Senato USA: si va verso la conferma delle nomine di Trump

Il nuovo corso del GOP al Senato segna una netta discontinuità con il 2017: supporto quasi unanime alle nomine più controverse del presidente, mentre Elon Musk aumenta la pressione sui potenziali dissidenti.

Senato USA: si va verso la conferma delle nomine di Trump
L'aula del Senato degli Stati Uniti

La situazione al Senato degli Stati Uniti è radicalmente cambiata rispetto al primo mandato di Donald Trump. Con una maggioranza di 53 seggi e un partito sempre più allineato alle posizioni MAGA, i repubblicani stanno dimostrando di voler essere partner affidabili del presidente Trump, non un ostacolo come nel 2017.

Il nuovo corso delle conferme

In sole tre settimane, il Senato ha confermato oltre una decina di nomine del gabinetto presidenziale, con un supporto repubblicano pressoché unanime. Un ritmo che supera nettamente quello del 2017, quando furono necessarie altrettante settimane per confermare solo sei nomine.

"Il mio obiettivo era assicurare che ogni candidato del presidente Trump venisse confermato", ha dichiarato il senatore John Barrasso (R-Wyo.), sottolineando l'impegno dei repubblicani "a procedere con velocità e urgenza".

Durante un recente incontro a Mar-a-Lago con la maggior parte dei senatori repubblicani, ha definito la loro performance "davvero sorprendente", pur ammettendo che alcuni senatori hanno dovuto "studiare un po' più a fondo" alcune delle sue nomine.

Le nomine più controverse

Particolarmente significativa è l'imminente probabile conferma di due figure controverse: Tulsi Gabbard come Direttrice dell'Intelligence Nazionale e Robert F. Kennedy Jr. come segretario del Dipartimento della Salute.

Queste nomine seguono la controversa conferma di Pete Hegseth come Segretario alla Difesa. Anche Kash Patel, candidato alla direzione dell'FBI, sembra avviato verso una conferma pressoché certa, grazie al sostegno compatto dei repubblicani.

Il successo delle conferme è il risultato di una strategia multilivello che include intense pressioni dietro le quinte da parte dell'amministrazione, incluso da parte del vicepresidente JD Vance, e degli stessi candidati.

Il leader della maggioranza al Senato John Thune ha anche minacciato sessioni nel weekend per accelerare il processo, una tattica che ha trovato un certo successo nonostante l'opposizione democratica.

Il fattore Musk

Un elemento determinante in questo nuovo scenario è però indubbiamente la presenza di Elon Musk.

L'uomo più ricco del mondo ha esplicitamente minacciato di finanziare sfidanti nelle primarie contro i senatori repubblicani che intendono opporsi all'agenda di Trump.

Una minaccia che porta un peso considerevole, considerando che Musk ha già investito 288 milioni di dollari per sostenere Trump e altri candidati repubblicani nelle elezioni del 2024.

Questa pressione ha avuto effetti tangibili. Senatori come Bill Cassidy e Thom Tillis, inizialmente esitanti su alcune nomine controverse, hanno finito per allinearsi.

Come ha osservato un senatore democratico che ha organizzato l'opposizione alle nomine di Trump:

"I miei colleghi [repubblicani] sono terrorizzati dal potere che [Elon Musk] sta esercitando in questo momento".

L'unica nomina ancora in dubbio resta quella dell'ex deputata Lori Chavez-DeRemer come segretario del Lavoro, che sta incontrando resistenze da parte di alcuni repubblicani per le sue posizioni relativamente favorevoli ai sindacati.

In questo caso, però, sono i democratici che potrebbero fornire il supporto necessario, anche se sono sotto crescente pressione per opporsi in massa alle nomine di Trump.

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