Trump firma la grazia per i rivoltosi del 6 gennaio, tra cui i leader dei Proud Boys e degli Oath Keepers

Tra le varie decisioni di ieri, una delle più controverse è sicuramente quella con cui Donald Trump ha concesso un “clemenza piena, completa e incondizionata” alla stragrande maggioranza degli imputati coinvolti nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
La decisione, che ha incluso circa 1.500 persone in totale, ha immediatamente riacceso il dibattito sugli eventi del 6 gennaio 2021 e sulla giustizia per le vittime.
Trump aveva infatti fatto della grazia ai rivoltosi del 6 gennaio una delle promesse centrali della sua campagna elettorale del 2024.
Descrivendo ripetutamente gli imputati come “patrioti” e “ostaggi” di un sistema giudiziario ingiusto, l’ex presidente aveva criticato duramente l’approccio del suo predecessore Joe Biden, che aveva definito i partecipanti “insurrezionisti violenti” che avevano minacciato la democrazia americana.
Con questa azione, Trump ha invece ribaltato in pochi secondi anni di duro lavoro della giustizia federale per perseguire e condannare i responsabili di uno degli eventi più traumatici nella storia recente degli Stati Uniti.
Tra i graziati figurano anche figure di primo piano dell’estrema destra come Henry “Enrique” Tarrio, ex leader dei Proud Boys, e Stewart Rhodes, fondatore degli Oath Keepers, entrambi condannati per cospirazione sediziosa.
Tarrio, nonostante non fosse fisicamente presente al Campidoglio il 6 gennaio, era stato condannato a 22 anni di carcere per aver coordinato e rivendicato l’assalto in nome del gruppo.
Rhodes, che aveva ricevuto invece una condanna a 18 anni, è stato invece ritenuto colpevole di aver orchestrato un piano illegale per impedire la certificazione dei risultati elettorali del 2020.
Anche le sentenze di altri leader dei Proud Boys, come Joseph Biggs, Zachary Rehl ed Ethan Nordean, sono state commutate, cosi come anche Kelly Meggs, un alto dirigente degli Oath Keepers, e sua moglie Connie hanno beneficiato della clemenza presidenziale.
La mossa ha chiaramente suscitato reazioni contrastanti. Secondo un sondaggio condotto dal Washington Post e dall’Università del Maryland già a dicembre il 66% degli americani si opponeva alla decisione di Trump di graziare i rivoltosi.
Adesso, se da un lato Trump sta celebrando la sua decisione come un atto di giustizia per coloro che ritiene vittime di un sistema giudiziario politicizzato, dall’altro i suoi oppositori denunciano il fatto che questo atto rischia di alimentare un senso di impunità tra i gruppi estremisti, incoraggiando così futuri episodi di violenza politica.
Anche diversi giudici federali, inclusi quelli nominati dallo stesso Trump, hanno espresso preoccupazioni sul potenziale impatto di un perdono di massa.
Il giudice distrettuale Carl Nichols aveva per esempio definito la possibilità di grazia “frustrante e deludente”, mentre il giudice Amit Mehta aveva descritto la prospettiva di clemenza per figure come Rhodes come “spaventosa per chiunque tenga davvero alla democrazia in questo Paese”.
In un momento in cui il Paese è già profondamente diviso e polarizzato, la clemenza concessa agli imputati del 6 gennaio rischia, dunque, di minare ulteriormente la residua fiducia dell’opinione pubblica americana nelle istituzioni democratiche del Paese.