Trump firma il "One Big Beautiful Bill: tagli alle tasse, meno spesa sociale e stretta sull’immigrazione

Approvata con un voto risicato, la nuova legge di bilancio da 4.500 miliardi di dollari cancella l'eredità economica di Biden, rafforza i confini, riduce Medicaid e SNAP, e premia imprese e settori strategici cari al presidente

Trump firma il "One Big Beautiful Bill: tagli alle tasse, meno spesa sociale e stretta sull’immigrazione
White House

Il presidente Donald Trump ha firmato venerdì 4 luglio, nel giorno della festa nazionale americana, il One Big Beautiful Bill, il primo atto legislativo della sua presidenza. La cerimonia, svoltasi alla Casa Bianca tra bombardieri B-2 in volo e fuochi d’artificio sul National Mall, ha avuto tutti i tratti di una consacrazione simbolica del potere politico riconquistato da Trump nel secondo mandato presidenziale. Il disegno di legge rappresenta non solo una vittoria parlamentare per il presidente e i repubblicani, ma anche una rottura netta con l’agenda economica e sociale dell’era Biden.

Il provvedimento, approvato con appena quattro voti di scarto alla Camera (218 contro 214), era stato approvato due giorni prima anche dal Senato dopo settimane di pressioni, mediazioni e compromessi. Trump ha voluto che la firma avvenisse prima del 249º anniversario dell’indipendenza americana, trasformando il momento in un evento celebrativo di portata nazionale. “Entriamo nell’età dell’oro dell’America”, ha dichiarato, definendo la legge “la più grande vittoria finora” del suo secondo mandato.

La legge ha un costo complessivo di 4.500 miliardi di dollari e, secondo il Congressional Budget Office, genererà un aumento del disavanzo di bilancio pari a 3.300 miliardi in dieci anni. Si tratta di una svolta strutturale per la politica fiscale americana, che rende permanenti i tagli fiscali del Tax Cuts and Jobs Act del 2017, fino a oggi destinati a scadere entro fine anno. Secondo i repubblicani, il provvedimento protegge l’83% delle famiglie che sarebbero state colpite da un aumento delle tasse.

La riforma prevede riduzioni fiscali mirate soprattutto a imprese e fasce di reddito più alte. Secondo un’analisi del Yale Budget Lab, l’1% più ricco degli americani beneficerà di un aumento del reddito disponibile del 2%, pari a circa 30.000 dollari annui. Il 20% più povero, invece, vedrà una riduzione media del 3%, pari a 700 dollari. Viene anche eliminata la tassazione prevista sul carried interest, una misura molto attesa dai fondi di investimento, in particolare del settore private equity.

Sul fronte sociale, la legge rappresenta un colpo senza precedenti alla rete di sicurezza costruita negli ultimi decenni. I tagli a Medicaid, il programma sanitario federale per le persone a basso reddito, potrebbero lasciare senza copertura fino a 17 milioni di cittadini. Ospedali rurali e cliniche per persone con disabilità sono tra le strutture più a rischio. Le modifiche ai requisiti di accesso a Medicaid e al programma SNAP (i buoni alimentari) si fondano su nuove condizioni lavorative. Il limite di età per soddisfare i requisiti occupazionali viene alzato da 54 a 64 anni, e anche i genitori con figli di 14 anni dovranno dimostrare di essere occupati per mantenere l’accesso agli aiuti.

Secondo i dati del Center on Budget and Policy Priorities, oltre 5 milioni di persone rischiano di perdere totalmente o parzialmente l’accesso ai buoni alimentari. Il USDA ha registrato a marzo 2025 oltre 42 milioni di americani iscritti al programma SNAP, di cui oltre il 60% in famiglie con bambini. Le modifiche potrebbero colpire in modo particolare stati come il New Mexico, dove un cittadino su cinque beneficia del programma.

I sostenitori della legge affermano che si tratta di un intervento necessario per limitare sprechi e abusi e promuovere l’occupazione. “Con questi requisiti lavorativi di buon senso, preserveremo queste vitali linee di vita per le generazioni future”, ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Kush Desai. Lo stesso presidente Trump ha liquidato le critiche dei democratici, accusandoli di allarmismo: “Dicono che moriremo tutti. È l’opposto”.

Oltre ai tagli alla spesa sociale, la legge prevede una forte espansione della spesa militare e per il controllo dell’immigrazione. I fondi destinati all’Immigration and Customs Enforcement (ICE) e alla Customs and Border Protection ammontano a oltre 100 miliardi di dollari entro il 2029. Il provvedimento raddoppia la capacità di detenzione per immigrati e prevede l’assunzione massiccia di personale, tra cui agenti, giudici, investigatori e supporto amministrativo. ICE, con un budget di 8 miliardi nel 2024, diventa così la più grande agenzia federale per l’applicazione della legge.

La voce di spesa più significativa riguarda la costruzione e il potenziamento del muro di confine con il Messico, con 46,5 miliardi di dollari destinati a nuove barriere, tecnologie di sorveglianza, infrastrutture e accessi. Altri 45 miliardi sono previsti per la detenzione, e 29,9 miliardi per le assunzioni. Il disegno di legge stabilisce inoltre un tetto al numero di giudici dell’immigrazione, fissato a 800 a partire dal 2028. Secondo l’American Immigration Council, questo genererà un aumento degli arretrati nei tribunali e ritardi significativi nei procedimenti per i detenuti.

La nuova normativa ha suscitato forti critiche anche tra alcuni esponenti repubblicani. Il senatore Josh Hawley ha definito “negative” le disposizioni su Medicaid, mentre il deputato Chip Roy ha definito il testo “spazzatura”, salvo poi votare a favore dichiarandolo “buono nel complesso”. Frasi come questa e altre – tra cui l’esclamazione “moriremo tutti” della senatrice Joni Ernst – sono destinate a diventare materiale da campagna elettorale per i democratici.

Infatti, se sul piano legislativo i repubblicani hanno ottenuto una vittoria netta, la battaglia politica è solo all’inizio. I democratici, guidati dal leader della Camera Hakeem Jeffries, che ha tenuto il dibattito bloccato per quasi nove ore, intendono usare la legge come cavallo di battaglia in vista delle elezioni di metà mandato del 2026. Secondo i piani, la narrativa si concentrerà sull’impatto della riforma sui cittadini più vulnerabili e sulla concentrazione dei benefici fiscali per le classi più agiate.

Nel frattempo, l’indice S&P 500 ha chiuso ai massimi storici, mentre l’economia ha registrato a giugno 147.000 nuovi posti di lavoro, superando le attese e indicando una certa tenuta nonostante l’aumento dei dazi imposto dalla nuova amministrazione.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.