Repubblicani preoccupati per l'inflazione in vista del 2026
Il partito sollecita Trump ad azioni più incisive contro l’aumento dei prezzi, indicato dagli elettori come il principale problema del Paese. I dazi e il costo dei beni di consumo al centro delle preoccupazioni.
L’inflazione è diventata il principale motivo di preoccupazione per il Partito repubblicano in vista delle elezioni di metà mandato del 2026. Secondo operatori politici e legislatori del GOP sentiti da Axios, l’aumento dei prezzi potrebbe rappresentare un serio ostacolo per mantenere il controllo del Congresso. Per questo il partito chiede al presidente Donald Trump di intervenire con misure più aggressive, temendo che la questione economica si trasformi in un’arma politica per i democratici.
Le fonti interne al GOP indicano nel costo dei farmaci e dei beni di consumo i punti più critici, aggravati dalle politiche sui dazi volute da Trump, che rischiano di far salire ulteriormente i prezzi e provocare carenze di prodotti. “Non vogliamo che i democratici facciano spot elettorali sui cereali Lucky Charms a 8 dollari e sulle nonne che non riescono a ottenere farmaci prescritti a causa delle carenze dovute ai dazi”, ha dichiarato ad Axios un operatore repubblicano impegnato nella pianificazione elettorale.
Se da un lato i repubblicani elogiano la recente attenzione del presidente al tema della criminalità, dall’altro i dati raccolti dai sondaggi interni e dai focus group mostrano che la questione più sentita resta il costo della vita. Un gruppo conservatore vicino alla leadership repubblicana ha distribuito ai parlamentari un’analisi di GrayHouse, società di sondaggi del partito, secondo cui il 25% degli elettori considera l’inflazione il problema più urgente, una quota più che doppia rispetto al secondo tema, la corruzione governativa.
Gli stessi sondaggi evidenziano che molti cittadini percepiscono il GOP come poco concentrato sull’aumento dei costi e temono carenze di farmaci, alimenti e giocattoli. I focus group hanno inoltre rivelato che, pur apprezzando la politica estera di Trump, gli elettori chiedono maggiori sforzi concreti contro l’inflazione. Una tendenza confermata da un sondaggio Economist/YouGov, che colloca i prezzi in cima alle priorità degli elettori, inclusi quelli che hanno sostenuto Trump alle presidenziali del 2024.
Solo il 34% degli elettori approva la gestione dell’inflazione da parte del presidente. Più di due terzi ritiene che la situazione non migliorerà nei prossimi sei mesi. “Il tasso di approvazione del presidente è stato straordinariamente resiliente nella gestione dell’economia, dell’immigrazione e della politica estera”, ha osservato il sondaggista repubblicano Robert Blizzard. “Ma da quando è entrato in carica, continua una traiettoria discendente nella gestione dell’inflazione”.
Blizzard ha sottolineato come questa “stanchezza” offra ai democratici un’occasione per colpire Trump sul terreno economico. Per questo gli strateghi del GOP stanno spingendo i candidati a puntare di più sull’inflazione nella campagna per il 2026.
Tra i più espliciti nel segnalare il rischio c’è il senatore del North Carolina Thom Tillis, che non si ricandiderà. Tillis ha avvertito che i repubblicani hanno pochi mesi per mostrare risultati concreti: “Se non affrontiamo alcune di queste questioni economiche, penso che creerà venti contrari entrando in un ciclo in cui ti aspetti già venti contrari con un’elezione di metà mandato dopo un’elezione presidenziale e il cambio di partito alla Casa Bianca”.
I dati mostrano che, da gennaio, il tasso di inflazione è sceso dal 3% al 2,7%. Un calo, ma ancora sopra l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve. Intanto, i dazi introdotti da Trump iniziano a pesare sui prezzi, con le verdure aumentate del 40% a luglio.
La Federal Reserve dovrebbe annunciare a settembre un taglio dei tassi di interesse, mentre il mercato del lavoro dà segnali di indebolimento. Trump ha esercitato forti pressioni sulla banca centrale perché agisca rapidamente, ma alcuni economisti avvertono che ciò potrebbe complicare la lotta contro l’inflazione. Le aspettative dei consumatori per i prossimi dodici mesi, secondo un sondaggio dell’Università del Michigan, sono in crescita.
Il ruolo di Tillis resta emblematico. Annunciando il suo ritiro a giugno, il senatore ha ricordato di aver votato contro il grande pacchetto fiscale e di spesa di Trump, criticandone i tagli a Medicaid. I candidati repubblicani, tuttavia, presentano quel provvedimento come il principale strumento con cui il partito intende contenere i costi per i consumatori.
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