Trump e la Cina: la guerra commerciale rompe il consenso bipartisan e le alleanze regionali

Con l’aumento dei dazi al 54%, Trump abbandona la linea bipartisan sulla Cina. Gli USA si isolano, mentre cambiano gli equilibri nell’Indo-Pacifico.

Trump e la Cina: la guerra commerciale rompe il consenso bipartisan e le alleanze regionali

La competizione strategica con la Cina, che per anni aveva unito democratici e repubblicani, si è sgretolata nei primi mesi del secondo mandato di Donald Trump.

L’aumento dei dazi sui prodotti cinesi al 54% segna non solo un’escalation economica senza precedenti, ma anche una rottura profonda con l’architettura geopolitica costruita dagli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, come fa notare Axios.

Rush Doshi, ex consigliere dell’Amministrazione Biden e autore della strategia cinese dell’epoca, sintetizza così la situazione:

“Trump ha contribuito a creare il consenso bipartisan sulla Cina, ma non ne ha mai fatto realmente parte.”

La sua prima Amministrazione aveva avviato misure come i dazi mirati, i controlli sull’export tecnologico e il rafforzamento delle alleanze regionali (come il QUAD), poi sviluppati ulteriormente ed istituzionalizzati da Biden.

Ora, però, il suo secondo mandato ha inaugurato una discontinuità netta con le politiche precedenti.

Lo smantellamento della strategia USA

Trump sta progressivamente demolendo i pilastri della competizione americana con Pechino.

Intende infatti ridimensionare il CHIPS Act, la legge americana che incentivava la produzione interna di semiconduttori, ed ha avviato lo smantellamento dell’USAID, considerata essenziale per contrastare l’influenza cinese nei Paesi in via di sviluppo dell'Indo-Pacifico.

Contemporaneamente, ha preso le distanze da istituzioni multilaterali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e ha cambiato tono su dossier cruciali come Taiwan e TikTok, aprendo a margini di negoziato inediti con Pechino.

“L’abbandono del soft power da parte di Trump è deliberato, ma lascia campo libero alla Cina,” avverte Elizabeth Economy della Hoover Institution.

La disponibilità del presidente a negoziare tutto il negoziabile con Pechino per un possibile “grande accordo” tra le due potenze accresce l’incertezza strategica.

Colpiti anche gli alleati

Una delle contraddizioni più evidenti delle nuove politiche commerciali riguarda proprio gli alleati regionali degli Stati Uniti.

I nuovi dazi colpiscono indiscriminatamente anche quei Paesi che, proprio su richiesta americana, avevano iniziato a diversificare le proprie catene produttive fuori dalla Cina.

Ad esempio è il caso del Vietnam, partner chiave nella strategia di contenimento americana di Pechino, che ora si ritrova a fronteggiare dazi del 46%.

La Casa Bianca giustifica queste mosse come parte di uno sforzo per “riportare la manifattura in patria” e per spingere i partner a “fare di più nella competizione con la Cina”.

Ma l’evidenza suggerisce il contrario: mentre Trump ignorava gli appelli alla prudenza diplomatica (come quello dell’ambasciatore Burns: “Essere gentili con gli alleati”), Giappone e Corea del Sud hanno deciso di partecipare ad un incontro trilaterale con la Cina proprio per discutere una maggiore integrazione economica.

La Cina approfitta della frattura

Insomma, Pechino sta già approfittando della frattura tra Washington e i suoi alleati.

Xi Jinping ha intensificato le visite ufficiali in Vietnam, Malesia e Cambogia, con l’obiettivo proprio di costruire un’alternativa regionale al sistema economico occidentale.

“I partner nell’Indo-Pacifico guarderanno sempre più l’uno verso l’altro, e verso la Cina. È inevitabile,” osserva Patricia Kim della Brookings Institution.

In questo contesto, la Cina appare paradossalmente rafforzata proprio da una strategia americana sempre più isolazionista.

Anche laddove la politica estera di Xi genera attriti, gli Stati Uniti sembrano dipendere — come osserva ancora Elizabeth Economy — dagli errori della Cina per restare rilevanti.

Il risultato è un paradosso strategico: nel tentativo di “punire” Pechino, gli Stati Uniti stanno minando la propria credibilità e influenza nella regione.

La guerra commerciale, trasformata in strumento politico totale, sta ridisegnando non solo gli equilibri economici globali, ma anche l’assetto delle alleanze.

E grazie a Trump, proprio mentre la competizione con la Cina entra nella sua fase più delicata, gli Stati Uniti rischiano di affrontarla da una posizione sempre più isolata e meno stabile, conclude Axios.

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