Stati Uniti e Cina raggiungono un accordo per le forniture di metalli delle terre rare cinesi
L'intesa annunciata dalla Casa Bianca risolve parte delle tensioni commerciali sorte dopo l'introduzione di controlli export cinesi su sette elementi critici in risposta ai dazi americani del 145%.

Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto un accordo per accelerare le forniture di metalli delle terre rare verso il mercato americano, secondo quanto annunciato giovedì da un portavoce della Casa Bianca. L'intesa rappresenta un passo significativo nella risoluzione delle tensioni commerciali tra le due superpotenze, particolarmente nel settore strategico di questi materiali critici per l'industria tecnologica e della difesa.
"L'Amministrazione Trump e la Cina sono giunte a un'ulteriore intesa riguardo al meccanismo di attuazione dell'accordo di Ginevra", ha dichiarato il rappresentante commerciale della Casa Bianca.
Il contesto delle tensioni commerciali
La necessità di questo accordo nasce dalle escalation commerciali verificatesi nei primi mesi del 2025. In aprile, dopo che il presidente Donald Trump aveva innalzato i dazi sulle importazioni cinesi fino al 145%, il governo di Pechino aveva risposto introducendo un regime di controllo export su 7 elementi delle terre rare: samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio. Questa mossa si aggiungeva alle precedenti restrizioni già imposte dalla Cina su altre terre rare come gallio, germanio, grafite e antimonio.
I metalli delle terre rare costituiscono un gruppo di 17 elementi che include 15 metalli argentei chiamati lantanidi, oltre a scandio e ittrio. Questi materiali sono essenziali per un'ampia gamma di prodotti, dall'elettronica di consumo alle auto elettriche, dai motori aeronautici alle apparecchiature mediche, fino alla raffinazione petrolifera. Il loro utilizzo si estende anche al settore militare, in particolare per missili e sistemi radar.
La posizione dominante della Cina in questo settore è schiacciante: Pechino controlla approssimativamente il 60% della produzione mondiale e il 90% della produzione di materiali raffinati e magneti, rendendo gli Stati Uniti ed altri Paesi fortemente dipendenti dalle forniture cinesi.
I dettagli dell'accordo
Il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha confermato in un'intervista a Bloomberg che l'accordo commerciale con la Cina è stato completato, specificando che la firma è avvenuta due giorni prima delle sue dichiarazioni. Il presidente Trump ha anch'egli annunciato la firma dell'accordo, senza però fornire dettagli specifici. Il Ministero del Commercio cinese ha confermato oggi di aver concordato con gli Stati Uniti condizioni più specifiche delle intese commerciali quadro raggiunte in precedenza.
"Forniranno le terre rare", ha spiegato Lutnick, aggiungendo che una volta iniziate le forniture "ritireremo le nostre contromisure". Dal canto suo, il Ministero del Commercio cinese ha precisato che le autorità "esamineranno e approveranno legalmente le relative domande di esportazione di merci controllate", mentre la parte americana revocherà le misure restrittive, senza però specificare quali.
Secondo Bloomberg, le misure americane che saranno revocate includono restrizioni sull'export di materiali come l'etano, utilizzato nella produzione di plastica, microchip e motori a reazione.
I limiti dell'intesa
Nonostante il progresso rappresentato da questo accordo, l'intesa rimane lontana da una soluzione commerciale globale che affronti le questioni più spinose dei rapporti bilaterali. Come sottolinea Bloomberg, restano infatti irrisolti problemi acuti legati al traffico illegale di fentanyl - questione che aveva inizialmente spinto Trump a introdurre dazi del 20% contro la Cina accusandola di fornire la droga - e l'accesso degli esportatori americani al mercato cinese.
Già la strada verso questo accordo è stata molto tortuosa. Dopo il primo round di negoziati a Ginevra, che si era concluso con una riduzione reciproca dei dazi per 90 giorni finalizzata alla conclusione di un accordo completo, Stati Uniti e Cina si erano accusati reciprocamente di violazione degli impegni presi. I successivi negoziati di giugno a Londra avevano portato all'annuncio di un'intesa reciprocamente accettabile su questioni chiave, che tuttavia attendeva l'approvazione di Trump e del presidente cinese Xi Jinping.
Secondo fonti citate dal Financial Times, Washington e Pechino sembrano aver messo per iscritto quanto precedentemente discusso ma non formalizzato in documenti ufficiali. Prima dei negoziati londinesi, funzionari americani avevano espresso il desiderio di raggiungere un'intesa verbale con i cinesi, ma gli esperti avevano giudicato imprudente non redigere un documento completo.
Lutnick ha anche rivelato a Bloomberg che la Casa Bianca pianifica di concludere accordi simili con un gruppo di altri 10 principali partner commerciali degli Stati Uniti nel prossimo futuro, suggerendo un approccio più ampio alla risoluzione delle tensioni commerciali internazionali.