Senato spaccato sulle nomine di Trump: Hegseth va avanti, ma la conferma di Gabbard ed RFK Jr è ancora in bilico

Senato spaccato sulle nomine di Trump: Hegseth va avanti, ma la conferma di Gabbard ed RFK Jr è ancora in bilico
L'aula del Senato degli Stati Uniti

Mentre la Casa Bianca fa sempre più pressioni sui senatori repubblicani per ottenere una veloce conferma delle nomine del presidente Trump, al Senato va avanti una battaglia caratterizzata da voti sul filo del rasoio e forti polemiche.

Il delicato equilibrio di voti al Senato rende ancora più precaria la situazione: chiunque voglia essere confermato potrà permettersi di perdere il sostegno di al massimo tre repubblicani, posto che l’intero blocco di senatori democratici voti compattamente contro di lui.

Il caso più eclatante riguarda il discusso Pete Hegseth, colui che è stato indicato da Donald Trump come prossimo Segretario alla Difesa. Dopo settimane di inchieste giornalistiche, accuse di cattiva condotta e infedeltà coniugale, Hegseth è riuscito comunque a ottenere l’avanzamento della sua nomina (51 voti contro 49) verso il voto finale, previsto per questa notte ora americana.

Le due senatrici repubblicane più scettiche, Lisa Murkowski e Susan Collins, hanno però rotto le fila del loro stesso partito, esprimendo un secco “no” alla candidatura, spinte dalle numerose contestazioni sull’idoneità e sull’etica del candidato.

La Casa Bianca comunque conta di blindarne il passaggio definitivo, confidando in una fedeltà di partito da parte degli altri senatori che, almeno per ora, pare tenere.

Tuttavia, un altro nome di spicco scelto da Trump fatica per ora a trovare terreno solido: parliamo di Tulsi Gabbard, ex deputata democratica e membro della Riserva dell’Esercito, designata dal presidente come Direttrice dell’Intelligence Nazionale, una posizione chiave di alto prestigio nell'ambito del team di sicurezza nazionale.

Su di lei pesano le critiche di alcuni senatori repubblicani, che sono allarmati dalle sue passate posizioni considerate ambigue nei confronti della Russia di Putin e della Siria di Assad. Sebbene non ci sia ancora stato nessun senatore che abbia espresso una opposizione esplicita, le perplessità su di lei si fanno sempre più insistenti.

Alla Casa Bianca, per ora, Trump sembra voler mantenere il suo pieno sostegno verso Gabbard. Tuttavia tra i consiglieri del presidente cresce la preoccupazione per la sua prossima audizione: solo una prova di forza convincente potrà evitare che la sua candidatura sprofondi.

Non meno infuocato è il clima intorno a Robert F. Kennedy Jr., selezionato da Trump per guidare il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, dopo che, nel corso della campagna elettorale, ha ritirato la sua candidatura come indipendente per dare il proprio supporto a quella di Trump.

L’avvocato e attivista, storico volto del movimento no-vax americano e fondatore di Children’s Health Defense, trova infatti oppositori sia a sinistra sia a destra: i progressisti temono il suo impatto sulla protezione sanitaria e sulle campagne di immunizzazione, mentre i conservatori più vicini all’ex vicepresidente Mike Pence contestano la sua posizione incerta sull’aborto e la sua passata militanza democratica.

Kennedy sta cercando, come può, di rassicurare tutti, ad esempio con le sue ultime dichiarazioni in cui ha fatto parziale marcia indietro affermando di non essere contrario ai vaccini, ma di volerne, piuttosto, garantire la trasparenza e la sicurezza.

In molti, tuttavia, non riescono a dimenticare le sue passate affermazioni che collegavano i vaccini a diverse patologie, nonché la sua personalissima crociata contro i vaccini anti-Covid, che definiva “i sieri più letali mai creati”.

L’audizione di Kennedy è stata fissata per il 29 gennaio. Anche in questo caso, i nomi di Murkowski e Collins — considerati come ago della bilancia — restano i sorvegliati speciali. Con molti senatori che ancora non hanno espresso pubblicamente una posizione, non è affatto scontato che tutti i candidati della Casa Bianca possano farcela.

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