Trump e Putin si incontreranno in Alaska il 15 agosto
La Casa Bianca conferma un vertice bilaterale tra i presidenti di Stati Uniti e Russia. Al centro, un possibile accordo che includerebbe cessioni di territori ucraini, mentre Kiev è sotto pressione e l’Europa resta divisa tra scetticismo e speranza.

Le trattative dirette tra Stati Uniti e Russia stanno delineando uno scenario di riduzione del territorio ucraino, che consoliderebbe i guadagni militari russi, anche se il presidente Donald Trump ha usato formule attenuate. «Ci saranno scambi di territori per il bene di entrambe le parti», ha dichiarato alla Casa Bianca l’8 agosto, annunciando un incontro con Vladimir Putin per il 15 agosto in Alaska, con l’obiettivo di porre fine alla guerra in Ucraina.
Trump ha confermato l’appuntamento anche sul proprio social Truth Social, sottolineando la valenza simbolica della sede: «La tanto attesa riunione tra me, presidente degli Stati Uniti d’America, e il presidente russo, Vladimir Putin, si terrà venerdì prossimo, 15 agosto, nel grande Stato dell’Alaska». La scelta del territorio statunitense, seppur appartenuto alla Russia zarista fino al 1867, viene considerata alla Casa Bianca una vittoria diplomatica non marginale.

L’annuncio è arrivato poco dopo la visita a Mosca, il 6 agosto, dell’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, che ha incontrato Putin per circa tre ore. Secondo il Wall Street Journal, il presidente russo si sarebbe detto disposto a un cessate il fuoco totale se Kiev accettasse di ritirare le proprie forze dall’intera regione orientale di Donetsk. Mosca manterrebbe così il controllo su Donetsk, Lugansk e sulla Crimea, annessa nel 2014, mentre il destino di Kherson e Zaporijjia, occupate solo in parte, resta incerto. I negoziatori americani discutono se la Russia intenda congelare l’attuale linea del fronte o ritirarsi parzialmente, condizione che permetterebbe a Trump di presentare la soluzione come un “scambio” piuttosto che una cessione.
Sebbene la Costituzione ucraina vieti concessioni territoriali, compresa la Crimea, Kiev affronta forti pressioni per accettare compromessi. Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato di non voler affrontare la questione prima di un cessate il fuoco completo. In parallelo resta aperto il tema delle garanzie di sicurezza che l’Ucraina potrebbe ottenere da Europa, Stati Uniti o NATO per evitare una ripresa del conflitto: un punto che appare però marginale nei colloqui in corso tra Washington e Mosca.
Il New York Times riporta che Trump avrebbe prospettato agli alleati europei un incontro con Zelensky dopo il vertice con Putin. Fino a oggi, tuttavia, il presidente statunitense non è riuscito a convincere la Russia a cessare le ostilità, nonostante avesse promesso di concludere un accordo in 24 ore dal suo ritorno alla Casa Bianca. Tentativi precedenti di organizzare un faccia a faccia con Putin, come quello ipotizzato a inizio mandato in Arabia Saudita, si erano ridotti a contatti di secondo livello tra il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, senza la partecipazione di Kiev.
Dopo mesi senza progressi e un’intensificazione dell’offensiva russa, Trump aveva alzato i toni a fine luglio, in seguito a bombardamenti su civili a Kiev, definendo le azioni di Mosca «disgustose». L’annuncio del vertice arriva anche sullo sfondo della minaccia di nuove sanzioni contro la Russia.
Sul fronte internazionale, le reazioni oscillano. Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che «un congelamento del conflitto – non la fine della guerra, ma un congelamento – potrebbe arrivare prima del previsto». Più scettico l’Institute for the Study of War, think tank di Washington, secondo cui Putin mira a trasformare l’Ucraina in uno Stato fantoccio e a ottenere concessioni bilaterali dagli Stati Uniti senza un vero impegno per la pace, confidando che il tempo giochi a favore della Russia.