Trump complica la vita ai nazionalisti polacchi
Il PiS, partito conservatore polacco, fatica a conciliare il suo storico sostegno a Trump con le nuove priorità geopolitiche del presidente americano, tra dazi elevati verso l’UE, ambiguità sull’Ucraina e posizioni isolazioniste.

Durante il primo mandato di Donald Trump, il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) aveva stretto con l’allora presidente degli Stati Uniti un’alleanza tanto strategica quanto ideologica.
La prima Amministrazione Trump, percepita come ostile al liberalismo delle élite europee, trovò in Jaroslaw Kaczynski e nel presidente Andrzej Duda due alleati convinti.
Secondo un approfondimento del quotidiano francese Le Monde, la sintonia si fondava su una visione comune del mondo, imperniata sull’ultraconservatorismo, la difesa dell’identità nazionale e l’opposizione ai valori liberali dell’Unione Europea.
Il ritorno di Trump e le prime crepe
Ma il contesto è cambiato radicalmente con il ritorno di Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2025.
Le sue prime mosse, tra cui l’introduzione di dazi commerciali contro l’UE — più che doppi rispetto a quelli imposti alla Russia, come ha sottolineato il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski — hanno evidenziato le contraddizioni dell’approccio del PiS.
Ciò che un tempo era un rapporto di fiducia quasi cieca si sta trasformando in fonte di imbarazzo e tensioni interne. Il PiS, che aveva investito molto nella relazione con Trump anche sul piano simbolico, si ritrova ora in una posizione scomoda.
Un legame prima celebrato ed ora sempre più scomodo
Nel 2017, la visita di Trump a Varsavia fu celebrata come un momento storico, paragonato dal settimanale ultraconservatore wSieci all’alleanza Reagan-Giovanni Paolo II contro il comunismo.
Dopo la rielezione del 2024, i parlamentari del PiS accolsero il risultato indossando i cappellini rossi “Make America Great Again”.
Oggi però, in un contesto segnato dalla guerra in Ucraina e da un equilibrio geopolitico sempre più fragile, l’approccio trumpiano suscita crescenti perplessità.
Uno dei nodi più delicati riguarda la difesa. Il nuovo orientamento americano, che spinge per un maggiore impegno europeo e prevede al tempo stesso un disimpegno diretto degli Stati Uniti, mette Varsavia in una situazione di forte difficoltà.
Il PiS, storicamente ostile a un rafforzamento della difesa europea, ha votato contro una risoluzione del Parlamento UE per rafforzare il confine orientale.
Una scelta criticata dal governo liberale guidato da Donald Tusk, che ha parlato di “traiettorie suicide per la sicurezza nazionale polacca”.
L’ambiguità sull’Ucraina
Anche il rapporto con Kyiv è diventato terreno di ambiguità. Lo scontro tra Trump e Volodymyr Zelensky durante l’incontro alla Casa Bianca del 28 febbraio ha messo a disagio il PiS, tradizionalmente filo-ucraino in chiave anti-russa.
Ma, allo stesso tempo, la crescente ostilità verso gli ucraini nell’opinione pubblica polacca, unita alla sospensione degli aiuti americani a Kyiv, rende politicamente meno conveniente per Varsavia il sostegno a Zelensky.
Alcuni deputati del PiS sono addirittura arrivati ad accusarlo di aver “insultato il popolo polacco”.
Una campagna elettorale in salita per il PiS
Il candidato presidente del PiS, Karol Nawrocki, si è trovato di recente in difficoltà, costretto a giustificare le posizioni contraddittorie di Trump parlando di una sua presunta “poetica diplomatica”.
L’ex premier Mateusz Morawiecki ha scelto invece una linea più dura, accusando Zelensky di aver scelto la Germania e l’UE come alleati, abbandonando Polonia e Stati Uniti.
Ma le ambiguità dell’Amministrazione Trump si estendono anche ad altri ambiti, oltre all’Ucraina.
Le recenti dichiarazioni su una possibile annessione della Groenlandia hanno riattivato in Polonia vecchie ferite legate alla storia di un Paese spesso vittima delle decisioni arbitrarie delle grandi potenze.
Un’alleanza ideologica che non regge alla realtà
Secondo l’analista Witold Jurasz, il PiS continua a vedere i rapporti con Washington in termini dogmatici: un presidente repubblicano è sempre un alleato, un democratico sempre un nemico.
Questo schema ideologico ha giustificato ogni mossa di Trump, anche quelle chiaramente contrarie agli interessi strategici polacchi.
Tuttavia, questa logica sembra ormai sempre meno condivisa dall’opinione pubblica. Il cosiddetto “culto del patron americano” perde presa, e il candidato del PiS non beneficia più dell’effetto Trump.
Sta di fatto che il principale sfidante di Nawrocki, il liberale Rafal Trzaskowski, è oggi nettamente in testa nei sondaggi.
Come ha scritto il quotidiano Gazeta Prawna, la destra radicale polacca “chiude gli occhi, continua a dormire e ha paura di svegliarsi in questa nuova realtà”, una realtà in cui l’alleanza con Trump potrebbe avvicinare la Russia più che contenerla.