Trump ignora Gabbard sul conflitto Israele-Iran

La direttrice dell’intelligence nazionale mette in guardia dai rischi di un’escalation nucleare, suscitando l’irritazione del presidente. Alla Casa Bianca si valuta la possibilità di riorganizzare o eliminare il suo ufficio.

Trump ignora Gabbard sul conflitto Israele-Iran

Il presidente Donald Trump e la direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard si trovano al centro di un confronto interno sull’eventualità di un coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran. Secondo la ricostruzione di Politico, il contrasto è esploso pubblicamente a seguito di un video pubblicato da Gabbard, giudicato da Trump come un tentativo fuori linea di dissuaderlo dall’appoggiare Israele.

Il 10 giugno, alle 5:30 del mattino, Gabbard ha diffuso sui social un video di tre minuti in cui mette in guardia contro “élite politiche e guerrafondai” che “alimentano con leggerezza la paura e le tensioni tra potenze nucleari”. Il tono drammatico del messaggio – che evocava il rischio di “annientamento nucleare” – è stato interpretato dalla Casa Bianca come un chiaro segnale contro l’eventuale appoggio di Washington a un attacco israeliano contro Teheran.

Secondo tre fonti interne all’amministrazione, il presidente si è infuriato per l’uscita non autorizzata, giudicandola una violazione della linea comunicativa della Casa Bianca. “Non credo che non le piaccia come persona, ma quel video ha cambiato le cose”, ha dichiarato un alto funzionario dell’amministrazione. Trump, secondo questa fonte, mal tollera chi appare in disaccordo o cerca di correggere la posizione ufficiale.

Il malumore di Trump nei confronti della sua direttrice dell’intelligence riflette un contrasto più ampio tra un presidente sempre più orientato verso il sostegno a Israele e una collaboratrice con un passato dichiaratamente non interventista. La stessa Gabbard, durante la campagna elettorale, aveva sostenuto Trump in nome di una politica estera pacificatrice. Ora, dal suo ruolo istituzionale, si oppone a nuove guerre.

Il dissenso si è manifestato anche pubblicamente. Durante un volo presidenziale, Trump ha risposto con irritazione a un giornalista che gli chiedeva un commento sulle dichiarazioni rese da Gabbard a marzo davanti al Congresso, secondo cui l’Iran non starebbe cercando di costruire un’arma nucleare: “Non mi interessa cosa ha detto. Io penso che fossero molto vicini”.

Nel corso della primavera, Trump aveva scelto Gabbard per la guida della comunità dell’intelligence come segnale della varietà ideologica della coalizione MAGA. Ma l’attrito crescente ha riacceso le discussioni, mai del tutto sopite, sulla possibilità di eliminare l’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale (ODNI) o integrarne le competenze nella Central Intelligence Agency.

Fonti interne riferiscono che il video sull’armageddon nucleare avrebbe riattivato questa ipotesi. Nel messaggio, Gabbard citava una recente visita a Hiroshima e il potenziale delle armi in grado di “vaporizzare intere città”. Il riferimento ha infastidito Trump, che nel 2016 aveva definito “patetica” la visita dell’allora presidente Obama al sito del bombardamento atomico, e aveva criticato ogni tentativo di scusarsi per l’azione militare statunitense.

Gabbard ha cercato di minimizzare le divergenze, dichiarando martedì ai giornalisti che lei e il presidente sono “sulla stessa linea” rispetto all’Iran. Un suo collaboratore ha aggiunto che le sue valutazioni restano fedeli ai dati a disposizione e che non ha mai tentato di imporre una propria visione al presidente. In effetti, Gabbard ha partecipato ai briefing più riservati alla Casa Bianca, e l’amministrazione ha persino spostato l’orario di una riunione per permetterle di partecipare.

Il portavoce della Casa Bianca Steven Cheung ha difeso l’intero team per la sicurezza nazionale, accusando i media tradizionali di voler “seminare divisioni interne”. Anche il vicepresidente JD Vance si è schierato pubblicamente in favore della direttrice, definendola “una patriota e parte essenziale della coalizione”.

Gabbard ha inoltre chiarito che le osservazioni fatte da Trump sull’Iran sono coerenti con quanto affermato da lei stessa a marzo: anche allora aveva sottolineato che, sebbene Teheran non avesse riattivato un programma per costruire armi nucleari, le scorte di uranio arricchito avevano raggiunto livelli preoccupanti. Tuttavia, le parole di Trump e la diffusione del video del presidente su Air Force One hanno alimentato speculazioni, soprattutto a Capitol Hill, dove deputati e senatori di entrambi i partiti lo hanno fatto circolare.

Anche tra gli alleati della Gabbard serpeggia la preoccupazione. Steve Bannon, figura di spicco del movimento MAGA, ha evidenziato come la direttrice non sia stata invitata a un vertice decisivo a Camp David, dove Trump ha discusso con i massimi responsabili della sicurezza. L’ex conduttore Tucker Carlson, ospite del podcast di Bannon, ha commentato: “È un’operazione di cambio di regime.”

Altri alleati della Gabbard sottolineano che la sua esclusione dal vertice di Camp David è dovuta al servizio di riserva militare svolto proprio in quei giorni. Ribadiscono inoltre che la direttrice ha continuato a lavorare dalla Casa Bianca durante tutta la fase più intensa della crisi tra Israele e Iran e che Trump le ha chiesto esplicitamente di mantenere contatti con i servizi di intelligence israeliani e con i Paesi del Golfo.

Resta però da vedere se la sua posizione riuscirà a resistere all’irritazione del presidente. “Essere presenti non significa fare un buon lavoro”, ha chiosato un alto funzionario dell’amministrazione.

La nomina di Gabbard a capo dell’intelligence aveva sollevato critiche fin dall’inizio. Ex deputata democratica, vicina ad ambienti politici non convenzionali, aveva espresso scetticismo verso la comunità dell’intelligence e teorie marginali sui conflitti in Ucraina e Siria. Una volta confermata, a febbraio, ha assunto un ruolo insolitamente visibile per una carica solitamente defilata: apparizioni frequenti nei media conservatori, revoca delle autorizzazioni di sicurezza a oppositori del presidente e licenziamento di due funzionari che avevano curato un rapporto critico sui piani di espulsione dei migranti latinoamericani.

La visita a Hiroshima, in particolare, ha sollevato interrogativi alla Casa Bianca sulla rilevanza di quel viaggio rispetto al suo ruolo istituzionale. Secondo fonti interne, Gabbard avrebbe aggiunto Hiroshima alla tappa militare di Iwakuni, vicino alla città, dopo aver partecipato al forum di sicurezza Shangri-La a Singapore. Il suo staff sostiene che la visita sia stata coordinata e approvata dal National Security Council.

Infine, Gabbard non ha escluso ambizioni future. In un’intervista di maggio con l’ex conduttrice Megyn Kelly, ha dichiarato di non voler escludere “nessuna opportunità per servire il proprio Paese”, lasciando aperta l’ipotesi di una candidatura presidenziale nel 2028. Ma un eventuale intervento militare diretto contro l’Iran da parte degli Stati Uniti potrebbe metterla in una posizione politicamente delicata.

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