Tesla condannata a versare $242 milioni per un incidente mortale legato all’Autopilot
Un tribunale della Florida ha ritenuto il costruttore parzialmente responsabile della morte di una giovane donna nel 2019, investita da una Model S il cui conducente faceva uso del sistema di assistenza alla guida.
Un tribunale federale di Miami ha condannato Tesla a risarcire con circa 242 milioni di dollari i familiari di una vittima di un incidente stradale avvenuto nel 2019 in Florida. Il verdetto, emesso venerdì da una giuria popolare composta da otto membri, attribuisce al costruttore automobilistico una quota rilevante della responsabilità per la morte di Naibel Benavides Leon, travolta da una Model S dotata del sistema di assistenza alla guida Autopilot.
L’azienda californiana ha annunciato l’intenzione di fare appello, contestando la decisione del tribunale e sostenendo che la responsabilità dell’incidente sia interamente da attribuire al conducente del veicolo. Il risarcimento complessivo stabilito dalla giuria ammonta a 328 milioni di dollari, di cui 200 milioni a carico di Tesla. I restanti 128 milioni sono stati attribuiti all’autore materiale del sinistro, George McGee, responsabile di aver investito il SUV Chevrolet fermo a un incrocio, con a bordo la giovane donna e il suo compagno, Dillon Angulo.
L’incidente è avvenuto il 25 aprile 2019 a Key Largo, in Florida. Secondo quanto riportato nella denuncia, la Tesla Model S non è riuscita a individuare il veicolo fermo, nonostante la presenza del sistema Autopilot. L’impatto è stato così violento da proiettare il corpo di Benavides Leon, 22 anni, a decine di metri di distanza. Dillon Angulo ha riportato gravi ferite, tra cui fratture multiple e un trauma cranico.
Il tribunale ha riconosciuto 59 milioni di dollari ai familiari della vittima e 69 milioni ad Angulo per il danno morale. Due terzi di queste somme saranno a carico di George McGee e un terzo sarà pagato da Tesla. Il verdetto ha riaperto il dibattito sulla responsabilità dei costruttori in presenza di tecnologie di guida assistita, in un contesto in cui l’autonomia dei veicoli è in costante espansione.
Tesla ha definito la decisione «un errore» e ha dichiarato che essa rappresenta un ostacolo per il progresso della sicurezza stradale. Secondo l’azienda, il conducente dell’auto – che procedeva a velocità eccessiva, con il piede sull’acceleratore e senza guardare la strada – aveva disattivato di fatto l’Autopilot e stava cercando di recuperare il telefono caduto nell’abitacolo.
L’avvocato dell’accusa, Brett Schreiber, ha però sottolineato che, sebbene McGee sia stato chiaramente negligente – non rispettando segnalazioni luminose e attraversando un incrocio a oltre 100 km/h – anche Tesla porta una parte di responsabilità. Secondo Schreiber, il sistema Autopilot non avrebbe dovuto essere attivo su una strada secondaria per la quale non era stato progettato, né avrebbe dovuto permettere a un conducente distratto di mantenerne l’utilizzo.
Al centro della contestazione c’è anche l’uso stesso del termine “Autopilot”, ritenuto fuorviante. Mentre altri costruttori preferiscono definizioni più limitative come “assistenza alla guida” o “copilota”, Tesla continua a impiegare una terminologia che, secondo l’accusa, genera aspettative eccessive da parte degli utenti. George McGee, nel corso del processo, ha dichiarato: «Avevo troppa fiducia nella tecnologia. Credevo che la macchina si sarebbe fermata se avesse visto qualcosa davanti a sé».
Il legale di Tesla, Joel Smith, ha ribattuto che il veicolo avverte chiaramente il conducente di tenere gli occhi sulla strada e le mani sul volante, cosa che McGee avrebbe ignorato. Smith ha attribuito l’incidente unicamente alla distrazione del conducente: «La causa è che ha lasciato cadere il suo telefono».
Tesla ha insistito sul fatto che nel 2019 nessuna auto, indipendentemente dalla tecnologia disponibile, avrebbe potuto evitare l’incidente. L’azienda ha accusato gli avvocati dei querelanti di aver inventato una “finzione” per scaricare la colpa sul veicolo, mentre lo stesso conducente aveva sempre ammesso la propria responsabilità fin dall’inizio.
Il caso è stato reso ancora più complesso dalla denuncia da parte degli avvocati dei familiari della vittima, secondo cui Tesla avrebbe nascosto o smarrito elementi fondamentali per l’indagine, inclusi dati e video registrati nei secondi immediatamente precedenti all’incidente. «Abbiamo finalmente scoperto cosa è successo quella notte. L’auto era effettivamente difettosa», ha dichiarato la sorella della vittima.