Timori crescenti per le aste del Tesoro americano
Gary Cohn e Jamie Dimon avvertono sui rischi per il mercato obbligazionario USA. Il Tesoro americano potrebbe non trovare abbastanza acquirenti per i suoi titoli di debito
Cresce l’allarme tra leader finanziari e imprenditoriali statunitensi per la tenuta delle aste del Tesoro, il meccanismo con cui il governo degli Stati Uniti raccoglie i fondi necessari a finanziare il proprio deficit. L’eventualità che un giorno manchino gli acquirenti per i titoli di Stato — buoni, obbligazioni e note — viene considerata sempre meno remota da esperti del settore, alcuni dei quali hanno ricoperto ruoli di primo piano durante il primo mandato del presidente Donald Trump.
La preoccupazione principale è che un’asta fallita possa minare la fiducia nel mercato del debito statunitense e provocare un’impennata dei tassi di interesse, con conseguenze a catena per tutta l’economia. L’ipotesi più temuta è quella di una crisi di fiducia improvvisa e incontrollabile, che costringerebbe il Tesoro a offrire rendimenti molto più alti per piazzare i propri titoli.
"Se volete un’oscillazione imprevedibilmente ampia della volatilità, abbiate un’asta del debito fallita negli Stati Uniti", ha dichiarato Gary Cohn, ex consigliere economico della Casa Bianca e già presidente di Goldman Sachs. Intervenuto durante un panel del Reagan National Economic Forum alla Reagan Library di Simi Valley, in California, Cohn ha aggiunto: "Abbiamo il mercato del debito più robusto al mondo finché non ce l’abbiamo più".
Secondo Cohn, il venir meno dell’interesse da parte di investitori sia americani che stranieri farebbe aumentare bruscamente i tassi d’interesse. "Una o due aste più tardi, potreste trovarvi in un sistema completamente diverso", ha spiegato. "E quando il governo arriva al punto in cui non può finanziarsi efficientemente, abbiamo una posizione completamente diversa. E quando arriviamo lì, è quasi troppo tardi per affrontare la situazione".
A rafforzare il quadro di allarme è intervenuto anche Jamie Dimon, CEO di JPMorgan. Sempre nella giornata di venerdì, Dimon ha affermato: "Vedrete una crepa nel mercato obbligazionario, ok? Accadrà". Il dirigente ha sottolineato i rischi derivanti dall’attuale combinazione di bassa crescita economica e alti livelli di deficit.
Steven Mnuchin, che ha guidato il Dipartimento del Tesoro durante il primo mandato Trump, ha condiviso le stesse preoccupazioni. "Se non abbiamo crescita e abbiamo questo tipo di deficit, avremo un ambiente economico che creerà problemi reali", ha detto. "A un certo punto il mercato obbligazionario avrà un problema con questo".
Un’altra voce autorevole, quella dell’ex Speaker della Camera Paul Ryan, ha messo in guardia sul possibile ruolo coercitivo che il governo potrebbe essere costretto a esercitare sui primary dealers, le principali banche e istituzioni finanziarie che partecipano regolarmente alle aste del Tesoro. "Potremmo vedere un giorno in cui scopriamo che i 25 primary dealers hanno riempito solo il 50% del libro perché l’asta stava altrimenti per fallire e abbiamo puntato loro una pistola alla testa dicendo 'Comprate tutto'", ha detto Ryan. Un simile scenario, ha aggiunto, sarebbe segnale di grave disfunzione all’interno del sistema finanziario statunitense.
Per affrontare tali rischi, il presidente del Comitato per i Servizi Finanziari della Camera, il deputato French Hill, ha annunciato la creazione di una task force guidata da Frank Lucas, incaricata di esaminare le politiche monetarie e la resilienza del mercato del debito pubblico. "Qual è il ruolo della Fed e del settore privato nel garantire che abbiamo uno spazio adeguato per le aste del Tesoro?", si è chiesto Hill.
Secondo quanto dichiarato, Lucas formulerà raccomandazioni su possibili interventi legislativi per rafforzare la struttura del mercato. L’iniziativa potrebbe portare a importanti riforme nel modo in cui gli Stati Uniti gestiscono l’emissione e la vendita dei propri titoli.
Il quadro si complica ulteriormente a causa della nuova proposta di legge in discussione al Congresso, sostenuta dal presidente Trump. Il provvedimento — definito dallo stesso presidente come un "grande, bellissimo disegno di legge" — prevede nuovi tagli fiscali e aumenti di spesa. Secondo le stime del Congressional Budget Office e di analisti del settore privato, la misura farebbe salire il deficit di 3-4 mila miliardi di dollari nei prossimi dieci anni rispetto alla normativa attuale.
In termini pratici, questo significherebbe che il Tesoro dovrebbe collocare un numero ancora maggiore di titoli sul mercato, aumentando la pressione su un sistema già giudicato fragile dagli esperti. La sostenibilità del debito americano, in questo contesto, potrebbe dipendere sempre più dalla capacità del governo di mantenere stabile la fiducia degli investitori.