San Francisco fa causa ai giganti del cibo ultraprocessato

La città californiana accusa Coca-Cola, Nestlé e altre otto aziende di aver creato una crisi sanitaria con prodotti che rappresentano oltre il 70% degli alimenti nei supermercati americani. Chiede risarcimenti e il divieto di marketing ingannevole rivolto ai bambini.

San Francisco fa causa ai giganti del cibo ultraprocessato
Photo by Artem Beliaikin / Unsplash

San Francisco ha intentato una causa senza precedenti contro dieci colossi dell'industria alimentare, accusandoli di aver provocato una crisi di salute pubblica attraverso la produzione e commercializzazione di cibi ultraprocessati. La causa, depositata martedì 2 dicembre presso la Corte Superiore di San Francisco, prende di mira aziende come Coca-Cola, Nestlé USA, PepsiCo, Kraft Heinz, General Mills, Kellogg, Mars, Mondelez International, Post Holdings e ConAgra Brands, produttori di alcuni degli alimenti più diffusi sugli scaffali americani: dai biscotti Oreo alle caramelle Sour Patch Kids, dai cereali Cheerios ai Kit Kat.

Il procuratore della città David Chiu sostiene che queste aziende abbiano trasformato il cibo in qualcosa di irriconoscibile e dannoso per il corpo umano. "Hanno ingegnerizzato una crisi di salute pubblica, ne hanno tratto enormi profitti e ora devono assumersi la responsabilità del danno causato", ha dichiarato. Secondo la causa, i cibi ultraprocessati rappresentano oltre il 70% dei prodotti nei supermercati americani e costituiscono più della metà della dieta degli statunitensi. La loro diffusione ha causato un aumento significativo di obesità, diabete, malattie cardiache, tumori e altre patologie croniche.

I numeri della crisi sanitaria americana sono allarmanti. Circa il 40% degli americani soffre di obesità, uno dei tassi più elevati al mondo, e quasi il 16% è diabetico. Un rapporto dei Centers for Disease Control and Prevention pubblicato ad agosto ha rilevato che la maggior parte degli americani ricava più della metà delle proprie calorie da cibi ultraprocessati. La professoressa Kim Newell-Green dell'Università della California a San Francisco ha sottolineato come un numero crescente di ricerche colleghi questi prodotti a malattie gravi, incluso il diabete di tipo 2, la steatosi epatica, le malattie cardiovascolari, il tumore al colon-retto e persino la depressione in età giovanile.

La causa paragona le tattiche delle aziende alimentari a quelle dell'industria del tabacco, accusandole di aver nascosto deliberatamente i rischi dei loro prodotti. Secondo San Francisco, queste aziende sapevano che gli alimenti ultraprocessati rendevano i consumatori malati ma hanno continuato a commercializzarli con strategie di marketing aggressive, puntando in particolare sui bambini e sulle comunità afroamericane e latino-americane. I cibi ultraprocessati includono caramelle, patatine, carni lavorate, bibite gassate, bevande energetiche, cereali per la colazione e altri alimenti progettati per stimolare il desiderio e incoraggiare il consumo eccessivo. Si tratta di prodotti realizzati con ingredienti economici manipolati chimicamente, con poca o nessuna aggiunta di alimenti integrali, e contenenti numerosi additivi come coloranti, emulsionanti, addensanti e dolcificanti.

La città chiede un risarcimento di importo non specificato per coprire i costi sanitari sostenuti dalla collettività e un'ordinanza del tribunale che vieti alle aziende di continuare con il marketing ingannevole. San Francisco vuole inoltre che le aziende siano obbligate a educare i consumatori sui rischi per la salute di questi alimenti e a limitare la pubblicità rivolta ai bambini. La causa sostiene che i produttori hanno violato le leggi californiane sulla concorrenza adottando pratiche di marketing sleali e ingannevoli, simili a quelle utilizzate dall'industria del tabacco negli anni passati.

La Consumer Brands Association, che rappresenta molte delle aziende citate nella causa, ha risposto affermando che attualmente non esiste una definizione scientifica condivisa di cibo ultraprocessato. Sarah Gallo, responsabile dell'organizzazione, ha dichiarato che classificare gli alimenti come non salutari semplicemente perché sono processati, o demonizzarli ignorando il loro contenuto nutrizionale completo, induce in errore i consumatori ed esacerba le disparità in materia di salute. Le aziende, ha aggiunto, rispettano i rigorosi standard di sicurezza basati su prove scientifiche stabiliti dalla Food and Drug Administration e continuano a sviluppare prodotti con più proteine e fibre, meno zucchero e senza coloranti sintetici.

La questione dei cibi ultraprocessati è diventata un raro tema di consenso politico negli Stati Uniti. Il segretario alla Salute Robert Kennedy Jr, noto per le sue posizioni controverse sui vaccini, è un critico molto attivo del cibo spazzatura e ha posto la lotta contro obesità e diabete tra le priorità della sua campagna "Make America Healthy Again". Sotto la sua pressione, i grandi produttori di gelati si sono impegnati a eliminare i coloranti di sintesi a partire dal 2028. Kennedy ha anche proposto di vietare questi alimenti dal programma di assistenza nutrizionale per le famiglie a basso reddito.

In California, il governatore Gavin Newsom ha firmato a ottobre una legge che eliminerà gradualmente alcuni cibi ultraprocessati dalle mense scolastiche nel prossimo decennio. L'anno scorso aveva già approvato una normativa per vietare nelle scuole gli alimenti contenenti i coloranti blu 1, blu 2, verde 3, rosso 40, giallo 5 e giallo 6, sostanze utilizzate dall'industria per rendere i prodotti più attraenti con colori innaturalmente vivaci. Questa è la prima volta che un'amministrazione locale americana intenta una causa contro le aziende alimentari per aver commercializzato consapevolmente prodotti ultraprocessati che creano dipendenza e danneggiano la salute.

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