Segni di allarme per l'economia statunitense, ma la recessione non è ancora in vista
Crescono i segnali di preoccupazione nonostante i dati ufficiali non indichino ancora un rallentamento definitivo dell'economia.
Al momento non esistono prove concrete che l'economia americana sia in recessione o vicina a tale condizione. Tuttavia, vari segnali di allarme stanno emergendo, indicando possibili difficoltà future, afferma Axios.
Diversi indicatori provenienti da sondaggi tra consumatori e aziende, risultati di aziende ed andamento dei mercati finanziari suggeriscono che la situazione economica potrebbe essere in fase di cambiamento.
Va sottolineato però che queste informazioni rientrano nella categoria dei cosiddetti "dati soft", basati principalmente su percezioni, aspettative e sondaggi, e non costituiscono ancora "dati hard", cioè prove concrete di un effettivo rallentamento economico.
Tra i fattori che stanno influenzando negativamente la percezione generale dell'economia ci sono le politiche attuate dall'Amministrazione Trump.
Tra queste spiccano la minaccia di nuovi e più pesanti dazi commerciali, annunciati spesso in modo erratico e improvviso, e significativi tagli alla forza lavoro federale e agli appalti governativi.
Queste misure rischiano di ridurre ulteriormente i consumi, come suggerito dai dati relativi all'utilizzo delle carte di credito nella regione di Washington D.C., e aumentano l'incertezza per le imprese che devono decidere se investire in nuove assunzioni o spese di capitale.
Il sondaggio preliminare di marzo dell'Università del Michigan ha mostrato un marcato calo del sentiment dei consumatori per il terzo mese consecutivo, con aspettative future nettamente più basse sia tra democratici che repubblicani.
Nel frattempo, giovedì l'S&P 500 è entrato ufficialmente in territorio di correzione, registrando un calo del 10% dal più recente picco, nonostante un recupero parziale nella giornata di venerdì.
Le aziende grandi e piccole esprimono una fiducia minore nelle prospettive future. Settori chiave come compagnie aeree e grandi rivenditori, tra cui Dollar General e Walmart, hanno segnalato una domanda inferiore alle attese.
Inoltre, i licenziamenti annunciati a febbraio hanno raggiunto livelli record dal 2009 in poi, secondo Challenger Gray & Christmas.
Sebbene ciascuno di questi fattori possa essere interpretato singolarmente come fluttuazioni normali dei dati, la loro simultanea comparsa e coerenza nella stessa – negativa – direzione è significativa.
Di converso, le buone notizie recenti, come la solida crescita del PIL nel quarto trimestre, riflettono dati passati e non necessariamente anticipano i trend futuri.
Le dichiarazioni dell'Amministrazione Trump, secondo cui un periodo di debolezza economica potrebbe essere necessario o persino desiderabile per ristrutturare l'economia, aumentano la percezione che tempi difficili possano essere in arrivo.
Inoltre, l'inflazione elevata potrebbe limitare la capacità della Federal Reserve di intervenire abbassando i tassi d'interesse, come di solito accade nelle fasi di rallentamento.
Nonostante questi segnali, una recessione non è al momento né certa né inevitabile. L'economia statunitense ha mostrato in questi anni una notevole inerzia, e serve ancora molto per frenarla significativamente.