Trump ha incontrato il presidente siriano Ahmed al Sharaa

Il presidente ha chiesto la normalizzazione dei rapporti con Israele e l’assunzione di responsabilità sui centri di detenzione dell’ISIS. Riad e Ankara hanno sostenuto la decisione di sospendere le sanzioni.

Trump ha incontrato il presidente siriano Ahmed al Sharaa
Presidenza siriana via Axios

Il presidente Donald Trump ha incontrato mercoledì a Riad il presidente siriano Ahmed al Sharaa, pochi giorni dopo l’annuncio della sospensione delle sanzioni statunitensi contro la Siria. L’incontro, inizialmente presentato da Washington come breve e informale, è durato in realtà circa trenta minuti, come confermato dalla Casa Bianca. Alla conversazione ha partecipato anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in collegamento video, mentre il principe ereditario saudita Mohammed Ben Salman era presente di persona. Una fotografia diffusa dall’agenzia ufficiale saudita mostra la stretta di mano tra Trump e il leader siriano.

Ahmed al Sharaa, salito al potere nel dicembre 2024 alla guida di una coalizione islamista che ha rovesciato Bashar al Assad, ha definito la decisione americana una «svolta decisiva». Secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, Trump ha invitato il presidente siriano ad aderire agli Accordi di Abramo, per normalizzare le relazioni con Israele. Durante il volo verso il Qatar, Trump ha dichiarato ai giornalisti: «Gli ho detto: spero che vi unirete [agli Accordi di Abramo] una volta sistemata la vostra situazione. E lui mi ha risposto “sì”. Ma hanno molto lavoro da fare».

Nel corso dell’incontro, Trump ha anche chiesto ad al Sharaa di assumersi la responsabilità per i centri di detenzione nel nord-est della Siria dove si trovano membri dell’organizzazione Stato islamico. Il presidente statunitense ha inoltre sollecitato l’espulsione di miliziani palestinesi definiti come terroristi, presenti da tempo sul territorio siriano. Durante i decenni di governo della famiglia al Assad, la Siria ha infatti ospitato numerose fazioni palestinesi, tra cui Hamas e il Jihad islamico.

L’annuncio della sospensione dei dazi era stato comunicato martedì 13 maggio. Trump ha dichiarato che ordinerà la fine delle sanzioni statunitensi contro la Siria, specificando che queste misure hanno avuto un impatto pesante sull’economia nazionale. La decisione era voluta in particolare da Arabia Saudita e Turchia. La Siria è soggetta a sanzioni internazionali fin dal 1979, rafforzate dopo la repressione delle proteste democratiche del 2011 da parte del regime di al Assad.

Trump ha descritto il provvedimento come un gesto capace di offrire alla Siria “una possibilità di grandezza”, richiamando il suo noto slogan. La diplomazia siriana ha accolto con favore la decisione, parlando di una svolta. Anche l’Unione Europea, il Regno Unito e il Canada avevano già ammorbidito le proprie misure restrittive. Secondo Rabha Seif Allam del Centro di studi politici e strategici di Al-Ahram al Cairo, la revoca dei dazi indica che “Washington ha accettato le garanzie dell’Arabia Saudita per legittimare la nuova amministrazione siriana”. La mossa, ha aggiunto, dovrebbe permettere a Damasco di ricevere finanziamenti per rilanciare l’economia, riaffermare l’autorità dello Stato centrale e avviare progetti infrastrutturali sostenuti dai paesi del Golfo.

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