Trump critica i costi della Fed e torna a chiedere un taglio dei tassi
Il presidente ha visitato il cantiere di ristrutturazione della banca centrale, scontrandosi con Jerome Powell sui costi e ribadendo la necessità di ridurre i tassi d’interesse.

Donald Trump ha effettuato una visita al quartier generale della Federal Reserve a Washington, dove ha avuto un confronto teso con il presidente dell’istituzione monetaria, Jerome Powell. L’incontro si è svolto giovedì 24 luglio, durante un sopralluogo al cantiere di ristrutturazione dell’edificio. Davanti ai giornalisti, il presidente americano ha contestato i costi dell’opera, stimati da lui in 3,1 miliardi di dollari (2,6 miliardi di euro), contro i 2,7 miliardi di dollari previsti. Powell ha immediatamente negato questa cifra, sostenendo che Trump avesse incluso un “terzo edificio” già completato cinque anni fa.
La scena si è svolta in modo pubblico e diretto: Trump, con casco di cantiere, ha mostrato un documento a Powell, che ha replicato con decisione, scuotendo la testa. Nonostante il confronto, il presidente ha dichiarato poco dopo, in un breve punto stampa, di non aver percepito “tensione” e di non aver esercitato pressioni per una possibile dimissione di Powell, la cui posizione è stata più volte messa in discussione dalla Casa Bianca.
Il presidente ha comunque ribadito la sua richiesta principale: “Vorrei che i tassi d’interesse fossero abbassati”, ha detto, rinnovando una critica che da mesi lo vede in contrasto con la Fed. L’istituzione mantiene i tassi tra il 4,25% e il 4,50% da dicembre 2024, resistendo alle pressioni per una riduzione. La Banca centrale europea, al contrario, ha abbassato progressivamente il proprio tasso fino al 2%.
Negli ultimi giorni Trump aveva parlato di possibili “frodi” legate al progetto di ristrutturazione, alimentando le speculazioni su un eventuale licenziamento di Powell. Pur essendo una misura senza precedenti e giuridicamente complessa, il presidente repubblicano non ha escluso in passato questa possibilità. Powell, nominato da Trump nel 2018 e riconfermato da Joe Biden, dovrebbe restare in carica fino a maggio 2026.
Il conflitto tra il presidente e la Fed è diventato un tema centrale della politica economica americana. Trump sostiene che tassi troppo elevati stiano frenando l’acquisto di case e la crescita economica. “La gente non riesce a comprare casa perché questo tizio è un nigaud”, aveva dichiarato martedì, accusando Powell di agire per motivi politici. Powell, dal canto suo, continua a difendere la strategia della Fed, che punta a mantenere la stabilità dei prezzi in un contesto di forte incertezza economica e di dazi imposti dall’amministrazione.
L’indipendenza della Fed, tradizionalmente considerata un pilastro della politica economica americana, è stata più volte messa in discussione da Trump, che ha ampliato i poteri esecutivi nel corso del suo secondo mandato. La visita alla banca centrale – la prima di un presidente in quasi vent’anni – ha offerto un’ulteriore occasione per criticare direttamente Powell, sia sui costi del cantiere sia sulle decisioni sui tassi.
Nonostante le tensioni, Trump ha ammesso che parte dell’aumento dei costi è legato alle misure di sicurezza necessarie, tra cui finestre resistenti alle esplosioni e lavori complessi nei sotterranei. “Certo, è una situazione molto lussuosa, ma voglio solo che il progetto sia finito”, ha detto, lasciando intendere che i costi, da soli, non giustificherebbero il licenziamento di Powell.
La prossima riunione della Fed è prevista per il 29 e 30 luglio. Powell e i membri del comitato sui tassi non hanno dato indicazioni su imminenti cambiamenti, mantenendo un approccio prudente in attesa di segnali più chiari sull’andamento dell’inflazione e sull’impatto dei dazi commerciali.
L’attacco di Trump alla politica monetaria della Fed rappresenta un caso raro di frizione aperta tra la Casa Bianca e l’istituzione. Il presidente ha ammesso che “togliere l’incarico a qualcuno è una decisione importante”, lasciando intendere che, per ora, preferisce concentrarsi sulla richiesta di un taglio dei tassi piuttosto che su uno scontro istituzionale.