rinnovabile fino a sei, ed è limitato a 85.000 unità annuali. Negli ultimi anni, a causa dell’alto numero di richieste, l’assegnazione avviene tramite una lotteria a pagamento. Secondo la National Foundation of American Policy, circa 700.000 persone vivono oggi negli Stati Uniti con questo tipo di visto.

Trump ha giustificato la nuova tassa sostenendo che le grandi aziende tecnologiche hanno “manipolato in modo flagrante il sistema H-1B” a danno dei lavoratori americani. Secondo la Casa Bianca, i dipendenti assunti con questo visto guadagnano in media il 36% in meno rispetto ai colleghi statunitensi a tempo pieno. Il presidente ha accusato colossi come Amazon, Microsoft, Meta e Google di preferire assumere manodopera straniera, soprattutto dall’India e dalla Cina, invece di formare giovani laureati americani.

Il segretario del commercio Lutnick ha spiegato che l’obiettivo è rendere economicamente sconveniente l’uso di manodopera straniera: “Se le aziende devono pagare 100.000 dollari al governo ogni anno oltre allo stipendio del lavoratore, non sarà più redditizio. Devono formare americani e smettere di far venire persone che prendono i nostri posti di lavoro”. Ha inoltre dichiarato che “tutte le grandi aziende sono partite” con questa linea, anche se il decreto non specifica se la tassa sarà davvero annuale.

Il provvedimento prevede anche clausole discrezionali. Il segretario alla sicurezza interna potrà infatti esentare dal pagamento qualora l’assunzione venga considerata “nell’interesse nazionale” o non rappresenti una minaccia per la sicurezza. Una formulazione che lascia spazio a interpretazioni ampie e che, secondo osservatori legali citati dal Wall Street Journal, potrebbe rendere la misura vulnerabile a ricorsi: per introdurre simili tasse sarebbe infatti necessario il via libera del Congresso o un processo di consultazione pubblica.

I dati mostrano che nel 2024 sono stati approvati circa 400.000 visti H-1B, per due terzi rinnovi. Tre quarti dei beneficiari erano cittadini indiani, con un’età mediana di 33 anni e una netta prevalenza maschile (70%). Nel solo primo semestre del 2025, Amazon ha ricevuto 10.000 visti, seguita da Microsoft, Meta e la società indiana Tata con oltre 5.000 ciascuna. Google e Apple hanno ottenuto circa 4.200 approvazioni. In Borsa, le azioni di aziende come Cognizant e Infosys hanno registrato cali dopo l’annuncio.

Parallelamente, Trump ha introdotto la “carta dorata”, pensata come un’alternativa alla tradizionale green card. Chi paga un milione di dollari al Tesoro – o due milioni se sponsorizzato da un’impresa – potrà ottenere un visto con procedura accelerata. Il presidente ha descritto l’iniziativa come “un immenso successo” destinato ad attrarre persone “con qualità eccezionali”.

La Silicon Valley ha reagito con cautela. I principali dirigenti, che negli ultimi mesi hanno mostrato sostegno politico a Trump, non hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche. Solo alcuni investitori hanno manifestato apertamente la loro contrarietà. Deedy Das, partner del fondo Menlo Ventures, ha scritto su X che si tratta di una “notizia catastrofica per l’immigrazione”, perché scoraggia l’arrivo dei talenti più brillanti e riduce la capacità innovativa degli Stati Uniti.

Un anno fa, Elon Musk aveva difeso il sistema H-1B ricordando che senza quel visto lui stesso e molte persone chiave di SpaceX e Tesla non sarebbero arrivate in America. Ma oggi, in rotta con Trump, la sua voce appare marginale.

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