Steve Bannon accusa Elon Musk di essere un agente cinese

L’ex consigliere della Casa Bianca attacca duramente Musk in un’intervista a UnHerd, tra accuse di collusione con il Partito Comunista Cinese, critiche al DOGE e tensioni crescenti nella coalizione MAGA

Steve Bannon accusa Elon Musk di essere un agente cinese

Steve Bannon ha accusato Elon Musk di essere un “agente cinese” e un pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Le dichiarazioni sono arrivate durante un’intervista rilasciata a Freddie Sayers di UnHerd, nella quale l’ex stratega di Donald Trump ha duramente attaccato l’imprenditore sudafricano, puntando il dito contro i suoi legami con Pechino e il suo scontro online a distanza con il presidente.

Secondo Bannon, Musk sarebbe “completamente allineato con il Partito Comunista Cinese”, facendo riferimento a una serie di articoli del Washington Post e del Wall Street Journal che avevano documentato le relazioni tra il fondatore di Tesla e la leadership cinese. In particolare, l’ex consigliere ha menzionato la Gigafactory di Tesla a Shanghai come esempio emblematico della vicinanza dell’imprenditore con il regime di Xi Jinping.

Nel corso dell’intervista, Bannon ha sostenuto che Musk abbia agito ripetutamente per promuovere gli interessi del Partito Comunista Cinese. Tra le accuse più gravi, figura quella secondo cui Musk avrebbe tentato di facilitare una visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping all’inaugurazione di Trump. Bannon ha anche affermato che Musk avrebbe cercato di inserirsi in un briefing del Pentagono relativo a piani di guerra classificati degli Stati Uniti contro la Cina. “Perché Musk ha bisogno di conoscere i nostri piani strategici per Taiwan, soprattutto con una minaccia imminente?”, ha chiesto retoricamente, richiamando dichiarazioni del Segretario alla Difesa sulla possibilità di un attacco cinese nell’area.

Le accuse arrivano in un momento di crescente tensione tra Musk e Trump. Nelle ultime 48 ore, i due si sono scontrati sui social dopo che Musk ha criticato il “Big, Beautiful Bill” promosso dal presidente. L’imprenditore ha rivendicato il proprio contributo decisivo alla vittoria elettorale di Trump, scrivendo su X: “Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni, i Democratici controllerebbero la Camera e i Repubblicani sarebbero 51-49 al Senato. Che ingratitudine.”

Steve Bannon, già critico di lungo corso nei confronti di Musk, ha colto l’occasione per intensificare le proprie accuse. Ha affermato che l’imprenditore ha “attraversato il Rubicone” e lo ha accusato di sabotare attivamente l’agenda del presidente, facendo pressioni sui dirigenti d’azienda affinché si opponessero ai dazi voluti da Trump. L’ex stratega ha inoltre attaccato il ruolo di Musk nel Department of Government Efficiency (DOGE), un’agenzia nata per razionalizzare la spesa pubblica. Secondo Bannon, Musk avrebbe promesso inizialmente 2 mila miliardi di dollari in tagli, cifra poi ridotta a mille miliardi e infine a 160 miliardi. “Dov’è il denaro?”, ha chiesto, attribuendo a questo presunto fallimento uno scontro fisico nella West Wing, durante il quale il Segretario al Tesoro Scott Bessent avrebbe affrontato Musk per le promesse disattese.

Bannon ha anche insinuato che Musk potesse trovarsi sotto l’effetto di sostanze il giorno dello scontro, sottolineando che diversi presenti avrebbero avuto questa impressione. In risposta a un presunto insulto ricevuto da Musk – che lo avrebbe definito un “ritardato comunista” – Bannon ha liquidato la provocazione come infantile, ribadendo la propria leadership nella lotta contro il Partito Comunista Cinese. “Sono l’unico civile sanzionato dal Partito Comunista Cinese”, ha dichiarato, presentando le azioni di Musk come un tradimento della fiducia del presidente.

A queste accuse si è aggiunta anche una contestazione sul piano legale. Bannon ha dichiarato di ritenere Musk un immigrato illegale, accusandolo di aver mentito nei documenti relativi a visti e permessi. “Credo fermamente che sia qui illegalmente, che abbia mentito su tutte le sue domande e visti, e che se fosse così, dovrebbe essere espulso immediatamente”, ha affermato.

Pur riconoscendo che le tensioni con Musk rappresentano una frattura rilevante all’interno del fronte pro-Trump, Bannon ha negato di vederla come una vittoria personale. Ha insistito che la questione centrale resti quella della sicurezza nazionale, collocando il conflitto in un quadro più ampio: quello dello scontro filosofico tra il nazionalismo populista incarnato dalla sua visione e i valori libertari propri dei tech bro. A suo avviso, però, il movimento MAGA rimane in ascesa, nonostante le tensioni interne. “È una grande giornata”, ha concluso.

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