Sanders e Ocasio-Cortez rilanciano l'agenda progressista con il tour “Fighting Oligarchy”
Il tour promosso dai due esponenti della sinistra democratica raccoglie un'ampia partecipazione popolare, riaccendendo il dibattito interno al partito sul futuro della leadership e sull'orientamento ideologico da seguire.

Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez sono tornati al centro del dibattito politico statunitense con il tour "Fighting Oligarchy". I loro eventi sono al momento i più partecipati tra quelli organizzati dal Partito Democratico, coinvolgendo non solo i simpatizzanti dell’ala progressista ma anche esponenti di altre correnti, in un momento in cui il partito è alla ricerca di un nuovo slancio dopo la conquista repubblicana del controllo federale.
Secondo i dati forniti dai consulenti di Sanders, circa due terzi delle persone registrate agli eventi non avevano mai partecipato prima a suoi comizi né effettuato donazioni. Questo elemento, sottolineano i promotori, rappresenta un segnale della possibilità di ampliare la base elettorale democratica con una proposta populista e progressista.
Il tour, che ha toccato stati come Nebraska, Iowa, Michigan e Arizona, si propone anche un obiettivo immediato: fare pressione sui parlamentari repubblicani dei distretti in bilico affinché si oppongano ai tagli a Medicaid e alle agevolazioni fiscali per i redditi più alti. Per raggiungere questo scopo, il team di Sanders ha avviato un’organizzazione strutturata: ha raccolto contatti dei partecipanti agli eventi per inviare messaggi e invitarli ad attivarsi nei confronti dei loro rappresentanti al Congresso, oltre ad aver cominciato ad assumere nuovi organizzatori negli stati visitati.
All’interno del Partito Democratico, il tour è stato accolto in maniera ambivalente. Se da una parte l’ala progressista lo considera una rinascita, dall’altra non mancano le preoccupazioni tra i moderati. Alcuni temono che un’eccessiva polarizzazione a sinistra possa alienare gli elettori centristi e indipendenti. Matt Bennett, vicepresidente del think tank centrista Third Way, ha espresso il timore che l’entusiasmo popolare non debba essere sopravvalutato, definendo la dimensione delle folle "la metrica peggiore nella politica americana". Secondo Bennett, è necessario evitare gli errori del passato che, a suo giudizio, l'estrema sinistra avrebbe contribuito a generare.
Nonostante le divergenze interne, anche figure storicamente critiche nei confronti di Sanders sembrano riconoscere l’importanza di questa mobilitazione. Malcolm Kenyatta, vicepresidente del Comitato Nazionale Democratico, ha dichiarato che il momento attuale non è tanto una questione di collocazione politica, quanto di scelta tra l’azione e la rinuncia: “Non si tratta di sinistra contro destra. Si tratta di fuggire o combattere”.
Per molti attivisti e sostenitori del movimento progressista, il successo di pubblico ottenuto dal tour rappresenta l’esito di anni di lavoro politico. I temi affrontati da Sanders non sono nuovi: la critica all’oligarchia, la difesa dei diritti dei lavoratori e la denuncia del potere economico concentrato restano centrali nel suo messaggio. Tuttavia, il contesto politico è cambiato. Dopo l'elezione di Donald Trump, molti elettori democratici hanno manifestato una crescente frustrazione nei confronti della dirigenza del partito, la cui popolarità risulta in calo.
A dar voce a questo sentimento è anche il deputato texano Greg Casar, presidente del Congressional Progressive Caucus, che ha affermato che il tour rappresenta un tentativo di “trasformare il Partito Democratico, o francamente, di riportarlo alle sue radici dell'era di FDR”. In questa prospettiva, il tour è visto anche come un modo per preparare il terreno a una futura leadership progressista.
Il futuro del movimento, tuttavia, resta incerto. Sanders, ormai 83enne, difficilmente si candiderà nuovamente alla presidenza nel 2028. Questo scenario ha alimentato discussioni su chi potrà raccoglierne l’eredità. Ocasio-Cortez viene indicata da alcuni come una possibile candidata alle presidenziali o, in alternativa, per sfidare Chuck Schumer nelle primarie per il Senato a New York. La sua figura, fortemente identitaria, sta catalizzando attenzione e sostegno, anche al di là della base tradizionale. “Le persone cercano un combattente”, ha detto Lauren Hitt, sua ex assistente. “C'è un vero desiderio di avere più leader come lei”.
Al di là delle ipotesi sul futuro, il successo del tour "Fighting Oligarchy" segnala una fase di fermento all’interno del Partito Democratico, chiamato a fare i conti con la richiesta di un cambiamento di rotta e di rappresentanza più incisiva.