Trump annuncia che Israele è d'accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni a Gaza

Israele accetta proposta qatariota per una tregua di 60 giorni e rilascio ostaggi. Trump sollecita Hamas: “Non migliorerà, peggiorerà soltanto”

Trump annuncia che Israele è d'accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni a Gaza
Photo by Emad El Byed / Unsplash

Il presidente Donald Trump ha annunciato stanotte che Israele ha accettato una proposta aggiornata di cessate il fuoco della durata di 60 giorni nella Striscia di Gaza, che includerebbe anche il rilascio di alcuni ostaggi. Si tratta del primo passo concreto dopo mesi di negoziati infruttuosi.

"Israele ha accettato le condizioni necessarie per finalizzare il cessate il fuoco di 60 giorni, durante il quale lavoreremo con tutte le parti per porre fine alla guerra", ha scritto Trump su Truth Social. Il presidente ha quindi rivolto un appello diretto ad Hamas, avvertendo: "Spero, per il bene del Medio Oriente, che Hamas accetti questo accordo, perché la situazione per loro non migliorerà – PEGGIORERÀ SOLTANTO".

La proposta in questione è stata presentata dal Qatar, che insieme all’Egitto ha avuto un ruolo di mediazione attiva nel conflitto. Ieri intanto si sono svolti alla Casa Bianca diversi incontri tra l’inviato statunitense Steve Witkoff e il Ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer, consigliere di fiducia del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riferito da un alto funzionario israeliano ad Axios, Dermer ha comunicato il via libero israeliano dell’ultima bozza dell’accordo, aprendo alla possibilità di colloqui indiretti con Hamas per finalizzarne i dettagli.

L’annuncio arriva a pochi giorni dal cessate il fuoco mediato da Trump tra Israele e Iran dopo 12 giorni di guerra, un conflitto che ha visto un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti. La nuova intesa rappresenta ora il principale tentativo dell’Amministrazione Trump di imporre una svolta nel conflitto tra Israele ed Hamas, in corso da più di diciotto mesi.

Secondo quanto riferito da un funzionario americano, “siamo arrivati con le nostre idee, e il nostro obiettivo oggi era farle accettare agli israeliani. E l’hanno fatto”. La bozza dell’accordo prevede che Israele e Hamas utilizzino il periodo di tregua per avviare negoziati su due fronti: una possibile fine permanente della guerra e la definizione di una nuova governance per Gaza nel dopoguerra.

Tuttavia, non è ancora chiaro se Hamas accetterà la proposta. Resta infatti irrisolto uno dei principali nodi delle trattative precedenti: la richiesta del movimento palestinese per un impegno chiaro degli Stati Uniti che garantisca che la tregua di 60 giorni sfoci in una cessazione definitiva delle ostilità. Nei round negoziali precedenti, le proposte coordinate da Stati Uniti, Qatar e Israele non sono riuscite a soddisfare questa condizione fondamentale posta da Hamas.

Dal punto di vista israeliano, qualsiasi cessate il fuoco duraturo deve includere tre elementi: la rimozione di Hamas dal potere, lo smantellamento della sua ala militare e l’esilio dei suoi leader più importanti. Inoltre, Israele insiste perché Gaza venga amministrata da funzionari palestinesi locali non affiliati né ad Hamas né all’Autorità Palestinese. Il piano include anche un ruolo attivo di diversi Stati arabi – Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita – nella fase di transizione e stabilizzazione successiva alla fine della guerra.

Intanto, sul campo, l’esercito israeliano continua a prepararsi per una possibile intensificazione dell’offensiva militare. Lunedì sono stati emessi nuovi ordini di evacuazione per i civili in alcune aree di Gaza City, un segnale interpretato come preludio a una nuova espansione delle operazioni terrestri delle Forze di Difesa israeliane. Un alto funzionario israeliano ha dichiarato ad Axios che “faremo a Gaza City e ai campi profughi centrali quello che abbiamo fatto a Rafah. Tutto si trasformerà in polvere”. Ha aggiunto che questa non è la loro “opzione preferita”, ma che se non ci sarà un progresso concreto nei colloqui per il rilascio degli ostaggi, “non avremo altra scelta”.

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