Trump apre a un supporto per una missione di peacekeeping europea in Ucraina
Secondo il Telegraph, gli Stati Uniti forniranno intelligence e supporto logistico alla "coalizione dei volenterosi" guidata da Starmer e Macron, senza impegnare truppe statunitensi.

L'amministrazione Trump avrebbe dato in modo riservato la propria disponibilità a sostenere una forza di peacekeeping europea in Ucraina, come riportato dal Telegraph citando fonti anonime. Sebbene il presidente americano abbia rifiutato di impiegare truppe statunitensi, funzionari di Washington avrebbero aperto alla possibilità di fornire supporto logistico e intelligence alla cosiddetta "coalizione dei volenterosi".
La coalizione, promossa dal primo ministro britannico Keir Starmer e dal presidente francese Emmanuel Macron, punta a creare una forza multinazionale per monitorare un eventuale cessate il fuoco in Ucraina e rafforzare la capacità difensiva di Kiev. Le discussioni tra i Paesi interessati si sono concentrate sulla messa in sicurezza di siti strategici terrestri, aerei e marittimi. Secondo le informazioni raccolte, oltre 30 Stati avrebbero manifestato interesse a partecipare, con almeno sei pronti a inviare contingenti militari.
Keir Starmer ha esercitato pressioni sull'amministrazione americana per ottenere un impegno formale, sottolineando la centralità del sostegno degli Stati Uniti per il successo dell'iniziativa. In un'intervista rilasciata al Telegraph il 24 aprile, Starmer ha dichiarato: "Ci sono discussioni in corso e (Trump) ha detto più volte che ci avrebbe dato il suo sostegno, come sapete. E ho chiarito che questo è un componente importante di ciò che dobbiamo fare".
Parallelamente, il Regno Unito starebbe rivedendo le proprie ambizioni iniziali di inviare migliaia di soldati in Ucraina, come riferito dal Times. A causa delle preoccupazioni crescenti per la sicurezza e dei rischi di un confronto diretto con le forze russe, Londra starebbe valutando alternative più contenute, come l'invio di addestratori militari e il supporto logistico da basi più sicure situate nell'Ucraina occidentale.
I piani operativi della coalizione si articolano in quattro settori principali: aria, mare, terra e rigenerazione. Tali progetti prevedono il pattugliamento aereo sul territorio ucraino, missioni navali nel Mar Nero, dispiegamenti terrestri limitati e programmi di lungo termine per la ricostruzione e il rafforzamento delle forze armate ucraine. Secondo i funzionari britannici, questi elementi operativi potrebbero essere implementati gradualmente, a seconda delle condizioni e dei termini di un futuro accordo di pace.
Un nodo centrale nelle trattative riguarda la disponibilità degli Stati Uniti a garantire la protezione dei peacekeeper europei in caso di attacco da parte delle forze russe. Senza un impegno formale di Washington, esiste il timore che la forza deterrente della coalizione possa risultare inefficace.
I negoziatori europei e ucraini auspicano di registrare ulteriori progressi nelle conversazioni informali previste a Roma il 26 aprile, in occasione dei funerali del Papa, evento a cui parteciperanno anche Trump, Starmer e Macron. È stata avanzata anche l'ipotesi di un incontro tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sebbene al momento non siano stati confermati colloqui ufficiali.
Sul piano delle richieste formali, l'Ucraina e i suoi alleati hanno condiviso con Washington una proposta che include l'adozione di garanzie di sicurezza robuste, la realizzazione di un cessate il fuoco completo e incondizionato, e l'esclusione di qualsiasi discussione su concessioni territoriali prima dell'entrata in vigore di una tregua. Tuttavia, negli Stati Uniti si starebbe valutando l'ipotesi di riconoscere l'annessione della Crimea da parte della Russia e di vietare l'ingresso dell'Ucraina nella NATO. Questa possibilità ha sollevato critiche in Europa e a Kiev.
Il quadro che emerge è quello di una complessa negoziazione multilaterale, in cui il supporto, anche solo logistico, degli Stati Uniti viene considerato un elemento chiave per la credibilità e l'efficacia della missione di peacekeeping proposta.