Soldati scelti in base alle idee politiche e all’aspetto per applaudire Trump: polemiche a Fort Bragg
Durante una visita ufficiale del presidente Trump, militari dell’82esima divisione sono stati selezionati per la loro fedeltà all’amministrazione. La presenza di merchandising pro-Trump sulla base ha aggravato le violazioni della neutralità politica.

I soldati dell’82esima divisione aviotrasportata di Fort Bragg, in North Carolina, sono stati selezionati in base al loro orientamento politico e al loro aspetto fisico per partecipare come pubblico durante la visita del presidente Donald Trump il 10 giugno. L’iniziativa, rivelata da Military.com attraverso documenti e comunicazioni interne, ha violato esplicitamente le politiche del Pentagono in materia di neutralità politica delle forze armate.
Secondo la ricostruzione della testata specializzata, i vertici della divisione hanno organizzato una selezione dei militari da posizionare in prossimità del palco presidenziale, scegliendo i soldati non solo per la loro forma fisica — escludendo i “soldati grassi” — ma anche per le loro opinioni favorevoli all’amministrazione. Una nota inviata alle truppe specificava che “se i soldati hanno opinioni politiche che si oppongono all’attuale amministrazione e non vogliono essere nel pubblico, devono parlare con i loro comandanti e farsi sostituire”.
Ulteriori comunicazioni a livello di unità hanno ribadito l’istruzione, indicando chiaramente che i militari selezionati dovevano non solo essere in buona forma fisica, ma anche ideologicamente allineati. I soldati posizionati alle spalle di Trump, visibili alle telecamere, erano quasi esclusivamente uomini.
L’evento era inserito nelle celebrazioni per il 250° anniversario dell’esercito e avrebbe dovuto culminare con una parata a Washington prevista per sabato. Tuttavia, durante il discorso a Fort Bragg, Trump ha approfittato della cornice militare per lanciare una serie di attacchi politici contro i suoi oppositori. I bersagli principali sono stati i leader californiani, tra cui il governatore Gavin Newsom, l’ex presidente Joe Biden e vari esponenti della stampa. I militari presenti, in uniforme, hanno risposto con risate, applausi e fischi contro gli avversari del presidente, una manifestazione pubblica di partigianeria raramente osservata nelle forze armate statunitensi.
Un messaggio identico a quello già circolato, riportato più volte nelle comunicazioni esaminate da Military.com, ribadiva che i soldati contrari alla linea politica della presidenza potevano chiedere di essere sostituiti. Questo approccio ha sollevato forti critiche da parte di esperti di etica militare, poiché in contrasto con le direttive del Dipartimento della Difesa, che vietano espressamente la partecipazione a eventi politici in uniforme.
A rendere ancora più controversa la visita, è emerso che sulla base era stato allestito un negozio temporaneo che vendeva merchandising pro-Trump. Il punto vendita, gestito dalla 365 Campaign di Tulsa, Oklahoma, offriva articoli come collane con lo slogan “Make America Great Again” e finte carte di credito con la scritta “White Privilege Card: Trumps Everything”. I soldati sono stati osservati mentre acquistavano gadget e abbigliamento.
La vendita di questi articoli su una base militare viola verosimilmente diverse normative del Dipartimento della Difesa, tese a garantire l’imparzialità e la neutralità politica delle forze armate. La portavoce di Fort Bragg, colonnello Mary Ricks, ha dichiarato che “la presenza del venditore è sotto revisione per determinare come sia stata permessa e per prevenire episodi simili in futuro”.
Nel suo discorso, Trump ha anche celebrato il dispiegamento di quasi 5.000 soldati della Guardia Nazionale e Marines a Los Angeles, inviati per reprimere le proteste contro la sua politica migratoria. “Libereremo Los Angeles e la renderemo di nuovo libera, pulita e sicura”, ha dichiarato, accusando Newsom e la sindaca Karen Bass di essere “incompetenti” e, falsamente, di sostenere gli “insurrezionalisti”. Le parole del presidente hanno provocato fischi da parte dei soldati.
Un sottufficiale dell’82esima divisione ha commentato in forma anonima: “Scommetto che nessuno di quei soldati che fischiavano conosce nemmeno il nome del sindaco o potrebbe identificarli in una fila. Quindi, qualsiasi opinione potrebbero avere può essere attribuita solo all’espressione di una visione politica mentre erano in uniforme”.
Il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, ha respinto le accuse parlando di un tentativo di screditare i soldati. “Credetemi, nessuno ha bisogno di essere incoraggiato a fischiare i media”, ha detto, definendo le critiche “un tentativo vergognoso di rovinare la vita di giovani soldati”.
Tuttavia, il giudizio degli esperti è stato severo. Risa Brooks, docente alla Marquette University e studiosa di relazioni civili-militari, ha definito l’episodio “un fallimento dal lato militare” e ha sottolineato il rischio che comportamenti del genere possano normalizzarsi. “Una volta che si vede un’istanza di questo tipo di comportamento, potenzialmente lo normalizza”, ha spiegato, aprendo la strada a “violazioni più palesi dell’etica apartitica”.
Anche il generale in pensione Russel Honoré ha condannato pubblicamente l’evento. Con un messaggio diffuso sui social, ha scritto: “Non ho mai assistito a questa merda in 37 anni in uniforme”, definendo il discorso inappropriato.
Secondo diversi analisti, l’episodio segna un salto di qualità nell’uso politico delle forze armate da parte del presidente. Se in passato alcuni leader avevano utilizzato l’esercito come sfondo per discorsi con sfumature politiche, Trump si è spinto più in là, trasformando un evento militare in un comizio vero e proprio.
Un comandante della base, intervistato da Military.com in forma anonima per evitare ripercussioni, ha definito la settimana “vergognosa” per chi tiene alla neutralità delle forze armate. “Non mi aspetto che ne esca qualcosa, ma spero che forse possiamo imparare da questo a lungo termine”, ha concluso.