Trump chiede a Netanyahu la fine della guerra a Gaza
Il presidente statunitense vuole la conclusione del conflitto, Netanyahu respinge le pressioni internazionali. Regno Unito, Francia e Canada minacciano misure concrete contro Israele.
Il presidente americano Donald Trump ha manifestato crescente frustrazione per la guerra in corso a Gaza, chiedendo ai suoi collaboratori di comunicare direttamente al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu il suo desiderio che il conflitto venga concluso. A riportare la notizia sono due funzionari della Casa Bianca citati da Axios.
Secondo le fonti di Axios, Trump sarebbe sempre più turbato dalle immagini della sofferenza dei bambini palestinesi e avrebbe indicato chiaramente la volontà di vedere terminare rapidamente il conflitto. Un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato:
"Il presidente è frustrato per quanto sta accadendo a Gaza. Vuole che la guerra finisca, che gli ostaggi tornino a casa, che gli aiuti arrivino e vuole iniziare a ricostruire Gaza."
Nonostante ciò, sia funzionari statunitensi che israeliani hanno negato che Trump sia intenzionato ad "abbandonare" Israele o stia esercitando una pressione significativa su Netanyahu. Tuttavia, le divergenze politiche tra i due leader si fanno sempre più evidenti, con Trump desideroso di porre fine alla guerra e Netanyahu che continua a espandere significativamente l'offensiva militare israeliana.
Nei giorni successivi alla visita di Trump in Medio Oriente, gli Stati Uniti hanno cercato di mediare tra Israele e Hamas tramite una proposta di cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi avanzata dall'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff. Tuttavia, questi negoziati hanno mostrato pochi progressi concreti, spingendo il vicepresidente statunitense J.D. Vance a cancellare una sua programmata visita in Israele.
Al contempo, Israele sta proseguendo con l'operazione militare che prevede lo spostamento di circa 2 milioni di palestinesi in una "zona umanitaria", accompagnato da una vasta distruzione dell'enclave.
Un funzionario israeliano ha precisato ad Axios che Netanyahu non percepisce una pressione decisiva da parte di Trump, sottolineando che un eventuale accordo richiederebbe una maggiore determinazione da parte del presidente americano. Nel frattempo, altri Paesi occidentali stanno intensificando le loro pressioni su Israele.
I leader di Regno Unito, Francia e Canada hanno infatti espresso chiaramente la loro contrarietà all'offensiva israeliana, minacciando misure concrete nel caso Netanyahu non interrompa le operazioni militari e non riapra le vie per gli aiuti umanitari. Netanyahu ha immediatamente respinto queste richieste, accusando i tre Paesi di offrire un "enorme premio" agli attacchi contro Israele e invitare implicitamente a ulteriori violenze.
Un punto cruciale delle pressioni di Trump riguarda proprio la questione umanitaria. Trump ha sollecitato Israele a revocare il blocco totale sugli aiuti, turbato profondamente dalle immagini di bambini e neonati in difficoltà a Gaza. Sebbene Israele abbia consentito negli ultimi giorni l'ingresso di alcuni camion di aiuti, la Casa Bianca ha sottolineato la necessità di aumentare ulteriormente l'assistenza umanitaria.
Infine, un alto funzionario della Casa Bianca ha evidenziato come Trump percepisca la guerra a Gaza come un ostacolo ai suoi più ampi obiettivi nella regione. La frustrazione per il protrarsi della crisi è tale che ha portato Trump a intervenire direttamente e unilateralmente per assicurare il rilascio dell'ostaggio americano-israeliano Edan Alexander.
L'inviato presidenziale sugli ostaggi, Adan Boehler, ha ribadito comunque il sostegno solido di Trump a Israele, smentendo categoricamente tutti i rapporti mediatici che indicavano un allontanamento dall'alleanza strategica con Tel Aviv.