Retromarcia parziale della Casa Bianca sulla fine del monitoraggio dei crimini di guerra russi in Ucraina

Il Conflict Observatory, organizzazione che documenta l’espulsione di bambini ucraini in Russia, ha ottenuto dalla Casa Bianca una proroga di sei settimane dopo pressioni bipartisan in questo senso.

Retromarcia parziale della Casa Bianca sulla fine del monitoraggio dei crimini di guerra russi in Ucraina
Immagine creata dall’intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

L’Amministrazione Trump ha invertito parzialmente la decisione di chiudere un programma statunitense cruciale che documenta i crimini di guerra commessi dai soldati invasori russi in Ucraina.

La decisione arriva dopo forti pressioni politiche e le recenti rivelazioni del Washington Post e altri media.

Il ruolo del Conflict Observatory

Il Conflict Observatory è un’iniziativa che ha monitorato le espulsioni forzate di bambini ucraini verso territori controllati dalla Russia, utilizzando immagini satellitari, dati biometrici e strumenti digitali forensi.

Queste informazioni sono state fondamentali per procedimenti giudiziari internazionali, incluso il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti del presidente russo Vladimir Putin.

La proroga appena concessa garantirà finanziamenti per ulteriori sei settimane, consentendo così al programma di completare il trasferimento del suo archivio all’agenzia di polizia dell’Unione Europea, Europol.

In precedenza, la decisione di chiudere immediatamente il programma aveva bloccato il trasferimento di importanti prove ai procuratori internazionali.

Il prezioso archivio include informazioni dettagliate sull’identità e sulla posizione di migliaia di bambini ucraini scomparsi e presumibilmente trasferiti in Russia.

“Il rapimento dei bambini è una questione che colpisce profondamente e spero possa sensibilizzare maggiormente gli americani sugli orrori dell’invasione russa,” ha dichiarato Galen Carey, vicepresidente della National Association of Evangelicals.

Contesto politico della decisione

Il programma, finanziato dal Dipartimento di Stato USA e guidato dall’Università di Yale, era stato inizialmente chiuso per decisione di Peter Marocco, nominato dal presidente Trump, e del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) guidato da Elon Musk.

Una coalizione bipartisan, comprendente democratici, repubblicani e gruppi evangelici, è riuscita però a convincere l’Amministrazione ad invertire, almeno parzialmente, questa decisione.

“La cessazione di questo programma non sarebbe mai dovuta avvenire”, ha affermato il deputato democratico Greg Landsman dell’Ohio.

“Sono grato che il Dipartimento di Stato abbia cambiato idea, ma dovremmo guidare questa iniziativa, non semplicemente trasferirla ai nostri alleati europei”.

Landsman ha inoltre sottolineato che il ritorno dei bambini ucraini alle loro famiglie deve essere una priorità nei colloqui di pace in corso con la Russia.

Implicazioni diplomatiche e umanitarie

La questione dei bambini ucraini trasferiti forzatamente ha importanti ripercussioni diplomatiche.

Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato che qualsiasi accordo di pace deve includere il ritorno immediato di questi bambini.

Il Segretario di Stato Marco Rubio ha condiviso l’importanza di risolvere urgentemente questa delicata questione umanitaria.

Nel marzo 2023, la CPI ha emesso mandati d’arresto contro Vladimir Putin e la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, proprio per le accuse di espulsione e trasferimento illegale di bambini dalle aree occupate in Ucraina verso la Russia.

Sebbene più che altro simbolici, dato che la Russia non riconosce la giurisdizione della CPI, questi mandati hanno complicato significativamente gli spostamenti internazionali di Putin.

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