RFK Jr. e Tulsi Gabbard si avviano verso il voto finale di conferma in aula al Senato

Le due nomine più controverse di Trump sono vicine alla conferma da parte del Senato dopo che alcuni senatori inizialmente scettici hanno annunciato il proprio supporto alla loro candidatura.

RFK Jr. e Tulsi Gabbard si avviano verso il voto finale di conferma in aula al Senato

La Commissione Finanze del Senato ha poco fa approvato la nomina di Robert F. Kennedy Jr. (RFK Jr.) a Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS), mentre Tulsi Gabbard appare sempre più favorita per la conferma a Direttrice dell'Intelligence Nazionale.

RFK Jr. supera l'ostacolo della Commissione

Con un voto strettamente diviso lungo linee partitiche (14 repubblicani a favore contro 13 democratici contrari), la Commissione Finanze del Senato ha approvato il via libera per l'avanzamento della nomina di Kennedy Jr. al voto definitivo dell'aula.

Un passaggio cruciale è stato il sostegno ricevuto dal senatore Bill Cassidy (R-La.), che, nonostante le iniziali perplessità sulla qualifica di RFK Jr. — soprattutto in merito alle sue controverse posizioni sui vaccini — ha alla fine dato il suo appoggio.

Il voto, ottenuto dopo un intenso fine settimana di pressioni politiche su Cassidy, gastroenterologo di professione, riflette il dilemma tra lealtà partitica e preoccupazioni sollevate dalla comunità medica.

Le audizioni della scorsa settimana hanno visto i democratici attaccare duramente RFK Jr. su diversi fronti: dalla diffusione di disinformazione sui vaccini, ai cambi di posizione sull'aborto, fino ai potenziali conflitti di interesse nelle sue attività legali.

Inoltre, era stata messa in discussione la sua capacità di comprendere i dettagli delle politiche sanitarie che dovrebbe ora supervisionare.

Anche la posizione di Tulsi Gabbard si rafforza

Parallelamente, anche la nomina di Tulsi Gabbard come Direttrice dell'Intelligence Nazionale (DNI) ha ricevuto un importante sostegno dal senatore Todd Young (R-Ind.), migliorando ulteriormente le sue possibilità di conferma.

In una dichiarazione rilasciata a Politico, Young ha dichiarato di aver ricevuto rassicurazioni scritte sulla posizione di Gabbard riguardo ai whistleblower, a seguito di "estese conversazioni" con il Vice Presidente Vance.

Young ha anche sottolineato il ruolo consultivo del Senato nel processo di conferma:

"Ho fatto ciò che i Padri Fondatori hanno previsto per i senatori: utilizzare il processo consultivo per ottenere impegni fermi, in questo caso impegni che faranno progredire la nostra sicurezza nazionale".

La decisione di Young è particolarmente significativa, considerata la sua precedente posizione critica nei confronti di Gabbard e le sue riserve sulla gestione dei rapporti con la Russia.

Il senatore dell'Indiana, che non ha sostenuto la candidatura presidenziale di Trump per il 2024, ha affrontato intense pressioni dall'ala MAGA del partito, inclusa una breve polemica con Elon Musk su X.

Con il supporto espresso da Young e dalla senatrice Susan Collins del Maine, rimane solo il senatore Jerry Moran del Kansas tra i senatori repubblicani della Commissione Intelligence a non aver ancora chiarito la sua posizione sul voto per Gabbard.

Come nel caso di RFK Jr. anche la candidata alla posizione di DNI ha dovuto rispondere a domande difficili durante la sua audizione, soprattutto riguardo al suo passato sostegno a Edward Snowden, definito senza mezzi termini come "traditore" da parte di Young ed altri senatori.

Le prospettive del voto decisivo in aula

L'attenzione si concentra ora sui senatori considerati decisivi per il voto in aula, in particolare i moderati repubblicani Mitch McConnell (R-Ky.), Lisa Murkowski (R-Alaska) e Susan Collins (R-Maine), il cui sostegno potrebbe risultare determinante per il destino di entrambi i candidati.

Sia RFK Jr. che Tulsi Gabbard, qualora quest'ultima superasse anch'essa il voto in Commissione, potranno, infatti, permettersi di perdere fino a tre voti repubblicani in aula, contando sul voto decisivo del Vice Presidente JD Vance in caso di parità.

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