Tensioni alla Casa Bianca sui rimpatri: Trump preme per accelerare le espulsioni
Il presidente è insoddisfatto dei numeri attuali mentre l'Amministrazione Trump si prepara a riaprire i centri di detenzione per famiglie di migranti
La Casa Bianca sta affrontando crescenti pressioni interne sulla gestione dell'immigrazione irregolare, con il presidente che sta esprimendo forte insoddisfazione per il numero di rimpatri effettuati nelle prime settimane del suo nuovo mandato.
Secondo fonti vicine alla Casa Bianca e all'Immigration and Customs Enforcement (ICE), citate da NBC News, il presidente Trump starebbe, infatti, manifestando particolare irritazione per i risultati finora ottenuti, ritenuti insufficienti rispetto agli obiettivi prefissati.
Numeri sotto le aspettative
Le statistiche attuali mostrano un divario significativo tra gli obiettivi ambiziosi dell'Amministrazione ed i risultati effettivamente raggiunti.
L'ICE aveva stabilito una quota giornaliera di 1.200-1.400 arresti, ma i dati pubblicati dall'agenzia mostrano che il picco massimo raggiunto dall'insediamento è stato di 1.100 arresti in un singolo giorno, con numeri in progressivo calo da allora.
Particolarmente significativo il dato dello scorso fine settimana, quando sono stati effettuati solamente 300 arresti.
Per mantenere la promessa fatta dal presidente Trump nel giorno dell'inaugurazione di procedere con "milioni e milioni di espulsioni", l'amministrazione dovrebbe rimpatriare oltre 2.700 immigrati al giorno per raggiungere il milione in un anno.
Un obiettivo che appare al momento distante, considerando che delle oltre 8.000 persone arrestate nelle prime due settimane della nuova amministrazione Trump, 461 sono state rilasciate, secondo quanto riferito dalla stessa Casa Bianca.
La catena di comando sotto pressione
La situazione sta generando tensioni ai vertici dell'amministrazione. Tom Homan, responsabile della sicurezza alle frontiere, sta conducendo conference call giornaliere con gli agenti ICE, nelle quali avrebbe espresso più volte la sua frustrazione per i numeri raggiunti.
Le pressioni si estendono fino al neo Segretario per la Sicurezza Interna Kristi Noem, al vice capo dello staff della Casa Bianca Stephen Miller ed al direttore ad interim dell'ICE Caleb Vitello.
"Dopo quattro anni di incompetenza e negligenza dell'Amministrazione Biden, l'Amministrazione Trump ha ristabilito un'applicazione seria e rigorosa delle leggi sull'immigrazione degli Stati Uniti", ha dichiarato in una nota Kush Desai, portavoce della Casa Bianca in risposta a queste rivelazioni.
Desai ha sottolineato che:
"Centinaia di criminali illegali violenti, predatori e affiliati a gang sono già stati arrestati e rimpatriati dall'ICE da quando il presidente Trump si è insediato".
Il ritorno dei centri di detenzione per famiglie
In questo contesto, l'Amministrazione sta anche preparando il terreno per la riapertura dei centri di detenzione per famiglie di migranti, una pratica interrotta dall'amministrazione Biden nel 2021.
Stando a quanto afferma sempre NBC News in un secondo articolo, l'ICE si appresta a pubblicare una "Richiesta di Proposta" per invitare le compagnie carcerarie private a presentare offerte per la gestione di questi centri.
Due strutture esistenti sono già potenzialmente pronte: il centro di Karnes, Texas, con una capacità di oltre 3.000 persone, e quello di Dilley, Texas, che può ospitare fino a 830 persone.
Secondo ex funzionari del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS), decine di migliaia di migranti negli Stati Uniti fanno parte di famiglie con ordini definitivi di espulsione, il che potrebbe accelerare il processo di rimpatrio una volta arrestati.
Una questione particolarmente delicata riguarda le famiglie con status misto, dove alcuni membri sono presenti legalmente nel Paese mentre altri sono soggetti a rischio espulsione.
In un'intervista a "60 Minutes" dello scorso ottobre, Tom Homan aveva chiarito che non saranno fatte eccezioni per queste famiglie, ma che i membri con status legale potranno scegliere volontariamente di essere rimpatriati assieme ai loro cari per mantenere l'unità familiare.
La riapertura dei centri di detenzione comporterà però costi aggiuntivi per l'ICE, che già affronta un deficit di bilancio.