Trump cambia strategia sull'Ucraina: ora è Putin considerato come il principale ostacolo alla pace
Il Financial Times riferisce che gli Stati Uniti di Donald Trump ora vedono in Putin, e non in Zelensky, l'impedimento decisivo alla fine del conflitto. Il vicepresidente JD Vance: "Le richieste russe sono eccessive".

L'Amministrazione del presidente Donald Trump sta modificando significativamente la propria posizione riguardo alla guerra in Ucraina, identificando sempre di più il presidente russo Vladimir Putin, e non il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come principale ostacolo alla pace. La notizia è stata riportatadal quotidiano britannico Financial Times, che ha evidenziato un crescente disagio degli Stati Uniti verso l'intransigenza della Russia.
Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha reso evidente questa svolta durante un intervento tenuto il 7 maggio in un forum di politica estera a Washington. Vance ha sorpreso i diplomatici presenti dichiarando esplicitamente che le condizioni imposte da Mosca per porre fine al conflitto in Ucraina sarebbero "troppo estreme". Il giorno seguente, intervistato da Fox News, ha aggiunto che "la Russia non può aspettarsi di ottenere territori che non ha ancora conquistato".
Cambiamento di prospettiva a Washington
"Gli americani avevano un’idea semplicistica: incantare la Russia, fare pressione su Zelensky ed ottenere un accordo. Si è scoperto che incantare la Russia non è sufficiente", ha dichiarato Wolfgang Ischinger, ex ambasciatore tedesco negli Stati Uniti. Ischinger ha accolto con favore il nuovo orientamento espresso da Vance, evidenziando un positivo riavvicinamento tra le posizioni degli Stati Uniti e dell'Europa. Tuttavia, secondo Ischinger, l'Amministrazione Trump non avrebbe ancora compiuto "il passo logico successivo", ossia un aumento delle pressioni nei confronti di Mosca.
Anche Michael McFaul, ex Ambasciatore statunitense in Russia, ha confermato che l'intransigenza russa stia creando frustrazione nel presidente Trump: "Forse comprende di aver concesso troppo senza ottenere nulla in cambio". William Taylor, ambasciatore americano in Ucraina dal 2006 al 2009, sostiene che Trump stia finalmente prendendo coscienza che Putin "non è un amico degli Stati Uniti" e che il presidente russo "non stia conducendo negoziati seri".
Eric Green, membro della Carnegie Foundation ed ex consigliere principale per la Russia nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale durante la presidenza Biden, ha evidenziato come Trump sembri ora consapevole della scarsa disponibilità di Putin alla collaborazione. Tuttavia, Green non è convinto che ciò si tradurrà necessariamente in un incremento della pressione americana verso Mosca.
Miglioramento delle relazioni con l'Ucraina
Intanto le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Ucraina sono migliorate dopo le tensioni che avevano caratterizzato il disastroso incontro pubblico tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca lo scorso febbraio. Secondo il Financial Times, questo miglioramento sarebbe dovuto principalmente alla firma di un importante accordo bilaterale sulle risorse minerarie.
I funzionari ucraini interpretano questa intesa come una garanzia che gli Stati Uniti manterranno il proprio sostegno militare verso Kyiv. "Ora Trump è in gioco", ha dichiarato un funzionario ucraino al quotidiano britannico.
Nonostante questo avvicinamento, rimangono dubbi sul fatto che Trump abbia iniziato davvero a simpatizzare con le posizioni ucraine o se sia pronto a sanzionare Mosca per la sua indisponibilità al dialogo. Infatti, mentre numerosi leader occidentali e lo stesso inviato speciale statunitense in Ucraina Keith Kellogg hanno criticato aspramente la proposta russa di negoziati paralleli al proseguimento delle operazioni militari, Trump avrebbe invece giudicato positivamente questa iniziativa di Putin.
Opinioni contrastanti
Gli analisti appaiono divisi sulla strategia futura del presidente Trump riguardo all'Ucraina. Secondo Michael McFaul, Putin starebbe puntando su una strategia a lungo termine, contando sulla possibile perdita di interesse degli Stati Uniti e sul conseguente indebolimento del supporto militare americano all'Ucraina. In sostanza, secondo McFaul, Mosca aspetterebbe che la pazienza americana si esaurisca, indebolendo ulteriormente Kyiv.
Diversa è invece la posizione di Thomas Graham, esperto del Consiglio per le Relazioni Internazionali ed ex direttore senior per la Russia presso il Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Graham ritiene improbabile che Trump abbandoni il sostegno all'Ucraina, poiché la risoluzione della crisi sarebbe essenziale per rilanciare uno dei principali obiettivi di politica estera della sua Amministrazione: il miglioramento delle relazioni con la Russia. Secondo Graham, un eventuale abbandono dell'Ucraina rappresenterebbe per Trump "un fallimento evidente", un rischio che l’attuale presidente non sarebbe disposto a correre.