Tensioni USA-Cina: Pechino "pronta alla guerra" mentre aumenta la spesa militare

La Cina risponde ai dazi imposti dall'Amministrazione Trump con contromisure commerciali e incremento del budget per la difesa.

Tensioni USA-Cina: Pechino "pronta alla guerra" mentre aumenta la spesa militare

La Cina ha dichiarato di essere "pronta alla guerra" con gli Stati Uniti in seguito all'imposizione di nuovi dazi americani e ha annunciato un aumento della spesa militare del 7,2%, intensificando le tensioni tra le due superpotenze.

I rappresentanti cinesi negli Stati Uniti hanno affermato, secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Telegraph:

"Se è la guerra ciò che gli USA vogliono, che sia una guerra di dazi, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, noi siamo pronti a combattere fino alla fine."

Questa dura presa di posizione arriva in risposta ai dazi del 20% imposti dagli Stati Uniti sui prodotti cinesi, misura adottata dalla Casa Bianca per l'inazione di Pechino sul flusso di fentanyl verso l'America.

La risposta di Pechino

Pechino ha risposto annunciando l'aumento della spesa per la difesa e dazi reciproci dal 10 al 15% su determinate importazioni americane a partire dal 10 marzo.

Il Ministero degli Affari Esteri cinese ha avvertito Washington che "l'intimidazione non ci spaventa" e ha criticato il presidente Trump per aver collegato i dazi alla crisi del fentanyl, definendola "una scusa inconsistente per aumentare i dazi sulle importazioni cinesi".

Il linguaggio incendiario coincide con gli incontri annuali delle "Due Sessioni" a Pechino, dove sono stati rivelati i piani per l'aumento della spesa militare.

L'incremento porta il budget ufficiale a circa 1,78 mila miliardi di yuan (245 miliardi di dollari), mentre la Cina persegue l'obiettivo del presidente Xi Jinping di costituire un esercito moderno entro il 2027.

Il premier cinese Li Qiang ha promesso "sforzi totali" per raggiungere l'obiettivo, dichiarando che Pechino "intensificherà l'addestramento militare e la prontezza al combattimento per salvaguardare la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina".

Le mosse in Asia e nel Pacifico

La Cina ha suscitato allarme con azioni sempre più aggressive nella regione – tra cui esercitazioni al largo dell'Australia, manovre militari vicino a Taiwan e Vietnam e confronti con la guardia costiera filippina nel Mar Cinese Meridionale.

È stato inoltre rivelato che la Cina sta sviluppando una nuova portaerei a propulsione nucleare, più grande e avanzata di qualsiasi nave della sua flotta, nel tentativo di rivaleggiare con gli Stati Uniti.

Il confronto dei budget militari

Sebbene Pechino abbia il secondo più grande budget militare al mondo, quello cinese rimane comunque eclissato dalla spesa militari americana – anche tenendo in considerazione i piani del presidente Trump di tagliare il budget USA dell'8% nei prossimi cinque anni.

Il budget militare statunitense per il 2025 si attesta intorno agli 850 miliardi di dollari. Il Pentagono afferma che la Cina spende più di quanto dichiari pubblicamente – fino a 450 miliardi di dollari – ma la somma ufficiale rappresenta comunque meno del 2% del PIL cinese.

Le analisi degli esperti

Gli analisti affermano che, nonostante la forte retorica, la Cina non si sta ancora attivamente preparando alla guerra.

Il professor James Char Tze Siang della S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore ha dichiarato:

"È usuale per il governo del PCC parlare duramente contro quelli che percepisce come tentativi di fare pressione su Pechino. Questo è solo un altro episodio nelle fluttuanti relazioni sino-americane dal 1972."

Philip Shetler‑Jones del Royal United Services Institute ha aggiunto:

"Forse il cambiamento di tono rivela una preoccupazione latente da parte di Pechino sul fatto che Trump stia normalizzando le relazioni con la Russia per concentrare tutta la sua attenzione sulla competizione con la Cina."
Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.