Sta tornando il caos alla Casa Bianca di Trump

Dopo un inizio all’insegna dell’efficienza, la Casa Bianca affronta una serie crescente di errori, cambi di rotta e tensioni interne, sollevando dubbi sulla solidità della squadra di governo

Sta tornando il caos alla Casa Bianca di Trump

Dopo aver celebrato a fine marzo quelli che ha definito “due mesi perfetti”, il presidente Trump si trova ora ad affrontare una fase complessa del suo secondo mandato. Come scrive il New York Times, se l’inizio era stato caratterizzato da un’attuazione rapida e coordinata delle principali misure politiche, gli ultimi avvenimenti stanno mettendo a dura prova l’immagine di disciplina e competenza che la nuova amministrazione aveva cercato di costruire.

Tra gli episodi più rilevanti c'è la condivisione di informazioni militari sensibili da parte del segretario alla Difesa Pete Hegseth in due diverse chat di gruppo su Signal. Questo evento ha sollevato allarmi su questioni di sicurezza nazionale, anche se il presidente ha ribadito pubblicamente la propria fiducia nel segretario, definendo le notizie “fake news” e attribuendo la fonte a “dipendenti scontenti”.

Un altro segnale della crescente instabilità interna è emerso dall’Internal Revenue Service, l’agenzia fiscale statunitense, che ha visto avvicendarsi ben tre diversi direttori in una sola settimana. Questa instabilità è stata accompagnata da un inusuale scontro tra il segretario al Tesoro Scott Bessent e il miliardario Elon Musk, che ha pubblicamente contestato alcune decisioni dell’amministrazione, alimentando ulteriori tensioni. Musk, coinvolto nel processo di tagli al bilancio governativo, è stato anche criticato per la diffusione di informazioni errate, complicando ulteriormente il coordinamento all’interno del governo.

Un ulteriore esempio di disfunzione è rappresentato dall’invio di una lettera ostile all’Università di Harvard, che ha dato il via a uno scontro pubblico tra l’istituzione accademica e la Casa Bianca. Secondo alcune fonti, la comunicazione sarebbe stata inviata prematuramente e senza autorizzazione, nonostante l’amministrazione abbia ribadito la legittimità delle richieste contenute nella missiva.

A complicare il quadro è intervenuta anche una purga interna nell’ambito della sicurezza nazionale: su consiglio dell’attivista di estrema destra Laura Loomer, ricevuta nello Studio Ovale, il presidente ha rimosso più di sei funzionari, accusati di mancanza di lealtà. Questa dinamica ha posto in luce la priorità attribuita all’ideologia e alla fedeltà personale rispetto all’esperienza amministrativa.

Hans C. Noel, docente di scienze politiche alla Georgetown University, ha spiegato al Times come l’attuale amministrazione sia meno soggetta a conflitti interni rispetto alla prima, anche grazie alla sostituzione di figure moderatrici come John F. Kelly, Jim Mattis e Gary Cohn con collaboratori più allineati alla visione del presidente. Tuttavia, ha sottolineato come questa coesione ideologica comporti una minore competenza gestionale: “Se si selezionano persone sulla base della lealtà e di una visione ideologica condivisa, si finisce per sacrificare la competenza”.

Matthew Foster, docente alla American University, ha ribadito la distinzione tra la gestione di una campagna elettorale e quella di un governo. A suo avviso, molti dei responsabili attuali si stanno confrontando per la prima volta con incarichi complessi, con inevitabili errori da principianti. “Una cosa è fare una buona campagna, un’altra è governare bene”, ha dichiarato.

Da parte sua, Harrison Fields, portavoce della Casa Bianca, ha respinto le critiche sulla presunta disfunzionalità dell’amministrazione, affermando che i risultati raggiunti finora dimostrano l’efficacia del governo. “Non si possono ottenere questi risultati se ci fosse un alto livello di disfunzione”, ha dichiarato.

Nonostante queste affermazioni, la politica commerciale dell’amministrazione, in particolare in materia di dazi, è stata soggetta a continui cambiamenti di direzione, creando incertezza tra le imprese. Questo andamento altalenante riflette la difficoltà nel mantenere una linea coerente, aggravata dalle rivalità interne e dall’influenza di figure esterne come Musk e Loomer.

In conclusione, se il secondo mandato di Trump era iniziato con un’impressione di controllo e rapidità esecutiva, gli sviluppi recenti mettono in luce una fragilità strutturale derivante dalla combinazione di inesperienza gestionale, pressioni ideologiche e decisioni affrettate. Pur non raggiungendo i livelli di caos del primo mandato, il governo sta affrontando una fase di notevoli turbolenze.

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