Trump declassifica i fascicoli sugli omicidi di JFK, RFK e Martin Luther King

Ieri sera Donald Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo che autorizza la declassificazione di tutti i restanti documenti relativi agli omicidi di John F. Kennedy, Robert F. Kennedy e Martin Luther King Jr.
Si tratta di una mossa che, nelle intenzioni dell’ex presidente, vuole andare incontro a quella trasparenza tanto invocata da storici, ricercatori e famiglie delle vittime, dopo decenni di supposizioni e scontri politico-legali sulle effettive responsabilità di quegli omicidi che hanno profondamente segnato la storia americana.
Al centro della scena rimane soprattutto l’assassinio di JFK, avvenuto nel 1963 a Dallas. La decisione di ieri si ricollega, infatti, ad una legge del 1992, varata dal Congresso, che imponeva la diffusione di tutte le informazioni sul caso entro il 26 ottobre 2017.
Da allora, però, sono seguiti rinvii e proroghe: lo stesso Trump ne aveva concessi nel 2017 e nel 2018, citando motivi di sicurezza nazionale e interesse pubblico. Anche Joe Biden, dopo aver annunciato la pubblicazione di alcuni documenti inediti, aveva comunque mantenuto sotto chiave molti altri dossier, sempre per ragioni legate alla sicurezza.
Ora, con il nuovo ordine esecutivo, Trump ha dichiarato che la mancata pubblicazione integrale di queste carte “non è più in linea con l’interesse della collettività” e che la verità, benché ancora frammentaria, deve finalmente essere accessibile a tutti.
Una mossa che, qualora trovasse rapida applicazione, potrebbe offrire agli studiosi e all’opinione pubblica la possibilità di consultare migliaia di pagine finora sepolte negli archivi federali.
La Commissione Warren, all’epoca, aveva attribuito ogni responsabilità della morte di JFK a Lee Harvey Oswald, ma i sospetti di cospirazione – spesso collegati a possibili infiltrazioni della CIA o di altre forze – non hanno mai abbandonato il dibattito pubblico.
A gettare nuova benzina sul fuoco è stata la vicinanza di Trump a Robert F. Kennedy Jr., nipote dell’ex presidente, che ha più volte sostenuto, seppur senza prove definitive, possibili coinvolgimenti dell’intelligence americana anche nell’omicidio di suo padre, Robert Kennedy.
Il provvedimento firmato ieri non si limita infatti solo al caso JFK: include infatti la declassificazione di materiali sugli assassinii di Martin Luther King Jr. e di Robert Kennedy, entrambi avvenuti nel 1968.
Sebbene il Congresso non avesse previsto la pubblicazione di quei fascicoli, l’ex presidente ha deciso di estenderla con l’intento di “ristabilire la fiducia nell’operato delle istituzioni e rendere un servizio all’interesse generale della nazione”.
La diffusione effettiva di questi materiali potrebbe iniziare nelle prossime settimane e non mancherà di attirare l’attenzione di media e ricercatori di tutto il mondo. Molti si chiedono se, una volta aperti i cassetti, emergeranno prove in grado di gettare luce definitiva su alcuni dei momenti più drammatici e controversi del Novecento americano.
Il dubbio principale resta legato soprattutto all’enorme mole di documenti e alle possibili rivelazioni che potrebbero ancora essere soggette a omissis.
È tuttavia indubbio che, dopo decenni di congetture, questa nuova apertura voluta da Trump potrebbe finalmente segnare un momento di svolta nella comprensione storica di eventi che hanno cambiato per sempre il volto degli Stati Uniti.