Trump accorcia a dieci giorni l’ultimatum a Mosca

Il presidente Trump ha ridotto a 10-12 giorni il termine imposto alla Russia per porre fine al conflitto in Ucraina, minacciando nuove sanzioni e possibili dazi anche verso i paesi che commerciano con Mosca.

Trump accorcia a dieci giorni l’ultimatum a Mosca
White House

Il presidente Donald Trump ha dichiarato di aver accorciato la scadenza data alla Russia per concludere la guerra in Ucraina, avvertendo che in caso contrario verranno introdotte nuove sanzioni e potenzialmente dazi aggiuntivi. L’annuncio è arrivato lunedì durante una conferenza stampa in Scozia, a margine dell’incontro con il primo ministro britannico Keir Starmer. “Non c’è motivo di aspettare”, ha detto Trump, spiegando di aver deciso di portare il termine da 50 a circa 10 o 12 giorni. “Non vediamo alcun progresso.”

Il presidente ha dichiarato di non voler colpire direttamente la popolazione russa, ma ha ribadito che l’eventuale inasprimento delle misure economiche includerebbe anche “dazi secondari” nei confronti dei paesi che mantengono rapporti commerciali con Mosca, tra cui Cina e India, particolarmente legate alle forniture di petrolio e gas russi. L’introduzione di nuovi dazi rappresenterebbe un cambio di strategia rispetto alla politica adottata in aprile, quando la Casa Bianca aveva escluso la Russia da un precedente pacchetto di misure tariffarie.

Trump ha espresso delusione verso il presidente russo Vladimir Putin, accusando il Cremlino di non aver mostrato alcuna volontà di giungere a un cessate il fuoco. “La Russia potrebbe essere così ricca in questo momento”, ha affermato, “invece spende tutto in guerra e in uccisioni. Non ha senso.” Ha aggiunto di essere sorpreso dalla scelta di Putin di non chiudere rapidamente il conflitto.

L’atteggiamento di Trump nei confronti della guerra in Ucraina ha subito cambiamenti significativi negli ultimi mesi. Al suo ritorno alla Casa Bianca a gennaio, il presidente aveva affermato di poter portare la pace immediatamente, ma inizialmente si era mostrato critico verso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sospendendo la fornitura di armi statunitensi a Kyiv. Ad aprile, tuttavia, l’Ucraina ha firmato un accordo con Washington per condividere le proprie riserve minerarie, e il presidente ha progressivamente irrigidito la sua posizione verso Mosca, anche su sollecitazione degli alleati europei e della NATO. Negli ultimi tempi Trump ha ripreso a garantire sostegno militare all’Ucraina, adottando un linguaggio più duro nei confronti di Putin.

La decisione di accorciare la scadenza è stata accolta con favore dalle autorità ucraine. Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Zelensky, ha commentato sui social media che le dichiarazioni di Trump dimostrano una volontà di perseguire “la pace attraverso la forza.”

Dall’altra parte, Mosca ha reagito definendo l’ultimatum una minaccia. Dmitri Medvedev, ex presidente russo e vicepresidente del Consiglio di sicurezza, ha descritto la mossa come “un passo verso la guerra” tra Russia e Stati Uniti. Non è chiaro se le parole di Medvedev riflettano pienamente la posizione del Cremlino, ma in passato le sue dichiarazioni, spesso accompagnate da minacce nucleari, non hanno trovato conferma ufficiale.

Il Cremlino, dal canto suo, aveva già ignorato la precedente scadenza dei 50 giorni, convinto che gli ultimatum di Trump non avrebbero avuto conseguenze concrete. Putin appare intenzionato a proseguire l’offensiva, convinto di poter consolidare la propria posizione sul campo di battaglia, come riferito da fonti vicine al governo russo.

Le dichiarazioni di Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, di pochi giorni fa avevano invece elogiato la Casa Bianca per il suo “approccio ragionevole” e per la “disponibilità al dialogo.” Tuttavia, l’inasprimento della posizione di Trump dimostra un cambio di rotta rispetto alla linea iniziale, quando il presidente americano aveva cercato di mantenere un atteggiamento più conciliante con Mosca.

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