Stati Uniti non hanno più Patriot da inviare all'Ucraina

Il segretario di Stato Marco Rubio ammette la carenza di missili e lanciatori Patriot. Produzione USA limitata, riluttanza degli alleati NATO, e forniture nordcoreane a Mosca aggravano lo squilibrio strategico

Stati Uniti non hanno più Patriot da inviare all'Ucraina

Gli Stati Uniti non sono attualmente in grado di fornire nuovi sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina. Lo ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio durante un’audizione presso il comitato senatoriale per le relazioni internazionali. “Quello che l'Ucraina sta chiedendo principalmente all'amministrazione Trump sono missili e lanciatori Patriot, che francamente non abbiamo”, ha ammesso Rubio, evidenziando una carenza critica proprio mentre l’intensità degli attacchi missilistici russi continua ad aumentare.

La produzione americana di intercettori PAC-3, affidata alla Lockheed Martin, non riesce a tenere il passo con la domanda. Attualmente la società sta cercando di aumentare la produzione fino a 650 unità annue, ma questa cifra resta comunque inferiore di circa 100 missili rispetto alla capacità produttiva russa di armamenti balistici, secondo quanto riportato dall'Economist. L’Ucraina dispone al momento di circa 500 intercettori, mentre sono generalmente necessari due PAC-3 per neutralizzare un singolo missile balistico, aggravando ulteriormente la sproporzione tra difesa e minaccia.

Nel tentativo di colmare questo divario, Washington ha chiesto ai propri alleati della NATO di fornire i sistemi presenti nei loro arsenali. Tuttavia, come ha riconosciuto lo stesso Rubio, “nessuno di questi paesi vuole rinunciare ai propri sistemi”. Un diplomatico europeo a Kiev, intervistato dal Washington Post, ha spiegato che gli Stati Uniti stessi devono conservare una certa quantità di Patriot per la propria difesa in caso di attacco da parte dell’Iran o di altri avversari. Inoltre, per alcuni esponenti dell’amministrazione Trump particolarmente attenti al contenimento cinese, ogni unità trasferita all’Ucraina rappresenta una perdita netta per la difesa delle basi statunitensi nel Sud-Est asiatico e nel Pacifico.

Sul fronte produttivo, anche Raytheon, l’altra grande azienda statunitense responsabile della fabbricazione dei sistemi Patriot, è ancora impegnata ad ampliare le proprie capacità per rispondere all’aumento della domanda seguito all’invasione russa del 2022. Una parte della produzione dovrebbe iniziare in Germania, ma solo alla fine del 2026. Sono previsti altri progetti di produzione congiunta, che però richiederanno almeno un anno per essere operativi. L’Ucraina ha inoltre richiesto l’autorizzazione a produrre su licenza una propria versione del PAC-3, ma, secondo The Economist, è improbabile che ottenga l’approvazione.

Nonostante questi limiti, gli Stati Uniti hanno concesso alla Germania l’autorizzazione alla riesportazione di sistemi Patriot verso l’Ucraina, decisione intervenuta dopo la firma, lo scorso aprile, di un accordo bilaterale per lo sviluppo delle risorse naturali tedesche. Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha annunciato a maggio che Berlino fornirà a Kiev missili Patriot, oltre a quattro sistemi IRIS-T. Tuttavia, i Patriot in questione saranno intercettori PAC-2, più datati e meno efficaci rispetto ai moderni PAC-3. Gli IRIS-T, inoltre, sono progettati per abbattere missili da crociera, non balistici.

Nel frattempo, gli attacchi russi con missili balistici sono in aumento e mettono sotto pressione il sistema difensivo ucraino. Nel corso dell’ultimo fine settimana, la difesa aerea di Kiev non è riuscita a intercettare nessuno dei nove missili balistici lanciati dalla Russia; due hanno colpito direttamente la capitale, dove si ritiene siano operativi almeno due sistemi Patriot. Secondo l’intelligence militare ucraina, la Corea del Nord ha fornito alla Russia circa 250 missili balistici a partire dall’autunno scorso. In particolare, nel mese di maggio, i missili nordcoreani KN-23 sono stati impiegati in sei dei nove attacchi condotti con questa tipologia d’arma, incluso quello su larga scala avvenuto nel fine settimana.

Le conseguenze di questi attacchi sono particolarmente gravi per la popolazione civile. Nella primavera di quest’anno, secondo la società di analisi militare polacca Rochan Consulting, alcuni attacchi russi hanno coinvolto oltre 200 missili, sia balistici che da crociera. La Russia, inoltre, è riuscita ad aumentare la propria capacità produttiva a un ritmo superiore a quello del consumo, come segnalato dal Financial Times, mentre l’Ucraina si trova in difficoltà per la mancanza di nuovi intercettori Patriot. “Sempre più [missili russi] raggiungeranno i loro obiettivi”, ha dichiarato al quotidiano britannico Conrad Muzyka, direttore di Rochan. Parallelamente, Mosca ha anche migliorato i propri droni, che ora volano più in alto e più velocemente, rendendosi meno vulnerabili alle mitragliatrici e ai sistemi di difesa a corto raggio.

Di fronte al venir meno dell’assistenza militare gratuita garantita dall’amministrazione Biden, le autorità ucraine cercano di adattarsi al nuovo approccio di politica estera americana. Un alto funzionario ucraino ha spiegato al Washington Post che l’obiettivo è ora ottenere i Patriot attraverso canali commerciali. “La Casa Bianca non li darà gratuitamente”, ha osservato. “Pensano come uomini d'affari. Se ti do qualcosa, tu devi darmi qualcosa in cambio. Dobbiamo adattarci a questo”.

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