Tensioni USA-Panama: Washington minaccia azioni sul Canale per contrastare l'influenza cinese

Il Segretario di Stato Marco Rubio avverte Panama: "Lo status quo è inaccettabile". Trump vuole riprendere il controllo del Canale di Panama mentre cresce a Washington la preoccupazione per l’influenza di Pechino nell'area.

Tensioni USA-Panama: Washington minaccia azioni sul Canale per contrastare l'influenza cinese
Fonte: Grok

La disputa sul controllo del Canale di Panama sta alzando la tensione nelle relazioni tra Stati Uniti e Panama.

Durante il suo primo viaggio diplomatico all’estero, il neo Segretario di Stato americano Marco Rubio ha rivolto un chiaro avvertimento ai vertici panamensi: l’influenza cinese sul Canale deve essere ridimensionata.

In caso contrario, Washington si vedrà costretta a intraprendere misure per tutelare i propri interessi.

La posizione dell'Amministrazione Trump

Dopo la vittoria elettorale di novembre scorso, il presidente Donald Trump ha intensificato lentamente la pressione su Panama.

Trump non ha neppure escluso l’uso della forza militare per riprendere il controllo dell’infrastruttura, sostenendo inoltre che le tariffe applicate alle navi statunitensi siano discriminatorie rispetto a quelle imposte ad altre nazioni.

Il nodo centrale della controversia riguarda la gestione del Canale, in quanto una società di Hong Kong detiene il contratto operativo per due porti.

Il Dipartimento di Stato ha dichiarato che Trump ha formulato una “determinazione preliminare” secondo cui l’influenza cinese violerebbe il Trattato che garantisce la neutralità del Canale.

Tale accordo, firmato dal presidente Jimmy Carter alla fine degli anni ’70, ha affidato il controllo del Canale a Panama, pur riservando agli Stati Uniti il diritto di intervenire per proteggere questo passaggio strategico, sebbene i termini esatti della “neutralità” non siano chiaramente definiti.

La risposta di Panama

Il presidente panamense José Raúl Mulino ha respinto categoricamente le richieste americane di cedere il controllo del Canale.

In seguito all’incontro con Rubio, Mulino ha però definito i colloqui “rispettosi” e “positivi”, sottolineando di non percepire alcuna reale minaccia nei confronti del Trattato e della sua validità da parte americana.

Tuttavia, Mulino ha riconosciuto la legittimità delle preoccupazioni di Washington riguardo al ruolo della Cina nella gestione dei due porti situati alle estremità del Canale, annunciando l’avvio di un audit sul consorzio che li controlla.

Inoltre, Mulino ha fatto un ulteriore passo verso Washington, dichiarando che Panama non intende rinnovare l’accordo sulla partecipazione panamense all’iniziativa Belt and Road cinese, la cui scadenza è prevista per il 2027.

La protesta popolare

La tensione diplomatica tra Stati Uniti e Panama ha suscitato anche forti reazioni popolari: durante l’incontro tra Rubio e Mulino, circa 200 manifestanti hanno sfilato nella capitale panamense, sventolando bandiere nazionali e intonando slogan come “Marco Rubio fuori da Panama” e “Viva la sovranità nazionale”.

I manifestanti, bloccati dalla polizia antisommossa prima di raggiungere il palazzo presidenziale, hanno anche dato alle fiamme uno striscione con le immagini di Trump e Rubio.

Il contesto più ampio

La crisi del Canale si inserisce in un contesto più ampio di tensioni internazionali, innescate dai primi provvedimenti della nuova Amministrazione.

Negli ultimi giorni, Trump ha annunciato l’imposizione di tariffe rilevanti su Canada e Messico, scatenando una guerra commerciale con questi storici alleati.

Parallelamente, il congelamento dei finanziamenti destinati agli aiuti esteri ha comportato la sospensione dei programmi statunitensi volti a contrastare, tra le altre cose, anche l’immigrazione illegale e il crimine nei paesi dell’America Centrale.

In un editoriale pubblicato venerdì sul Wall Street Journal, Rubio ha sottolineato come la migrazione di massa, il traffico di droga e le politiche ostili agli Stati Uniti messe in atto da Cuba, Nicaragua e Venezuela abbiano diffuso il caos nella regione.

Secondo Rubio, tutto ciò rende ancora più strategica la questione della gestione dei porti alle estremità del Canale da parte di una società cinese, poiché questa situazione rende l’infrastruttura chiave troppo vulnerabile alle pressioni di Pechino.

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