Trump elimina il “terzo genere”. L’America torna a uomo e donna

Trump elimina il “terzo genere”. L’America torna a uomo e donna
Photo by y y / Unsplash

Donald Trump, appena insediato per il suo secondo mandato come presidente degli Stati Uniti, ha avviato una rapida fase di riforme conservatrici firmando oltre cento ordini esecutivi nei primi giorni di presidenza.

Tra i provvedimenti più discussi, spicca sicuramente la decisione di riconoscere esclusivamente due generi, maschile e femminile, nell’ambito del governo federale.

Questa mossa, annunciata già nel discorso inaugurale, ha già avuto ripercussioni immediate sulla comunità transgender, nonbinaria e intersessuale, che di fatto non vedrà più riconosciuta la propria identità su documenti ufficiali come passaporti e certificati governativi.

Secondo le disposizioni contenute nell’ordine esecutivo intitolato “Defending Women From Gender Ideology Extremism and Restoring Biological Truth to the Federal Government”, infatti, il governo statunitense sostiene ora che il sesso assegnato alla nascita non sia modificabile.

In base a questa visione, il concetto di transizione o di identità non conforme ai generi binari viene definito, nelle parole di Trump, come “una falsa affermazione”: l’idea che chi nasce con determinate caratteristiche fisiologiche possa identificarsi come donna (o viceversa) viene sostanzialmente respinta come priva di fondamento.

Le conseguenze pratiche di tale decisione sono molteplici. Sul fronte burocratico, scompare la possibilità di selezionare il marker “X” sul passaporto — un’opzione finora disponibile per le persone non binarie o intersessuali fin dal 2022 — e risulta cancellata anche l’opportunità di modificare il proprio genere sui documenti federali in caso di transizione.

Nell’immediato, intanto, non è chiaro se verrà richiesta anche una una revisione e sostituzione di tutti i documenti preesistenti già emessi, creando così possibili complicazioni nel riconoscimento legale di queste persone in ambito scolastico, lavorativo e sociale.

Tali cambiamenti colpiscono direttamente anche l’organizzazione della vita quotidiana per i dipendenti pubblici transgender: non essendo più riconosciuta legalmente la loro identità di genere, essi non avranno diritto a utilizzare bagni o strutture destinate al genere a cui si sentono di appartenere.

Inoltre, anche negli istituti penitenziari federali, una donna transgender sarà destinata alla sezione maschile, con tutte le problematiche che ne derivano in termini di sicurezza e dignità personale.

Nel Paese esistono circa 1,6 milioni di persone transgender di età pari o superiore ai 13 anni, stando alle stime della Williams Institute School of Law dell’Università della California a Los Angeles.

Numerose associazioni mediche, tra cui la prestigiosa American Medical Association, sottolineano come l’accesso alle terapie ormonali e alle cure di affermazione di genere sia legato a un drastico calo dei tassi di depressione e rischio suicidario.

L’abolizione o il ridimensionamento delle tutele a livello federale potrebbe, dunque, causare gravi ricadute sul benessere psicofisico di molti individui, oltre a complicare le procedure di assistenza sanitaria.

A peggiorare la situazione, il presidente ha anche revocato una direttiva della precedente Amministrazione Biden che vietava esplicitamente la discriminazione basata su identità di genere o orientamento sessuale, lasciando un vuoto normativo per quanto riguarda la tutela delle persone LGBTQ+ sul posto di lavoro.

Le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili temono anche che questa ulteriore restrizione possa finire per incentivare episodi di discriminazione fuori e dentro i luoghi di lavoro.

Ad alimentare ulteriori polemiche, c’è il fatto che l’Amministrazione Trump ha anche deciso di porre fine a tutte le iniziative di “diversity, equity and inclusion” (DEI) finora presenti nei dipartimenti federali.

Gli addetti a questi programmi sono stati collocati in congedo retribuito in attesa di licenziamento e i relativi dipartimenti, secondo il nuovo provvedimento, dovranno cessare immediatamente l’attività.

I sostenitori di tali progetti li considerano fondamentali per garantire equità di trattamento e un ambiente lavorativo inclusivo, mentre i critici li definiscono una “forma immorale di discriminazione” nonché uno spreco di denaro pubblico, in linea con la narrazione dell’attuale Amministrazione.

Le reazioni non si sono però fatte attendere. Molte organizzazioni per i diritti civili, attivisti e membri dell’opposizione democratica considerano questa netta svolta come un netto passo indietro sui diritti civili e umani, preannunciando così l’inizio di un‘altra dura battaglia legale per cercare di bloccare gli ordini esecutivi di Trump nelle corti federali.

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