Scontro interno al movimento MAGA sul caso Epstein

La pubblicazione di un memorandum del dipartimento della giustizia, che esclude l’esistenza di una “lista clienti” di Jeffrey Epstein, ha scatenato dure critiche contro Pam Bondi da parte di esponenti di spicco del trumpismo.

Scontro interno al movimento MAGA sul caso Epstein
White House

La gestione dell’inchiesta su Jeffrey Epstein ha provocato una frattura visibile all’interno del movimento MAGA, dopo la diffusione di un memorandum ufficiale che esclude qualsiasi coinvolgimento di personalità influenti nel sistema di sfruttamento sessuale organizzato dal finanziere morto in carcere nel 2019. Il documento, reso pubblico il 7 luglio 2025 dal dipartimento della giustizia, ha negato l’esistenza di una “lista di clienti” compromettenti e confermato la tesi del suicidio di Epstein, archiviando l’ipotesi di ricatti esercitati su figure di rilievo.

La reazione più veemente è arrivata l’11 e il 12 luglio a Tampa, in Florida, durante un raduno organizzato dal movimento conservatore Turning Point USA, guidato da Charlie Kirk. Il ritrovo della giovane base trumpista si è rapidamente trasformato in una contestazione aperta contro la procuratrice generale Pam Bondi, nominata dal presidente Donald Trump. Accusata di mancanza di trasparenza e di voler mettere a tacere l’affaire Epstein, Bondi è diventata il bersaglio comune di esponenti influenti dell’ecosistema MAGA.

Tra i critici più accesi ci sono Megyn Kelly, Tucker Carlson, Jack Posobiec e James O’Keefe, che hanno denunciato la chiusura dell’indagine come un tentativo deliberato di proteggere le élite. Le accuse si sono concentrate sulla presunta volontà della ministra di insabbiare informazioni cruciali, come dimostrerebbe, secondo i detrattori, la simbolica consegna alla Casa Bianca, avvenuta a febbraio, di alcuni dossier a una dozzina di influencer pro-Trump. Questi fascicoli, esibiti come rivelazioni scottanti, contenevano però in gran parte documenti già di dominio pubblico.

Durante l’evento di Tampa, Megyn Kelly ha definito la vicenda “il primo grande scandalo dell’amministrazione Trump”, avvertendo del rischio politico in vista delle elezioni di medio termine del 2026. Per Tucker Carlson, il memorandum rappresenta un’ulteriore prova del disinteresse del governo verso le preoccupazioni dell’elettorato MAGA. L’ex conduttore di Fox News ha rilanciato sospetti sull’intervento di un servizio segreto straniero — in particolare il Mossad — nel controllo di Epstein, una teoria cospirazionista che circola da tempo negli ambienti dell’estrema destra americana.

La polemica ha superato i contorni di un attacco personale alla ministra. Si è trasformata in un braccio di ferro tra diverse anime dell’amministrazione Trump. Pam Bondi si trova oggi isolata anche rispetto ai vertici del Federal Bureau of Investigation, dove Trump ha nominato due figure fortemente ideologiche: Kash Patel e Dan Bongino. Entrambi avevano in passato alimentato le teorie sul complotto ai vertici dello Stato federale. A Tampa, Bongino ha lasciato intendere una possibile dimissione, ricevendo applausi dal pubblico e distinguendosi nettamente dalla posizione della ministra, che Megyn Kelly ha definito “meschina” e “senza scrupoli”.

L’entità della contestazione ha costretto lo stesso Donald Trump a intervenire. Il 12 luglio, il presidente ha usato Truth Social, la piattaforma diventata megafono ufficiale della Casa Bianca, per difendere Pam Bondi. “Che sta succedendo con i miei ‘ragazzi’ — e in certi casi le mie ‘ragazze’? Tutti contro la procuratrice generale Pam Bondi, che sta facendo un LAVORO FANTASTICO!”, ha scritto, cercando di ricompattare il fronte interno. Il messaggio riflette l’insofferenza del presidente per qualsiasi perdita di controllo sul racconto della sua presidenza, tanto più a ridosso del primo anniversario dell’attentato fallito di Butler, in Pennsylvania, rievocato come “intervento divino” da molti oratori del raduno.

Il giorno successivo alla pubblicazione del memorandum, Trump aveva già liquidato con irritazione un giornalista che, durante una riunione di gabinetto, lo aveva interrogato sul malcontento causato dal comunicato del dipartimento. Le critiche, però, non si sono placate.

Tra i partecipanti più giovani dell’evento di Tampa, il malcontento è diffuso. Grady Redmond e Peter Wild hanno insistito sulla necessità di maggiore trasparenza e sull’opacità del ruolo israeliano nella politica americana. Altre partecipanti, come Sierra Godwin e Ainsley Wiegand, hanno ammesso di non aver seguito da vicino il caso Epstein ma hanno espresso la speranza che l’amministrazione sappia “prendere le decisioni giuste” per chiudere la vicenda. Jess Casula ha deplorato la mancanza di chiarezza, mentre Mark Benjamin si è detto favorevole sia alla rimozione di Pam Bondi che a quella di Dan Bongino. Entrambi hanno lamentato che la polemica distoglie l’attenzione da questioni ritenute più importanti dalla base, come l’espulsione di massa degli immigrati senza documenti.

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