Trump apre ai colloqui con Nicolás Maduro mentre cresce la tensione militare tra Stati Uniti e Venezuela
Il presidente annuncia possibili negoziati con Caracas mentre una portaerei americana entra nei Caraibi. Washington designa un cartello della droga venezuelano come organizzazione terroristica e valuta opzioni militari, inclusi attacchi nel Paese sudamericano.
Gli Stati Uniti potrebbero avviare a breve colloqui diretti con il leader venezuelano Nicolás Maduro. Lo ha annunciato il presidente Donald Trump, affermando che "vorrebbero parlare" e aggiungendo che si vedrà cosa accadrà. La dichiarazione arriva in un momento di forte tensione tra i due Paesi, segnato da importanti movimenti militari americani nella regione.
Il giorno prima delle parole di Trump, un gruppo d'attacco della Marina statunitense guidato dalla portaerei USS Gerald R. Ford è entrato nel Mar dei Caraibi. La Gerald R. Ford è la portaerei più grande del mondo e trasporta oltre 4.000 soldati, oltre a decine di caccia ed elicotteri d'attacco. L'invio di questa imponente forza navale segue l'annuncio da parte del Segretario della Difesa Pete Hegseth, che ha lanciato l'Operazione Southern Spear, un'operazione militare diretta contro i "narcoterroristi" nell'emisfero occidentale.
Contestualmente ai movimenti militari, Washington ha adottato nuove misure contro il Venezuela sul piano diplomatico. Gli Stati Uniti hanno deciso di designare il cartello della droga venezuelano Los Soles come organizzazione terroristica straniera. Il Dipartimento di Stato ha precisato che la designazione entrerà in vigore il 24 novembre. Washington associa questo cartello direttamente a Maduro. Come riporta Bloomberg, questa designazione amplia la base giuridica per "azioni più aggressive" contro il Venezuela.
Secondo quanto riferito da Reuters, la scorsa settimana alti funzionari dell'Amministrazione Trump hanno tenuto tre riunioni alla Casa Bianca per discutere le opzioni relative a una possibile operazione militare contro il Venezuela. Queste rivelazioni confermano che l'Amministrazione americana sta valutando seriamente un intervento militare diretto.
Ad agosto Trump ha firmato una direttiva segreta che autorizzava il Pentagono a usare la forza militare contro i cartelli della droga latinoamericani, secondo quanto riportato dal New York Times. Dopo quella direttiva, la marina americana ha affondato più di 20 navi venezuelane che trasportavano "narcoterroristi" nei Caraibi e nell'Oceano Pacifico. Il Wall Street Journal ha rivelato che un promemoria segreto del Dipartimento di Giustizia ha giustificato questi attacchi sostenendo che il fentanyl, un oppioide sintetico ampiamente usato nel mercato della droga, poteva essere utilizzato come arma chimica.
Le autorità venezuelane hanno reagito con forza a queste mosse americane. Caracas ritiene che gli Stati Uniti stiano usando il traffico di droga come pretesto per iniziare una guerra. Maduro ha pubblicamente fatto appello a Trump, esortandolo a non dare inizio a un conflitto armato. La situazione appare quindi estremamente tesa, con entrambe le parti che si preparano a diversi scenari.
Secondo fonti citate da The Atlantic, il leader venezuelano sarebbe pronto a dimettersi a determinate condizioni. Maduro chiederebbe che gli Stati Uniti concedano a lui e ai suoi più stretti collaboratori l'amnistia, annullino la ricompensa per la sua cattura e gli garantiscano un esilio confortevole. Funzionari dell'amministrazione statunitense hanno dichiarato a Politico che Washington potrebbe consentire a Maduro e ai suoi collaboratori di fuggire in Russia, Turchia, Azerbaigian o Cuba.
Tuttavia, all'interno della Casa Bianca non c'è unanimità su questa soluzione. Alcuni membri dell'Amministrazione sostengono invece l'arresto di Maduro e il suo processo negli Stati Uniti, secondo una delle fonti di Politico.