Trump firma un ordine esecutivo per tagliare i fondi a radio e TV pubbliche
Il presidente americano accusa i due principali broadcaster pubblici americani di essere "di parte". La mossa si inserisce in un più ampio tentativo di colpire i media tradizionali considerati ostili dai repubblicani.

Giovedì il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che intima alla Corporation for Public Broadcasting (CPB) di interrompere "nella misura massima consentita dalla legge" i finanziamenti diretti a NPR e PBS, le due aziende no-profit che si occupano della radio e della tevisione pubblica Il testo motiva la decisione sostenendo che "nessuna delle due entità presenta una rappresentazione equa, accurata o imparziale degli eventi attuali" ai contribuenti e definisce le loro coperture "di parte e faziose".
Il contenuto dell’ordine
Il provvedimento, pubblicato nella tarda serata di giovedì, ordina al Consiglio di amministrazione della CPB di cessare i trasferimenti in essere e di rifiutare qualsiasi sostegno futuro. Sebbene l’ordine riconosca che gran parte del bilancio di NPR e PBS provenga da fonti non governative, l’Amministrazione sottolinea l’esigenza di evitare che fondi federali "sostengano una copertura giornalistica di parte". In totale la CPB distribuisce circa 535 milioni di dollari all’anno, una quota ritenuta essenziale soprattutto per le emittenti affiliate che operano nei mercati più piccoli.
La misura affonda le radici in un confronto acceso con i media pubblici. Lunedì scorso la stessa CPB aveva intentato causa contro Trump e vari funzionari della sua Amministrazione, accusandoli di aver tentato di rimuovere tre membri del consiglio dell’ente. Sul versante politico, la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene aveva convocato i vertici di NPR e PBS davanti alla sottocommissione DOGE per rispondere dell’asserito "contenuto sistematicamente di parte" diffuso dalle reti finanziate a livello federale.
In una nota diffusa venerdì mattina, un portavoce di NPR ha rivendicato indipendenza editoriale e autonomia dai partiti politici, sottolineando che la radio pubblica "raggiunge il 99 % della popolazione via etere" e "serve l’interesse pubblico" da oltre mezzo secolo. "Cancellare i finanziamenti della CPB avrebbe un impatto devastante", ha dichiarato il portavoce, ricordando il ruolo delle stazioni nell’informare sulle crisi locali e nel diffondere messaggi di sicurezza pubblica.
Prossime mosse sul piano legale
Come molti altri, anche questo ordine presidenziale è destinato a essere impugnato in tribunale. In precedenza diversi giudici federali avevano già bloccato tentativi dell’Amministrazione di tagliare fondi approvati dal Congresso per agenzie legate alla U.S. Agency for Global Media: un precedente che gli avvocati di NPR e PBS potrebbero invocare. La CPB, nel frattempo, dovrà bilanciare l’esecuzione della direttiva presidenziale con i mandati pluriennali varati dal legislatore, esponendosi al rischio di contenziosi su più fronti.
Al di là delle sedi centrali di Washington, la partita coinvolge centinaia di emittenti che assicurano informazione, cultura e servizio pubblico in ogni Stato. Se attuato integralmente, il taglio dei fondi federali metterebbe in questione non soltanto la stabilità economica delle affiliate, ma anche il modello stesso di media pubblici negli Stati Uniti, fondato su un mix di risorse private e sostegno pubblico finalizzato ad assicurare programmazione universale e indipendente.