Scandalo Signal, tensioni alla Casa Bianca sulla gestione della fuga di notizie
La Casa Bianca non esclude possibili conseguenze interne dopo la divulgazione accidentale di messaggi tra alti funzionari americani su piani militari. Trump difende il suo consigliere Waltz, mentre aumentano le critiche alla gestione della crisi.

Durante un briefing tenutosi mercoledì pomeriggio, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha evitato di escludere esplicitamente eventuali licenziamenti all’interno dell’amministrazione a seguito dello scandalo Signal. La vicenda è partita a causa di una conversazione riservata tra alti funzionari statunitensi sull’applicazione di messaggistica Signal, alla quale è stato accidentalmente aggiunto un giornalista. La conversazione includeva contenuti legati a piani militari.
Alla domanda se potesse confermare che nessuno sarebbe stato rimosso dal proprio incarico, Leavitt ha risposto in modo evasivo, sottolineando solamente la fiducia espressa dal presidente Donald Trump nei confronti del suo team per la sicurezza nazionale. "Quello che posso dire con certezza è ciò di cui ho appena parlato con il presidente, e lui continua ad avere fiducia nel suo team per la sicurezza nazionale", ha dichiarato, lasciando intendere che eventuali provvedimenti non sono esclusi.
Il presidente Trump ha affrontato l’argomento durante un’intervista rilasciata martedì sera, in cui ha espresso sostegno al consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz. “Michael Waltz ha imparato una lezione ed è una brava persona”, ha dichiarato, minimizzando la portata dell’errore e cercando di chiudere la questione con un messaggio di fiducia personale. Karoline Leavitt, nel corso del briefing, ha confermato che Trump ha visionato l’intera conversazione diffusa da The Atlantic e si è rifiutata di classificare i contenuti come segreti, preferendo definirli “una discussione politica sensibile”.
La gestione della crisi da parte di Mike Waltz, però, è oggetto di crescenti critiche. Secondo fonti interne all’amministrazione e ad ambienti vicini all’ex presidente, il consigliere starebbe aggravando la situazione con il suo approccio. Alcuni lo accusano di “scavare una buca più profonda” per la Casa Bianca, mettendo in ulteriore difficoltà un’amministrazione già sotto pressione.
Particolarmente delicata è stata anche la posizione del Segretario alla Difesa Pete Hegseth. Secondo alcuni funzionari militari e governativi, i suoi messaggi nella chat Signal avrebbero rivelato “dettagli sensibili di attacco”, considerati da più parti come “sconsiderati e pericolosi”. Queste affermazioni contribuiscono ad alimentare il dibattito sulla sicurezza delle comunicazioni istituzionali e sul grado di attenzione riservato alla protezione delle informazioni strategiche.
Lo scandalo arriva in un momento di grande attenzione per le dinamiche interne dell’amministrazione Trump e solleva interrogativi importanti sulla vulnerabilità dei sistemi di comunicazione adottati dai più alti livelli del governo. L’uso di un’applicazione cifrata come Signal, pensata per garantire la riservatezza delle conversazioni, non ha impedito che un errore umano portasse alla divulgazione involontaria di informazioni sensibili. Il coinvolgimento diretto di un giornalista, seppur accidentale, ha amplificato la portata della fuga di notizie, rendendola pubblica e inevitabilmente oggetto di discussione mediatica e politica.
Al momento, non sono stati annunciati provvedimenti ufficiali, ma la cautela della portavoce Leavitt nel rispondere su possibili licenziamenti lascia aperto lo spazio a futuri sviluppi. L’equilibrio tra trasparenza, responsabilità politica e tutela della sicurezza nazionale si conferma, ancora una volta, un tema centrale e controverso per qualsiasi amministrazione.