Trump accelera sull’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione
Il governo mira a sostituire migliaia di funzionari federali con strumenti di intelligenza artificiale in settori strategici come difesa, controlli fiscali, sicurezza aeroportuale e sanità per i veterani. Crescono le preoccupazioni per l’assenza di controlli e la gestione dei diritti civili.

L’amministrazione Trump sta spingendo per un’adozione rapida e diffusa dell’intelligenza artificiale in tutta la pubblica amministrazione, con l’obiettivo di ridurre i costi, accrescere l’efficienza e ridurre drasticamente la forza lavoro federale. In quasi tutte le agenzie del ramo esecutivo sono in corso progetti per automatizzare compiti tradizionalmente affidati a funzionari umani. In prima linea ci sono il Pentagono, l’Agenzia per l’Aviazione Civile (FAA), l’Ufficio Brevetti (USPTO), la Sicurezza dei Trasporti (TSA), l’Agenzia delle Entrate (IRS) e il Dipartimento per i Veterani (VA).
Il principio guida è ispirato a una visione radicale dell’AI avanzata, promossa in passato da Elon Musk e condivisa da molti membri del Department of Government Efficiency (DOGE), l’ente fondato per snellire l’apparato statale. Secondo questa visione, l’intelligenza artificiale può svolgere molte funzioni governative meglio degli esseri umani. La Casa Bianca ha annunciato che nei prossimi giorni pubblicherà un piano strategico sull’AI, mentre l’ordine esecutivo firmato nel 2023 da Joe Biden, che mirava a contenere i rischi della tecnologia, è stato revocato da Trump a gennaio.
“Il presidente Trump ha sempre sottolineato l’importanza della supremazia americana nell’AI”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Anna Kelly, aggiungendo che l’amministrazione sta usando “ogni strumento possibile per rendere il governo più efficiente”.
Il Washington Post ha analizzato documenti ufficiali e raccolto testimonianze da funzionari attuali ed ex funzionari federali. Le opinioni sono contrastanti: alcuni lodano le potenzialità della tecnologia nel velocizzare processi complessi, altri denunciano i rischi di affidare decisioni cruciali a sistemi non trasparenti e ancora poco affidabili. “C’è un’incompatibilità di fondo tra quello che l’AI è in grado di fare e ciò che i cittadini si aspettano da un’amministrazione pubblica”, ha commentato Elizabeth Laird del Center for Democracy and Technology.
Nel settore della difesa, l’espansione dell’AI è già una realtà. Il programma NGA Maven, attivo dal 2017, analizza immagini satellitari e dati da droni per identificare potenziali bersagli militari. Secondo Frank Whitworth, direttore della National Geospatial-Intelligence Agency, oltre 25.000 militari e civili lo utilizzano. Il sistema sta ora integrando anche dati audio e testuali, per fornire una mappa operativa in tempo reale e permettere alle truppe sul campo di prendere mille decisioni di targeting all’ora. A maggio, il Pentagono ha stanziato 795 milioni di dollari aggiuntivi per Maven Smart System, fornito da Palantir, rafforzando così il legame tra apparato militare e aziende tecnologiche private.
L’adozione dell’AI si estende anche alla gestione del traffico aereo. La FAA sta valutando se l’intelligenza artificiale possa assistere — o in futuro sostituire — i controllori umani in alcune mansioni. Il progetto punta a ridurre l’affaticamento e il carico cognitivo dei controllori, mantenendo il contatto con i piloti in mano umana. In un contesto di carenza di personale, si pianifica un’operatività “con meno persone”. Altre applicazioni in fase di test includono l’analisi di dati sui crash e la previsione della manutenzione aerea. Tuttavia, l’agenzia ribadisce che “gli esperti restano essenziali per la nostra missione di sicurezza”.
All’Ufficio Brevetti, dal 21 luglio sarà obbligatorio per gli esaminatori utilizzare uno strumento di ricerca AI per verificare la somiglianza delle nuove richieste con i brevetti già esistenti. Il sistema segnalerà ai richiedenti i dieci documenti più rilevanti, con l’obiettivo di indurli a modificare, correggere o ritirare la domanda. L’agenzia ha anche in programma un ulteriore strumento AI, la cui implementazione è stata però rallentata da timori interni sul fatto che il personale non sia adeguatamente preparato.
La TSA, responsabile dei controlli di sicurezza negli aeroporti, ha installato telecamere per il riconoscimento facciale in oltre 200 aeroporti dal 2022. Nonostante le critiche sulla minore precisione del sistema per le persone non bianche, l’agenzia sostiene che l’AI sia più efficace nel rilevare impostori rispetto agli operatori umani. Sotto Trump, si prevede una riduzione del personale grazie a chioschi automatizzati, capaci di gestire i passeggeri pre-verificati senza assistenza. “Se c’è l’opportunità di ridurre il personale, lo faranno”, ha dichiarato Galvin Widjaja, CEO dell’azienda Lauretta.io, che collabora con TSA e il Department of Homeland Security.
Anche l’IRS è oggetto di un processo di automazione avanzata. Secondo una fonte interna, la nuova amministrazione, in collaborazione con DOGE, sta valutando l’uso di AI per condurre controlli fiscali. L’obiettivo è concentrare tutte le funzioni informatiche e gestionali del Tesoro in un’unica struttura, da affidare progressivamente all’AI. Sam Corcos, fondatore di una start-up e oggi dirigente DOGE, guida il progetto. L’Agenzia ha già utilizzato l’AI per efficienza operativa, rilevamento frodi e assistenza al contribuente, ma l’estensione dell’automazione solleva dubbi sulla supervisione e la trasparenza.
Il Dipartimento per i Veterani, infine, è tra le agenzie più attive nell’uso dell’intelligenza artificiale. Nel 2024 ha lanciato centinaia di applicazioni AI, tra cui REACH VET, un algoritmo che segnala i veterani a rischio suicidio. Un’inchiesta del Fuller Project ha rivelato che il sistema privilegiava uomini bianchi divorziati o vedovi, ignorando fattori di rischio noti per le donne veterane. L’agenzia ha successivamente aggiornato il modello, includendo tra i criteri anche traumi sessuali militari, gravidanza, cisti ovariche e infertilità. Dal 2017, REACH VET ha permesso di individuare oltre 117.000 pazienti a rischio.
Mentre l’amministrazione Biden classificava i progetti AI in base all’impatto sulla sicurezza o sui diritti dei cittadini, quella di Trump ha abolito tali etichette, preferendo una definizione generica di “alto impatto”. La svolta evidenzia un approccio meno prudente e più orientato a una diffusione rapida della tecnologia, anche nei settori più sensibili dell’amministrazione pubblica.
La trasformazione digitale voluta da Trump si configura come una rivoluzione strutturale della macchina federale. Ma la velocità con cui l’AI sta assumendo un ruolo centrale in funzioni cruciali dello Stato solleva interrogativi sulla tutela dei diritti, sulla qualità delle decisioni pubbliche e sul destino dei lavoratori federali.