Tensioni tra Trump e Zelensky: alcuni repubblicani chiedono al presidente ucraino di "tornare in sé"

Dopo l'acceso scontro verbale alla Casa Bianca con Trump e Vance, crescono le pressioni americane sul leader ucraino per avviare negoziati con la Russia.

Tensioni tra Trump e Zelensky: alcuni repubblicani chiedono al presidente ucraino di "tornare in sé"

Lo Speaker della Camera Mike Johnson e altri esponenti di primo piano del Partito Repubblicano hanno aspramente criticato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo lo scontro verbale avvenuto venerdì nello Studio Ovale con il presidente Trump e il vicepresidente Vance, che ha deteriorato ulteriormente i già fragili rapporti tra Stati Uniti e Ucraina.

Durante l'intervista rilasciata ieri al programma "Meet the Press" della NBC, Johnson ha dichiarato che Zelensky deve "tornare in sé" e riprendere i negoziati "con gratitudine, altrimenti qualcun altro dovrà guidare il suo Paese per farlo".

Quando gli è stato chiesto se anche il presidente russo Vladimir Putin dovrebbe dimettersi, Johnson ha risposto che vorrebbe piuttosto vederlo "sconfitto".

Il senatore Lindsey Graham (R-S.C.) si era già spinto oltre, suggerendo apertamente che Zelensky dovrebbe lasciare il suo incarico.

Tuttavia, non tutti i Repubblicani condividono questa posizione. Il senatore James Lankford (R-Okla.) ha dichiarato: "Non sono interessato a chiedere le dimissioni di altri leader mondiali", aggiungendo che "questo farebbe precipitare l'Ucraina nel caos, mentre cerca di trovare chi possa essere il negoziatore per portare la pace".

I democratici attaccano Trump ed i repubblicani

Da parte loro gli esponenti democratici hanno invece duramente criticato l'Amministrazione Trump ed i repubblicani. Il senatore Bernie Sanders (I-Vt.) ha definito le richieste di dimissioni di Zelensky come una "proposta orribile", affermando:

"Penso che milioni di americani siano imbarazzati e si vergognino di avere un Presidente degli Stati Uniti che dice che l'Ucraina ha iniziato la guerra, che Zelensky è un dittatore - ha completamente invertito i fatti".

Anche il senatore Chris Murphy (D-Conn.) ha condannato l'approccio della Casa Bianca verso Mosca, sostenendo che "la Casa Bianca è diventata un braccio del Cremlino".

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