Trump contro Harvard: in discussione tutti i contratti federali con l’università
L’amministrazione Trump ha chiesto alle agenzie federali di verificare la possibilità di annullare o riassegnare i contratti stipulati con Harvard, per un totale di circa 100 milioni di dollari.
La Casa Bianca ha lanciato un nuovo attacco nei confronti dell’università di Harvard, chiedendo alle agenzie federali di esaminare tutti i contratti in essere con l’ateneo e di valutare se possano essere annullati o riassegnati ad altri enti.
Secondo quanto riportato dai media americani, l’ammontare complessivo dei contratti federali con Harvard raggiunge i 100 milioni di dollari (circa 88 milioni di euro). La decisione arriva a pochi giorni da un’altra misura drastica imposta dall’amministrazione Trump: il divieto per l’università di accogliere studenti stranieri, con un ultimatum di 72 ore per conformarsi alle richieste del governo. L’azione si inserisce in un’escalation di sanzioni e pressioni avviate dall’esecutivo statunitense contro l’ateneo.
Nei mesi precedenti, la Casa Bianca aveva già tagliato oltre 2 miliardi di dollari di fondi destinati ad Harvard. Il provvedimento aveva spinto l’università a intraprendere un’azione legale contro il governo federale, nel tentativo di difendere la propria autonomia decisionale. In particolare, il conflitto si è intensificato dopo il rifiuto di Harvard di concedere all’amministrazione un controllo diretto sulle politiche di ammissione degli studenti e sulla selezione del personale docente.
In un intervento pronunciato lunedì, il presidente Donald Trump ha dichiarato la propria determinazione a “vincere” il confronto con Harvard. Il capo della Casa Bianca accusa l’università di opporsi deliberatamente al suo programma politico e culturale. Le dichiarazioni si inseriscono in una strategia più ampia, volta a ridefinire il rapporto tra governo federale e sistema universitario, in particolare con le istituzioni accademiche considerate vicine a posizioni progressiste.
La reazione del mondo accademico non si è fatta attendere. L’American Association of University Professors, attraverso la sua sezione di Harvard, ha condannato con fermezza la decisione dell’amministrazione, definendola come “l’ultima di una serie di misure di ritorsione e di autoritarismo flagrante contro la più antica istituzione di istruzione superiore degli Stati Uniti”. Secondo l’associazione, l’obiettivo del presidente è “distruggere illegalmente l’istruzione superiore negli Stati Uniti”.
In ambienti vicini all’amministrazione repubblicana, le università americane più prestigiose sono accusate da tempo di essere focolai di ideologie progressiste considerate eccessive o dannose per il tessuto culturale del Paese. I sostenitori di questa visione criticano la presunta egemonia di sinistra nel mondo accademico e chiedono maggiori controlli pubblici su programmi educativi, assunzioni e finanziamenti.
Al contrario, numerose organizzazioni per la difesa dei diritti civili e della libertà accademica ritengono che le misure imposte dall’amministrazione costituiscano un attacco diretto alla libertà d’espressione e all’autonomia universitaria. Secondo queste associazioni, l’azione della Casa Bianca rappresenta anche un tentativo di silenziare le critiche nei confronti della politica statunitense e di quella israeliana, temi particolarmente dibattuti all’interno del mondo accademico.